20/11/2016
Nel dibattito referendario, la questione del superamento del bicameralismo paritario in rapporto al contenimento dei costi della politica è dibattuta con una approssimazione che merita di essere oggetto di qualche piccolo chiarimento.
Il costo del Senato si ricava dal rendiconto delle entrate e delle spese del Senato nel 2015 adottato dal Consiglio di Presidenza il 19 luglio 2016 (XVII Legislatura, Doc. VIII, n. 7).
Le spese del Senato sono state nel 2015, a consuntivo, Euro 512.786.632,03 , ovvero 513 milioni di Euro. Di cui:
|
|
|
|
Spesa corrente obbligatoria
|
|
|
|
Spesa di funzionamento in senso stretto
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
L’abolizione del Senato determinerebbe sicuramente la soppressione delle spese di funzionamento in senso stretto e delle spese in conto capitale, che secondo la relazione dei Questori sono tutte le spese sostenute per l’erogazione dei servizi e forniture di supporto al funzionamento del Senato, quali le prestazioni professionali per l’Amministrazione, il costo del personale che fornisce servizi in Senato, le spese per l’attivita` delle Commissioni, i costi per i servizi informatici, di comunicazione, assicurativi, di ristorazione, di trasporto, di locazione, delle pulizie, ecc. (spese di funzionamento in senso stretto) e le spese per l’acquisto di beni mobili inventariati, delle spese di manutenzione straordinaria, nonche ́ di quelle di acquisto e conservazione del patrimonio della Biblioteca e dell’Archivio storico (spese in conto capitale).
Non avrebbe invece un impatto apparentemente significativo sulla spesa corrente obbligatoria, che si compone dei costi per i Senatori, ex-Senatori, personale di ruolo, personale in quiescenza, personale estraneo all’Amministrazione nonché di tutti gli oneri collegati quali quelli fiscali e previdenziali.
Non è così. La tabella 5 predisposta dai Questori indica il contenuto della spesa corrente obbligatoria e il suo andamento fra il 2013 e il 2015:
Tabella 5 – Quadro riepilogativo finale della spesa obbligatoria
Spesa corrente obbligatoria Riepilogo per aggregati funzionali
|
|
|
|
Risparmi da versare al Bilancio dello Stato
|
|
|
|
Senatori e Gruppi parlamentari
|
|
|
|
|
|
|
|
Personale addetto alle segreterie istituzionali
|
|
|
|
Personale dipendente in servizio
|
|
|
|
|
|
|
|
Oneri previdenziali e fiscali a carico dell’Amministra- zione
|
|
|
|
|
|
|
|
Le spese inevitabili di questa tabella anche nel caso di soppressione del Senato sono quelle a carattere previdenziale (Euro78.686.611,63 per gli ex senatori e Euro138.153.607,71 per il personale in quiescenza), ovvero circa 216MlnEuro, che però sono destinati a ridursi progressivamente per effetto della inevitabile letalità che caratterizza anche gli ex senatori e i loro dipendenti in quiescenza.
Per il resto, le spese per i senatori (Euro98.637.961,96), il personale delle loro segreterie (Euro10.048.631,41), i risparmi da versare allo Stato (Euro16.949.968,11) sono destinate a cessare: ai senatori non sarà versata alcuna indennità, il personale delle loro segreterie viene naturalmente a cessare, i risparmi da versare allo Stato sono una conseguenza del fatto che il bilancio del Senato è alimentato tramite un fondo di dotazione che ovviamente sarebbe soppresso.
L’ultima questione riguarda il personale (Euro102.445.428,04, per gli stipendi; Euro26.278.705,36, per gli oneri fiscali e previdenziali a carico dell’Amministrazione). Il personale è destinato a confluire nei ruoli dell’altra Camera sicché non vi sarebbe alcun risparmio per questa voce.
E’ vero solo se non si tiene conto che si tratta di personale di altissimo livello che potrebbe essere incentivato a migrare in altre amministrazioni che potrebbero ricevere un vantaggio davvero straordinario dalla loro professionalità.
Sulla base di queste considerazioni si può dire che l’obiettivo del contenimento dei costi è piuttosto centrato. Vengono meno 167MlnEuro di poste comprese fra gli stipendi dei Senatori e quelli del personale delle loro segreterie, più le spese di funzionamento in senso stretto. A questi si deve aggiungere che il costo previdenziale del Senato è di circa 217MlnEuro, su cui non si può fare nulla, se non implorare la previdenza di fare il suo corso, e che sottratti dal costo complessivo del Senato le spese risparmiate e le spese previdenziali restano solo le spese per il personale attualmente in servizio (circa 128MlnEuro) su cui valgono le considerazioni che si sono espresse.
Tradotto in percentuale, il superamento del bicameralismo paritario determina un risparmio del 33% e al netto delle spese previdenziali del 57%, che comunque non è poco.