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Tag Archive for: amori finiti

Poema senza eroi (Postilla ad Anna Achmatova)

0 Comments/ in Senza categoria / by Gian Luca Conti
10/02/2025

Ricordatevi che vivo per l'ultima volta

Non ci sono eroi capaci di sopravvivere alla vita.

Non la vita del carcere, non la vita del gulag, non la vita del dissidio.

Semplicemente quella vita donata da un Dio capace di maledire i propri figli e di perdonarli facendo loro uccidere il suo figlio prediletto.

Non ci sono eroi se non quella donna, fiammeggianti occhi in consumato loden, che si sente chiamare per nome: Tu sei capace di descrivere tutto questo?

Si, risponde, e l’altra, altrettanto soffocata dal freddo, altrettanto sottomessa alla vita, altrettanto pronta ad affondare, sorride.

Questo, il vivere.

Raccontare coloro che si sentono consolati di una memoria.

Senza nessuna speranza o consolazione.

Solo per un sorriso.

Qui non si fa la storia (Genny e Rosy)

0 Comments/ in profstanco / by Gian Luca Conti
09/09/2024

Ci sono uomini che fanno la storia, uomini che vivono mentre si fa la storia e ci sono molti che mentre qualcuno fa la storia si fanno gli affari loro.

Il ministro Sangiuliano (Genny per Maria Rosaria che, forse, per lui, era Rosy ma questo lei ancora non lo ha rivelato) potrebbe appartenere a una di queste categorie – o a un’altra più adeguata a un uomo della sua levatura: marito infedele e amante fedigrago, ministro cui il Presidente del consiglio ha confermato la piena fiducia e ministro piangente più della Madonna di Pompei quando deve lasciare lo scranno, uomo attaccato dalle lobbies del cinema di cui avrebbe danneggiato gli interessi ma capace di una raffica di nomine in extremis che nemmeno Cirino Pomicino.

E’ difficile non provare per quest’uomo la stessa umana pena che ha manifestato colui che di Rosy è stato il legittimo consorte senza serbarne un piacevole ricordo: vive con la moglie un rapporto logorato dalla consuetudine di due persone che sporcano le stesse lenzuola per un periodo prolungato, sparge la voce nei luoghi di lavoro che quel rapporto – in cui sta benissimo pur senza provare quelle eccitazioni che alla sua età dovrebbero far parte del patrimonio clinico dell’urologo e non dei consigli del farmacista – è ridotto a una mera convenienza, corteggia chi manifesta per lui una predilezione da macchinetta per il caffè (sorrido a chi ha la chiavetta perché voglio risparmiare gli spiccioli), è sufficientemente ingenuo da pensare che se una donna di vent’anni più giovane lo segue mostrandogli affettuosa familiarità sia ispirata dagli stessi sentimenti dell’amante dell’aviatore descritta nei romanzi di Liala che leggeva sua nonna.

Ma tutto questo non è interessante quanto la mente di Rosy: nella sua intervista, così diversa dalle lacrime di Genny, fra un’allusione e l’altra, sembra voler apparire una donna che si vendica dell’amante che non ha mantenuto le promesse: mi avevi detto che con tua moglie era finita e che saresti venuto a vivere con me, non lo hai fatto ed io allora racconto tutto alla legittima consorte, sembra voler rivendicare un diritto alla verità che sarebbe stato leso.

Peccato che della donna ingenua e maltrattata dalla scaltrezza della maschile cupidigia Rosy non abbia il phisique du role, esattamente come Genny non somiglia molto a Alain Delon, anche se forse lo ha pensato, sicché la pietra dello scandalo, quella che Di Pietro evocava dicendo che si doveva seguire il denaro, è la carica a titolo gratuito di consigliera per i grandi eventi dapprima promessa e successivamente revocata dal ministro infedele.

Perché è così importante una carica a titolo gratuito?

Questa è la domanda vera e non riguarda solo il ministero per i beni culturali ma l’intero sistema di governo: se nessuno fa niente per niente, e di solito è così, perché se Genny difficilmente poteva pensare che Rosy fosse rimasta colpita dalla profondità tenebrosa del suo sguardo, ancora più difficilmente poteva pensare che facesse qualcosa a titolo gratuito, allora una carica a titolo gratuito è remunerata in un modo diverso da quello che appare sul sito del ministero.

Il consigliere a titolo gratuito, si può immaginare, è la persona cui il ministro affida per un certo periodo di tempo il compito di elaborare la politica del ministero in un determinato settore, in questo caso: i grandi eventi, ovvero il G7 della cultura di Napoli. Una volta che la sua nomina è formalizzata o comunque conosciuta tutti coloro che sono interessati alle decisioni che saranno adottate in quel determinato settore sanno su chi fare leva per vedere valorizzati i propri interessi e se il consigliere a titolo gratuito è persona di mondo, la sua visione dell’interesse pubblico potrebbe essere più vicina a quella che fu di Mazzarino che non a quella che caratterizzava Bismarck.

La cosa interessante dell’Affare Sangiuliano non è il ministro che piange alla televisione perché ha tradito la moglie e nemmeno la fidanzata che rivendica il proprio diritto alla verità, è il materiale di quella che una vera opposizione avrebbe trasformato in una inchiesta parlamentare: quali viaggi ha fatto il ministro con la sua collaboratrice a titolo gratuito? chi hanno incontrato insieme, ovvero a chi il ministro ha presentato la collaboratrice? chi la collaboratrice ha incontrato successivamente? E così via, perché i social di Rosy non erano nati come strumenti di pressione e ricatto ma come strumenti di autopromozione.

Ma ci si preferisce chiedere se Genny ha pagato o no il ristorante a Rosy e, d’altra parte, i consiglieri del principe non sono una invenzione di questo governo.

La poesia di De Andrè

0 Comments/ in profstanco / by Gian Luca Conti
10/03/2024

All’ombra del radiatore si era assopito il cantautore.

La poesia di De Andrè è la poesia di una generazione ed è diversa dal canto di Omero o dalla lirica di Saba.

Quella poesia, in fondo, era immagine alta in cui il cuore del poeta diventava sentire dell’umanità, il soffio collettivo di tutti coloro che non hanno parole per definire il senso dei propri gesti.

La poesia di De Andrè è profonda e intima ma parla della sua vita con tormentata compassione e terribile umorismo.

Sono parole che assolvono chi le scrive e le ha cantate.

Questo, in fondo, insegna De Andrè che se una mano finisce in una chitarra, o in una penna, poco importa, tutto le è permesso.

Perché chi ha parole per dire la sua sofferenza, può soffrire, anche se la sua sofferenza è dolore d’altri.

E, in fondo, niente importa se si sa vedere il dolore della propria illusione.

Importa solo il dolore dei propri giorni perduti.

Schiava Luna

0 Comments/ in profstanco / by Gian Luca Conti
24/09/2022

La Luna ha due facce, ciascuna invisibile all’altra.

Non ha specchi per guardarsi alle spalle.

Lo sa Orlando che ciascuna delle due facce della Luna ha i suoi abitanti.

Lui li ha conosciuti entrambi.

Ci sono gli abitanti della faccia che conosceva, quella che vedono tutti gli abitanti della terra e sulla quale lo ha portato il suo fedele cavallo alato.

Sono intelligenti, sensibili, pazienti. E’ un vero piacere dialogare con loro, anche se sono un po’ algidi.

Poi ci sono gli altri abitanti, quelli della faccia oscura. Sono altrettanto intelligenti, forse più belli, forse più sensuali.

I primi hanno dei celesti, i secondi adorano divinità infernali.

Non si incontrano mai e solo Orlando li ha conosciuti entrambi.

Gli uomini normali possono conoscere i primi ma impazzirebbero se conoscessero anche i secondi e così quelli che hanno conosciuto gli oscuri non possono pensare che esistano anche i celesti.

Così sono alcuni uomini.

Hanno due volti e chi conosce uno di questi non vuole conoscere l’altro.

Gli è insopportabile se conosce il volto celeste essere consapevole di quello oscuro.

Mentre se conosce quello oscuro gli è ancora più insopportabile accompagnarcisi.

Non così Orlando.

Ma lui era un paladino.

Lo stupro della musa

0 Comments/ in profstanco / by Gian Luca Conti
06/06/2022

Ogni volta che legge si sveglia dalla propria autopsia di parole

cicatrici di anatomopatologo

distillate da un bisturi incapace di compassione

circondano l’anima che ricuciono dopo aver rovistato il corpo

Lei sa che quelle parole sono stupro

e smette di leggerle nauseata dal sapore freddo della morte che le è rimasto in bocca

non c’era nessuna innocenza in questo gioco

solo un dolore talmente insopportabile da diventare ossessione

ma questo lei non lo ha mai capito e comunque non ha nessun senso ricordarlo quando gli abbracci sono diventati autopsie,

Non c’era solo Jacula

0 Comments/ in profstanco / by Gian Luca Conti
30/05/2022

Il fumetto per adulti è una forma di letteratura popolare molto interessante.

Le storie non dicono niente: sono definitivamente banali.

I protagonisti non tradiscono mai il loro carattere e il carattere dei protagonisti è solo un prologo per giustificare amplessi disegnati da matite grasse.

Parlano gli albi, i loro colori squillanti che appassivano al Sole delle edicole. Hanno lo stesso odore delle MS di quegli anni, secco, catramoso come la vilpelle dei treni carichi di sudore diretti verso il mare.

Sono tascabili per entrare in un borsello e salire in un’Alfa Sud.

Non esistono più eppure ci sono delle ragazze che ancora ancheggiano come quelle copertine.

Archetipi sopravvissuti agli anni in cui erano l’ispirazione manuale della leva obbligatoria.

Monadi fedeli a se stessi, anche quando fingono di essere diventate signore.

Perché il bello delle signore con il cuore di fumetto è che, prima o poi, viene sempre fuori il fumetto che sono state, un fumetto da nascondere in bagno, e chi ci è inciampato, una volta, due volte, tre volte, lo avverte con sollievo.

Meno male che non è cambiata, meno male che le sue promesse sono rimaste un assegno da cento lire stampato dalla Popolare di Bari, altrimenti c’era da farsi male.

Gli addii, con quelle anziane ragazze, hanno lo stesso imbarazzato sollievo della masturbazione maschile: svuotano un’urgenza feroce  e diventano subito vergogna di ciò che si è fatto perché un uomo non merita il piacere del suo polso.

Merita il piacere di una donna da poter osservare dopo l’amore dicendosi: Lei vale la pena. Lei è stata l’attesa di tutta la mia vita e quello che ho lasciato dentro di lei è, prima di tutto, il desiderio di trovarla accanto a me quando la furia dell’amore evapora illuminando ai piedi del letto le scarpe che aspettano di riprendere il cammino.

Uno sventurato volo pindarico (La verità del Sole)

0 Comments/ in profstanco / by Gian Luca Conti
27/10/2021

Pindaro ha sognato a lungo di volare.

Di staccare i piedi da terra e conoscere il cielo da vicino.

Perché chi ama il volo vuole vedere le stelle, avvicinarsi alla sostanza dei sogni, vivere dove si può toccare il Sole.

Pindaro si era innamorato del Sole, del suo calore, della dolcezza con cui scioglie la brina dopo una notte di Primavera.

Suo padre gli ha regalato la possibilità di avvicinarsi al Sole.

Come un padre che permette ai figli di realizzare i loro sogni.

Il Sole, però, è diverso da come Pindaro lo immaginava. Non scioglie la brina. Non scalda le ossa dopo una notte di mare, pioggia e vento.

E’ calore rovente che brucia le ali e che schianta Pindaro. Lo riporta a terra, ossa spezzate da un sogno.

La verità del Sole è che brucia chi vuole guardarlo negli occhi.

A night in Tunisia

0 Comments/ in profstanco / by Gian Luca Conti
17/10/2021

Quella notte e il delirio ossessivo che l’ha preceduta

Il nulla indossava il berretto a sonagli dei giullari a custodia del multiverso

Libertà (mediocre) smarrita in un recinto di maiali urla, si incazza, sguazza in sangue asciutto di menopausa

Tutte le parole che millantavano uno sguardo capace di vedere spariscono

Trucchi di illusionista, pietà di occhi, commiserazioni e autocommiserazioni che si sciolgono come lacrime su di una lastra di ghiaccio

Non resta più di quello che si vede se si guarda un gabbiano negli occhi.

Come un tramonto orfano

0 Comments/ in profstanco / by Gian Luca Conti
24/09/2021

Il tramonto del Sole ha il sapore del sangue.

Anche senza Wagner o Strauss, è sinestesia.

La Luna muore con più dolcezza.

Perde colore. Come una voce che si allontana. Un ricordo che sbiadisce. Una nostalgia che ignora il rimpianto.

Nessuno merita di morire come questa Luna sporca uccisa dal dolore della pietà.

E dopo la prima morte non ce ne sono altre.

Ci sono solo pagine che ricreano quella ossessione negli anfratti in cui è evaporata, Sole dopo Sole, Luna dopo Luna. Notti e giorno saldati dall’ombra.

Resta il Tramonto. Orfano di Albe.

Point Zero

0 Comments/ in profstanco / by Gian Luca Conti
15/09/2021

Lutto di futuri scomparsi.

Dolore di prefica per i domani racchiusi da una bara.

Frangore di naufragi a venire.

Oscurità di pire che danzano nella notte.

Il passato è la solitudine che resta quando il futuro è scomparso nel suo estremo punto di fuga.

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