Riprende (Tempo e tempi)
Ricomincia a scorrere.
Lento di ticchettante monotonia.
Dopo essere stato, per trenta lunghi giorni, il sentiero del sole nella scia di una vela.
Ricomincia a scorrere.
Lento di ticchettante monotonia.
Dopo essere stato, per trenta lunghi giorni, il sentiero del sole nella scia di una vela.
Quello che vorrei essere.
E' un pianto mite e soffocato.
Un pianto appena percepito in una pausa del nulla che una volta si poteva chiamare l'altro capo del filo.
Una voglia di piangere che è senso di verità.
Non compassione, verità.
Per un bambino annegato in una spiaggia che amo.
Per gli occhi che lo hanno cercato.
Per le bracciate inutili.
Per quel babbo che conosco e quella mamma che conosco anche meglio.
Per quella vacanza che era la prima in cui non erano più insieme.
Questo pianto soffocato vorrei essere, ma non sono io.
Che il mio pianto quando è esistito non è mai riuscito a non pensare di essere inutile.
Come la parola che indica un genitore i cui figli sono morti.
Non esiste.
Nemmeno il vocabolario riesce a contenere questo dolore.
A non sentirlo come il più innaturale.
Il più impossibile.
Il più inutile da piangere negli altri.
Ma soprattutto l'unico che non deve essere detto.
Perché le lacune nel vocabolario servono a questo.
A suggerire le cose che non si devono dire.
Mai.
25 anni.
Segretaria del Partito democratico di San Miniato.
Gira un porno amatoriale con mascherina per tirare su qualche soldo.
Viene riconosciuta grazie a Facebook.
Si dimette.
Commenti disparati.
Il Partito democratico, ufficialmente, ne commisera laicamente l'operato, con cattolicissima ipocrisia.
E' libera di fare quel che vuole con il suo corpo, ma non vorremmo che avesse a pentirsi delle proprie scelte.
Come dire Tolerantia lupanarum non abstergit meretricibus turpitudinem.
Ma il vero problema è un altro: può fare causa a Facebook per aver consentito ai suoi programmi di oltrepassare l'anonimato della mascherina?
Sarebbe giusto.
E soprattutto, dove si trova il film?
Un colpo di sonno l'ha rapita all'affetto dei propri cari.
Dopo otto anni di vita e 250.000 km di onorato servizio.
Il lamento è quasi inconsolabile.
Bimba Piccola non riconoscerà più le impronte delle proprie scarpe sul sedile del guidatore e a Bimba Impertinente mancherà sempre la chiazza di Gomito sul tettuccio.
La cosa più terribile è la ricerca di un'adeguata sostituzione.
Non sono le macchine che imbarazzano.
Sono i gadget tecnologici.
Su quelli, è quasi impossibile scegliere e, soprattutto, non si può transigere.
Interconnessione avanzata per blackberry: posta, calendario e contatti sullo schermo del navigatore.
Active cruise control: la macchina è dotata di un radar che segue esattamente la vettura che la precede, frenando ed accellerando, ma anche curvando.
Cinture con "pretensionatori pirotecnici" (letteralmente): le cinture di sicurezza hanno un piccolo fuoco di artificio che, in caso di incidente, scoppia, allentando la pressione e festeggiando il capodanno cinese.
Survival Night Vision: riconosce gli esseri viventi dal calore corporeo e, di notte, ne proietta la sagoma sul parabrezza.
Questo, soprattutto, è fantastico.
Ma mica per scansare i pedoni.
Per essere sicuri di centrarli.
La buona notizia di oggi è che il Manifesto compie 40 anni.
40 anni di buone azioni.
Nel frattempo, il clima politico si fa incandescente.
Bossi cerca pretesti per avviare Berlusconi allo smaltimento.
I frequentatori del sottobosco parlamentare avvisano che dietro Bossi c'è Tremonti e che dietro a Tremonti vi è una minoranza sempre più forte nel temere gli esiti della lunga notte berlusconiana, una minoranza che sente il bisogno di andare oltre l'agonia politica del premier.
Tutto questo è fisiologico.
Banali lotte di potere, democraticamente salutari.
Fa invece paura il coinvolgimento nella competizione politica del testo di legge sul fine vita.
E' un testo pericoloso, che sostiene: "l'alimentazione e l’idratazione, nelle diverse forme in cui la scienza
e la tecnica possono fornirle al paziente, sono forme di sostegno vitale e fisiologicamente finalizzate ad alleviare le sofferenze fino alla fine della vita. Esse non possono formare oggetto di dichiarazione anticipata di trattamento".
Come dire, alla fine della vita, in ogni caso, un malato che non ha più speranze non può rinunciare alla alimentazione ed alla idratazione forzata.
La repubblica si arroga il diritto di stabilire il confine fra vita e morte, di scegliere quale sia il giusto modo di morire.
Una scelta etica.
Una repubblica etica obbliga i suoi cittadini a una visione della vita basata sui propri valori.
Difficile immaginare qualcosa di più incostituzionale.
Qualcosa di più lontano dal nucleo assiologico degli artt. 2 e 13, che il testo della proposta di legge oggi in discussione afferma di perseguire.
Difficile immaginare qualcosa di meno adatto a costituire il terreno di una battaglia per il potere politico.
Difficile da immaginare, ma prassi feroce di questa repubblica terminale nella quale le Idi di maggio ci costringono a vivere.
Cammina per il quartiere.
Solo.
Il figlio grullo davanti.
Di qualche passo.
Grullo come un quarantenne grullo e vestito da bambino.
Il grullo sorride.
A tutti.
E' carino il grullo.
Lui, no.
Lui ha un cipiglio brutto.
Indossa una ghigna di inverni freddi e carbone.
Camminano così.
Per la spesa.
Poche e povere cose.
Per andare a messa.
Per uscire di casa, semplicemente.
Ma il vecchio si anima.
Inizia a prendere colore.
Sono morti due suoi amici.
I cartolai.
Sono morti di dolore quando è morto il loro unico e adorato figlio.
Di omosessualità.
Di una malattia vergognosa per un modo di amare diverso.
Ed il vecchio, con la sua aria sola e laida, si è rianimato.
Entra nei bar adesso.
Con la sua storia.
=> Sono morti … E' terribile … Uno di seguito all'altro … Sono morti di dolore … Il figlio … Che disgrazia
Ripete.
Con allegro cordoglio.
Gli viene risposto che il primo è morto di tumore e la seconda di infarto.
Ma non gli interessa.
Ripete che i dispiaceri fanno venire il cancro.
E' contento.
Contento di orgoglio paterno.
Suo figlio non lo farà mai stare male così ed ha bisogno di dirlo.
Come ha bisogno di dire che eppure avevano tutto perché andavano anche in crociera.
Il tremendo della vecchiaia è la giovinezza.
Nei giorni del Bunga bunga, c'è una storia assai più terribile che affatica i giornali.
Cronaca.
Tristissima cronaca di un padre che non riesce a sopravvivere al fallimento del suo matrimonio ed uccide le figlie prima di andare incontro alla stessa fine.
Follia.
Follia per coloro che guardano i sorrisi delle bambine oscenamente ostentati dai giornali e dalle televisioni.
Vero.
Ma è la stessa follia di Dio, che non ha chiesto nulla di diverso ad Abramo.
Si può fare a meno di tutto, ma non dei propri figli e se si decide di ucciderli vuol dire che davvero non si tornerà più indietro.
Che ogni via di uscita è tagliata.
Se è follia, è una follia che muove a pietà.
La stessa pitturata da Caravaggio nel dialogo fra le grinze del vecchio ed il terrore efebico del fanciullo.
Dio si rammenterà di Abramo incontrando la disperazione di questo padre?
Vorrei crederlo.
Babbo, tu quando muori vai in cielo?
Solita domanda, solita risposta: Forse no.
Ma se vai in cielo, va in cielo anche il tuo orologio?
No, se vado in cielo, il mio orologio ed il mio corpo restano qui e tu puoi prendere il mio orologio …
Ma io voglio venire con te …
Provvidenziale intervento di Bimba Piccola:
=> Anch'io
Penso si riferisse all'orologio.
Un bell'uomo.
Un uomo che si vede essere stato un bell'uomo.
Quella bellezza che sa di piacere alle donne.
Sempre molto curato.
Sempre molto attento.
Un bel savoir faire.
Quel modo di fare che sa essere affascinante senza parere.
Quel modo di sudare che uno non sembra sudato neppure se è fradicio.
E' ingrassato di un adipe grigio di chemioterapia e suda mostrando il sudore.
Asciugandosi il viso con un fazzoletto.
Con vezzo senza fascino.
E' seduto in una riunione delicata.
In una riunione dove un tempo sarebbe stato il convitato più importante ed adesso è l'ospite di quello che era.
La riunione va avanti ed i suoi interventi sono stanchi.
Fuori luogo.
Accolti con l'imbarazzo di chi non si sofferma a rispondere per non essere costretto a commentarli.
Ha una poesia spiegazzata in mano.
Quello che il cancro non può fare, si intitola.
Una cosa del genere:
Il cancro non è onnipotente
Non può distruggere l'amore
Non può impedire di sperare
Non può togliere la fede
Non può divorare la pace
Non può eliminare la fiducia negli altri
Non può distruggere l'amicizia
La memoria ed i ricordi
Non può azzerare il coraggio
O invaderti l'anima
Non ha nessun potere sulla vita eterna
O sull'anima
O sul potere della resurrezione
La legge con indifferenza.
Come una cosa d'altri.
Alla fine della riunione, asciugandosi la fronte, la appallottola e la getta via.
Ti guarda perché sa che lo conosci e che hai fatto finta di non sapere cosa stava leggendo.
Ti guarda negli occhi, glauchi i suoi, glauchi di lacrime e di pioggia, forse solo di sudore.
Ti fissa e dice:
–> Non è vero nulla … Il cancro può fare tutte queste cose … Ed è terribile scrivere che non può farlo
Poi sorride e aggiunge, con il fascino di un tempo:
–> Soprattutto se chi scrive pensa di essere di un poeta dai versi che toccano il cuore
Consueto question time sulla morte:
–> Babbo, quando uno muore diventa un angelo?
Silenzio
–> se uno è stato buono diventa un angelo?
Silenzio
–> tu quando muori diventi un angelo?
Silenzio
–> Forse no…
Doppio silenzio.