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Tag Archive for: amori finiti

Doppio sogno

0 Comments/ in profstanco / by Gian Luca Conti
12/09/2021

Quello che resta non c’è più: una manciata di sogni vomitata dalla verità.

Parole sprecate nella pattumiera del tempo.

Crudeltà, compassione.

Cattiveria raffinata, i suoi occhi.

In cui avresti voluto essere amato, che splendono di altre immagini, altri sogni, altri domini.

Doppio sogno è sudicio suicidio.

Nessuna allegria in questo naufragio.

Solo relitti e desiderio di abisso.

Ushuaia non è a Ibiza

0 Comments/ in profstanco / by Gian Luca Conti
28/08/2021

Ushuaia si trova nella Terra del Fuoco ed è all’imboccatura del canale di Beagle, il passaggio più interno fra l’Atlantico e il Pacifico. Il più esterno è il Drake Passage e il più spettacolare è lo Stretto di Magellano.

Un posto per veri marinai, persone che sfidano se stesse per trovare lo spettacolo di una natura crudelmente incontaminata, di un mare che inonda il ponte di onde forti come incubi e di un vento incessante, un fischio negli orecchi che accompagna per giorni e giorni, anche dopo che si è arrivati in Cile, anche dopo che si è raggiunto il Messico.

Ma Ushuaia è anche un rifugio sicuro. Uno spazio in cui chi osserva Capo Horn può decidere di restare perché per arrivare a Capo Horn ci sono molti ponti da tagliare, molte cose da abbandonare e chi arriva a Capo Horn sa che può tornare solo se lo attraversa, se riesce a mettere la prua su Beagle, Magellano o Drake.

Ushuaia è il tempo in cui si raccolgono le forze prima del balzo, in cui si osserva il meteo, in cui ci si interroga con i vicini di barca e di ormeggio, il luogo in cui, alla fine, si può anche decidere di restare per tutta la vita perché a Ushuaia i venti non hanno un nome diverso dalla loro direzione che è quasi sempre NNW, con una forza superiore a 8, gran lasco su Capo Horn, traverso dove il mare si incrocia e, infine, bolina stretta per risalire. Significa che quando si parte, non si può tornare indietro. Che tornare indietro è faticoso quando andare avanti e, quindi, potrebbe non avere senso.

Questo è Ushuaia, il porto in cui si può decidere di restare per tutta la vita, perché una volta partiti non si può più tornare indietro.

Ma Ushuaia è anche un albergo di lusso a Ibiza, un posto per ricchi, in cui si può spendere più di 8.500Euro per una settimana, un posto da ombrelloni con l’aria condizionata e nel quale si pagano le cameriere per spruzzarle di champagne.

Mi domando se chi va all’Ushuaia di Ibiza sia mai stato nella vera Ushuaia o, semplicemente, sappia della sua esistenza e so che vale anche il reciproco, che chi conosce la vera Ushuaia non sa niente dell’albergo di Ibiza.

Un marinaio di Ushuaia potrebbe andare nell’albergo mentre nessuno in quell’albergo vorrebbe arrivare a Ushuaia o controllerebbe sul suo telefono che ore sono in quel lontano, irraggiungibile porto, per far respirare la propria nostalgia.

So che il marinaio di Ushuaia a Ibiza sarebbe solo come un naufrago vinto dagli incubi che ha ascoltato dalla voce del Capo. Una volta mi sarebbe piaciuto sperare che il turista di Ibiza, invece, era solo una persona che non aveva mai incontrato nessuno capace di raccontargli di Ushuaia, che se lo avesse incontrato, quelle parole lo avrebbero incantato e si sarebbe trasformato.

Ma non è così: ognuno ha il suo naufragio, nessuno è migliore o peggiore e il segreto di ogni naufragio è l’allegria.

Il collare di Bocca di Rosa

0 Comments/ in profstanco / by Gian Luca Conti
23/08/2021

Se io sapessi scrivere canzoni, trasformare in musica i miei pensieri e trovare le parole delle note, avrei voluto scrivere una canzone come Bocca di Rosa.

La mia Bocca di Rosa non sarebbe vissuta in un paesino come Sant’Ilario, non avrebbe fatto l’amore per passione, ma per gioco e noia in una città di provincia, senza il profumo del mare o l’ombra puzzolente dei carrugi.

La mia Bocca di Rosa non lo avrebbe chiamato amore e lo avrebbe coltivato con la perfezione dissoluta della sua passione per il gioco, azzardo di sentimenti, gioia di spalle larghe, compianto di miopi.

Avrebbe stupito per la sua incapacità di affezionarsi e per l’assolutezza dei suoi addii, i suoi baci non avrebbero avuto altro prezzo che la distanza: avrebbe baciato con l’apparenza della passione perché solo così si sarebbe sfamata di inestinguibile solitudine.

Avrebbe indossato un collare la mia Bocca di Rosa perché senza si sarebbe sentita nuda e non avrebbe mai detto di chi era il collare che portava al collo: i segreti sarebbero stati vino per il suo piacere e vetriolo per il cuore dei suoi amanti.

Né l’uno, né l’altro sarebbe stato il suo incedere perché tutte le Bocche di Rosa, alla fine, vanno via e quello che lasciano sono cicatrici che deformano i sentimenti.

Per fortuna, non so scrivere canzoni e dove finiscono le mie dita inizia solo una tastiera che indago con sempre maggiore timidezza.

Risacca

0 Comments/ in profstanco / by Gian Luca Conti
08/07/2021

Scrosci di risate, pianti e orgasmi su di una risacca di incubi.

L’amore è una risacca. Ogni onda trova la sua forza nella sabbia. Ogni onda cerca di arrivare alle montagne e le manca. Inesorabilmente. Ogni onda segue l’onda che l’ha preceduta. Torna indietro e in avanti. Ha il cuore di Sisifo dentro ogni sua cellula.

L’amore è una risacca. Non si vuole arrendere. Vuole tornare dove le montagne erano più vicine. Meno distanti. Ma, di nuovo, è vinto. Sisifo è ancora sconfitto. Risale dove precipiterà e precipita laddove risale.

L’amore ha il sapore di sale della risacca, quando torna verso il profondo immoto della solitudine marina e quando ambisce al cielo delle montagne.

Lo stesso sapore di sale delle lacrime.

 

 

Il ritorno di Ulisse in Patria (alternative take)

0 Comments/ in profstanco / by Gian Luca Conti
28/06/2021

Ulisse quando esce dalla caverna di Circe prende fiato
Respira profondamente il marinaio bugiardo perché il mare ha l’odore di un telaio lontano
Ulisse sa che Circe potrebbe chiamarlo indietro
Che basta una sola sua parola a fargli dimenticare per sempre il rumore della spola
Ma Circe tace
Tace su un talamo che non le appartiene e non le è mai appartenuto
Si lava selvaggiamente dello sporco che sente dentro di sè
Di quell’ano tante volte dilatato ma mai così violentato come da un ritorno a casa
Circe sa che Ulisse si allontana e lo lascia andare
Non vuole più essere violentata,
Non così,
Vuole tornare a essere chi desidera
Una regina capace di generare oblio
e una donna capace di annientare la memoria scompare con la resurrezione dei ricordi.

Il ritorno di Ulisse in patria

0 Comments/ in profstanco / by Gian Luca Conti
28/06/2021

Ulisse viaggia un mare che non esiste più, il mare di tutto ciò che ha vissuto da quando ha lasciato Itaca iniziando un viaggio verso l’inferno, l’inferno di una figlia d’altri chiesta come sacrificio per una dea falsa, l’inferno di una guerra nella sabbia tempestosa dei Dardanelli, l’inferno di un ritorno in Patria che non finiva mai, di una nostalgia affamata di emozioni.

Ulisse viaggia per tornare a casa perché una guerra non si dimentica facilmente, è compressione dell’anima, abitudine all’odio, al sapore di sangue su denti che vedono le vittime colpevoli d’ispirare la pietà della morte.

Ha vissuto il desiderio di tornare a casa come il solcometro di un sogno e la certezza che sarebbe svanito.

Ulisse che torna in Patria non è l’orgia delle frecce che uccidono come pioggia di fuochi e meteoriti. E’ il piacere di trovare un figlio, capire che questo figlio non sarebbe diventato re senza la tempesta di dardi scatenata dalla rabbia del padre. E’ anche il bisogno di tornare per mare perché un figlio di re diventa re quando il padre muore e la morte perfetta è quella di chi parte per oltrepassare le colonne di Ercole. Non per tornare da Circe o cercare il tempio di Ifigenia. Ma per dimenticare ogni nostalgia.

La nostalgia di Circe che ha ucciso Penelope e la nostalgia di Penelope che ha ucciso Circe.

 

L’unicità dell’amore

0 Comments/ in profstanco / by Gian Luca Conti
18/03/2021

Una buona madre si vede guardando la sua casa il giorno del suo compleanno
È un figlio che la sa trovare nel giardino di cui ogni fiore è sbocciato nel calore delle sue dita, è quei piedi bagnati di rugiada che cercano le sue labbra per adagiare un bacio bambino, il più bello dei baci
È il fuoco che si accende con l’intelligenza del legno e non l’astuzia della tecnica, che profuma la casa scacciando il freddo con il profumo dell’ulivo, della ginestra e dei rovi
È un animale che sa trovare la pace delle sue carezze e che non vuole disturbare il suo sonno per un capriccio domestico
È l’ordine e la pulizia di ogni stanza perché ogni stanza è il suo cuore che accoglie le persone che ama
Tutto questo risuona di un amore capace di far sentire tutto amato
E la buona madre nel giorno del suo compleanno raccoglie il frutto dell’amore che ha disseminato
Lasciandosi osservare, da lontano, da chi l’ha amata senza essere per lei casa, marito o amante.

L’Arno in tempesta

0 Comments/ in profstanco / by Gian Luca Conti
25/01/2021

Oggi, semplicemente, l’Arno è in tempesta

Una tempesta di fiume basta ad annegare

Non è necessario un oceano

Basta una tempesta di fiume

Poche cose bastano ad uccidere

Perché la morte è sempre lo stesso silenzio.

La velata

0 Comments/ in profstanco / by Gian Luca Conti
24/01/2021

La velata è una donna sposata

Questo significa quel velo: che nessun uomo la può toccare o desiderare

Il simbolo di un comandamento: Non desiderare la donna d’altri, non desiderare la donna che indossa il velo

La donna è un velo che cade solo per un uomo, l’uomo cui lei ha deciso di appartenere, l’uomo che ha deciso di guadagnarsi quella fedeltà

Il velo non è un ornamento, è il parochet, la tenda che nel tempio nasconde l’arca dell’alleanza

La velata di questo sogno ha strappato il suo velo

Si è liberata dall’alleanza

Ha calpestato ogni vincolo

Ha deciso di camminare libera verso ciò che, semplicemente, la fa sentire viva

Di lasciarsi toccare, desiderare, persino stuprare, da qualsiasi uomo la desideri

Di diventare Venere

A un solo patto: nessuno le imporrà più il suo velo

E allora lei sarà tutto ciò che si può desiderare

A un solo patto: nessuno può pensare di possederla, nessuno tranne forse quel pittore che ne è riuscito a cogliere l’enigmatica essenza

Perché questo racconta il quadro di Raffaello: lei porta il velo e ne è felice perché il suo uomo ha saputo cogliere ogni segreto della sua anima nelle pieghe del dipinto

Ma la velata di questo sogno ha rinunciato a lasciar dipingere la sua anima, troppe volte è stata dipinta senza comprensione, troppe volte è stata raccontata in grottesche d’arte degenerata, si è stancata, ha squarciato il velo che la imprigionava in un’arca e ha ricominciato a danzare, lontana dai dipinti che amandola la tradivano.

Ragni e zecche

0 Comments/ in profstanco / by Gian Luca Conti
08/12/2020

Ancora abbastanza attraente da provare gusto a umiliarti

Senziente

Pensante

Un incrocio fra ragno e zecca chi ti ha aiutata a essere prigioniera di te stessa

Ti osservo adorando la tua morte

Pensando che, senza ragni e zecche, avresti potuto essere una regina

Cui prostrarsi quotidianamente

Monoliti ideologici ci hanno portati dove siamo.

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