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Bibi (Un necrologio)

2 Comments/ in Senza categoria / by Gian Luca Conti
06/05/2009

necrologio-renata-petrucci-300x290E’ morto.
Il 2 maggio 2009.
Non poteva guarire.
Lo sapeva benissimo.
Con paura e pudore.
Pochi necrologi sul giornale.
Non era una persona da necrologi.
E’ vissuto di pane e traversini.
Su una banchina.
Marinaio di banchina, anche se aveva girato il mondo dormendo a prua dell’albero, come tutti i marinai.
Schiaffi di mare tatuati sul viso.
Rideva e sapeva ridere.
Di poco.
Di un fiorentino che saliva in testa d’albero e vomitava il suo mal di mare sulla tuga e sull’armatore: Gatto.
Dei tatuaggi di un livornese: Ti se’ fatto scrivere che sembri la locandina der Tirreno.
Non c’è più adesso.
Piace immaginarlo nel paradiso dei bambini.
Di quei bambini che lo amavano perché li sapeva guardare negli occhi. Lui che non ne aveva avuti perché non erano arrivati quasi che le cicogne non si fermassero in mare.
Di quegli adulti che avevano imparato ad amarlo perché li sapeva guardare negli occhi ritrovandoli bambini.
Piace immaginarlo davanti a un Dio che ride delle sue storie e lo guarda allontanarsi.
La camicia da notte aperta dietro e senza mutande.
Così, in ospedale, gli ultimi suoi giorni.
E forse lo faceva per avere qualcosa di cui ridere con Dio qualche ora più tardi.

Piange

8 Comments/ in Senza categoria / by Gian Luca Conti
23/02/2009

PiangeAula di tribunale.
Fredda di crocefissi.
Avvocati che scivolano agguantati alla sicurezza delle loro cravatte di falsa seta.
Seduto come in ginocchio l’imputato.
I secondini lo stringono in un muro di silenzio: Voi che capite, mi spiegate cosa succede?
Un giudice legge muti articoli di legge: Voi che capite?
La donna vuota nel vuoto della porta.
Avvinghiata all’usciere: Lei che capisce?
Piange.
Piange senza trattenersi.
Piange inciampando nei singhiozzi: Pago io le spese di custodia cautelare … Fruga in un portafoglio di povertà e miseria, di spiccioli e pane, per far vedere che può farlo.
La messa finisce, come un rosario alle sei del mattino.
Le cravatte si fermano, senza smettere i sorrisi di falsa seta.
Un giudice legge la muta condanna: Voi che capite? Lei che capisce?
In piedi come in ginocchio, lui viene portato via.
Nei singhiozzi di lei.
Nella danza delle toghe che si scambiano di posto.
Con sicura indifferenza.
Solo una sigaretta, chiede lui.
Solo una sigaretta.
E sparisce nelle spinte di un corridoio.
Rincorso da un pianto accartocciato come un pacchetto di MS.
Ai margini.

P.s.
L’immagine è di http://digilander.libero.it/kapibeatrix/suz.jpg

Un post da padre

15 Comments/ in Senza categoria / by Gian Luca Conti
10/02/2009

cimiteroLa signora Englaro è morta.
La sua morte è un fatto privato.
Riguarda il dolore della sua famiglia.
Non riguarda nessun altro: senatori, giornalisti, anchormen e neppure chi scrive.
Eppure c’è una cosa da dire – sottovoce – a proposito di questa morte.
Si è scritto che nessuno ha il diritto di stabilire il confine fra la vita e la morte.
Da padre, non riesco ad essere d’accordo.
Da padre, so di avere desiderato le mie figlie più di ogni altra cosa.
So di averle generate consapevolmente.
Di avere pensato a lungo prima di contribuire a metterle al mondo.
Rivendico il diritto di considerarle morte se il loro sorriso si trasferisse in un corpo piagato.
Se nel loro volto non riuscissi più a trovare quella luce che anche stamani ha accompagnato il mio risveglio.
Rivendico il diritto di accompagnarle in questo viaggio.
Di tenere la loro mano mentre oltrepassano la più terribile delle soglie.
Esattamente come le ho guardate nascere.
E questo se fossi in altre e assai più scomode scarpe sarebbe il mio unico vero rimpianto.

Un post da costituzionalista

15 Comments/ in Senza categoria / by Gian Luca Conti
09/02/2009

NapolitanoAvrei dovuto scrivere un post da costituzionalista.
Lo avrei dovuto scrivere venerdì.
Avrei dovuto censurare l’uso del potere di messaggio di Napolitano.
Avrei dovuto scrivere che il Capo dello Stato non può interferire con le attribuzioni del Consiglio dei Ministri, intervenendo su un affare al suo ordine del giorno prima che lo stesso gli sia sottoposto alla firma.
Avrei anche dovuto scrivere che una interferenza di questo genere, che costituisce una grave alterazione del sistema di equilibri previsto dalla nostra Costituzione filosovietica, mi pare davvero poca cosa rispetto alla interferenza della politica con la vicenda Englaro.
Che l’attentato alla Costituzione del Presidente della Repubblica, mi sembra molto meno grave di una legge o di un atto avente forza di legge che pongono nel nulla il risultato di anni di battaglie giudiziarie e violano il diritto di difesa e l’eguaglianza dinanzi alla legge: un cittadino che si è rivolto allo Stato per ottenere un qualcosa che le leggi dello Stato gli consentono di ottenere non può sentirsi negare quel qualcosa dopo averlo ottenuto per mezzo di una legge ad personam.
Sabato avrei dovuto scrivere che la nostra Costituzione è filosovietica soprattutto all’art. 7, in punto di rapporti fra Stato e Chiesa, perché senza Togliatti, ed il nulla osta di Stalin, De Gasperi non avrebbe mai ottenuto il rilievo costituzionale dei patti lateranensi e la condizione di speciale autonomia della Chiesa cattolica.
Domenica avrei potuto ricordare la Mystery Clause (Joint Court Opinion of Justices O’ Connor, Kennedy and Souter in Planned Parenthood Vs Casey 505 U.S. 833 – 1992 at 851): At the heart of liberty is the right to define one’s own concept of existence, of meaning, of the universe, and of the mystery of human life. Beliefs about these matters could not define the attributes of personhood were they formed under compulsion of the State, cercando di argomentare che uno Stato che legifera sul limite fra la vita e la morte è uno Stato totalitario, esattamente nella stessa maniera in cui lo è uno Stato nel quale la sodomia in luoghi privati è punita con il carcere.
Oggi potrei scrivere, e scrivo, che il Capo dello Stato può rinviare le leggi che gli vengono sottoposte per la promulgazione e che se le Camere abusano del potere che hanno di fissare un termine entro il quale la legge deve essere promulgata (art. 73, secondo comma), impedendo al Presidente della Repubblica di formulare un giudizio meditato sulla deliberazione legislativa, il Capo dello Stato può proporre ricorso per conflitto di attribuzioni alla Corte costituzionale.
Oggi potrei scrivere, e scrivo, che con il potere di fissare i tempi della entrata in vigore della leggi dilatando la promulgazione e usando tutti i trenta giorni di cui all’art. 73, primo comma, Cost., anche al di là di quanto le Camere potrebbero consentirgli, ai sensi del secondo comma dell’art. 73, il Capo dello Stato userebbe degli stessi poteri di clemenza che ha in materia di grazia.
Perché, in fondo, decidere della vita e della morte di una persona è una questione che, come la Corte costituzionale ha riconosciuto nella sentenza 18 maggio 2006, n. 200, non può appartenere all’indirizzo politico di maggioranza.
E’ Napolitano che con un uso costituzionalmente disinvolto del procedimento di promulgazione può consentire alla natura di fare il suo corso e, soprattutto, a un padre di chiudere gli occhi serenamente ad una figlia che ha il sacrosanto diritto di considerare morta.

De Andrè ha rotto i coglioni

20 Comments/ in Senza categoria / by Gian Luca Conti
12/01/2009

DeAndrèPovero De Andrè.
Passa le sue giornate a essere citato, ricordato, in una ammuina di parole che sembrano paolotti.
Uno guarda il nodo della cravatta di Fazio e pensa a De Andrè che canta, la bottiglia di whisky appoggiata accanto alla sedia, le MS blu che si consumano una di seguito all’altra, la voce che dice Vorrei essere altrove ma mi tocca cantare, perché so farlo e loro lo sanno.
Uno guarda la Dori Ghezzi e pensa al digraziato che ha passato venticinque anni a cantare Amico fragile beccandosi Un corpo e un’anima.
Fa un po’ rabbia, pena, schifo e malinconia questo girare di avvoltoi su De Andrè: le sue parole cantate da Pilù, la Pivano in carrozzella, i suoi libri aperti come signorine su una rivista per soli uomini.
Eppure fa pensare.
Ognuno consegna il proprio ricordo alla pietà degli altri.
Nessuno può decidere il destino della propria memoria.
E se finisce con un flauto spezzato, tanti ricordi e nemmeno un rimpianto, finisce anche che non te ne frega nulla dello speciale di Che tempo che fa a dieci anni dalla tua morte.

Il Cocchi (Canto di Natale al circolo nautico)

2 Comments/ in Senza categoria / by Gian Luca Conti
26/12/2008

HomelessIl Cocchi non c’entra nulla con questa fotografia.
Non c’entra davvero nulla.
Il Cocchi è un impiegato delle poste.
Un rompiscatole che ha passato la vita alle poste.
Appassionato di vela e di regate, si veste come se Tronchetti Provera fosse nato a Livorno e ha il senso dell’umorismo di una raccomandata con ricevuta di ritorno.
Il Cocchi fa parte dell’arredamento del circolo nautico.
Ci vive dentro.
Conosce tutti e brontola tutti: Deh, ma i_parabordi li devi tené sudici pe’ forza? ‘Un vedi che allezzi la fiancata di quello accanto?
Soprattutto, ha sempre litigato con il gestore del ristorante. Ci va a fare la pipi. La vista non è più quella di una volta, la presa nemmeno e, inevitabilmente, affresca la stanza con le sue minzioni:

Cocchi, ‘un ti ci voglio a piscià qui dentro_Falla a casa
–> Bimbo, io piscio qui da quando ‘unn_era ancora nato ir pisello che ha gonfiato quer tegame di tò mà_Sta a vedé che mi fai smette’ te
Il Cocchi si è ammalato.
Si è ammalato gravemente.
Ha cominciato a entrare e uscire dall’ospedale.
L’hanno aperto e chiuso tre volte.
Ogni volta speravano di poter fare qualcosa e non hanno fatto nulla.
Appena esce torna al circolo nautico.
Si butta su una seggiola davanti al molo e cerca qualcuno per leticare.
Era lì, la vigilia di Natale, un grappolo di sole sulla faccia.
–> Quest’anno ‘un ci vò dalla mi’ figliola pe’ Natale. Mi vergogno. ‘Un_mi_riesce più di piscià ner vaso. Qui, almeno, quando la fo fòri mi diverto a letica’


Dignitas (Eutanasie svizzere)

5 Comments/ in Senza categoria / by Gian Luca Conti
20/10/2008

RugbyLa storia di Daniel James è di una tristezza lancinante.
Daniel James giocava a rugby nel Loughborough.
Giocava in mischia.
Esattamente al centro della mischia, perché era un tallonatore.
Durante un allenamento, la mischia è collassata su di lui, che è rimasto schiacciato sotto il peso degli altri avanti.
Il collo si è spezzato.
Per molti mesi, ha cercato di recuperare il recuperabile.
Ha iniziato a muovere leggermente le dita.
Con un dolore quasi insopportabile.
Non riusciva a trattenere i bisogni più elementari.
Non poteva mangiare da solo.
Parlava con difficoltà.
Ha cominciato a sentire come insopportabile una vita di questo genere.
Ha provato ad uccidersi.
Una volta, due volte, tre volte.
Senza mai riuscirci.
Le sue condizioni gli impedivano di uccidersi.
Ha chiesto ai genitori di aiutarlo.
Lo hanno aiuitato accompagnandolo in una clinica svizzera, dove è consentito praticare l’eutanasia e dove è morto.
Un funzionario dei servizi sociali ha ritenuto di riferire tutto questo alla polizia, che ha interrogato i genitori e passato la pratica al Public Prosecutor, che deciderà se vi è o non vi è materia per un processo.
I genitori hanno ammesso di avere aiutato il figlio a morire.
Con serenità.
Hanno chiesto solo silenzio.
Erano dispiaciuti del fatto che i loro figli più piccoli avessero appreso dai giornali che il fratello li aveva salutati sapendo che sarebbe morto.
Che li aveva salutati dopo avere deciso di morire.
La giurisprudenza inglese non condanna chi aiuta a morire un familiare.
Potrebbe farlo, ma pragmaticamente si trincera dietro un lack of evidence (non vi sono sufficenti elementi probatori per andare avanti verso una sentenza di condanna ragionevolmente certa) o una assenza di public interest (non vi sono ragioni per concentrarsi su un fatto come questo invece che su altri molto più pericolosi).
E’ un atteggiamento pragmatico ed ipocrita.
Si può chiedere ad un ragazzo che è abituato a combattere nel mezzo di una mischia di vivere dentro una prigione per il resto della sua vita?
Gli si può davvero chiedere di rinunciare a esercitare il suo diritto al suicidio solo perché è paralizzato?
Siamo lontani da Eluana Anglaro.
Daniel James era perfettamente cosciente e consapevole.
Ma non poteva eseguire i suoi pensieri.
Se avesse potuto, non avrebbe chiesto di morire.
In fondo, è l’unico diritto che non può essere sottratto neppure a un ergastolano o a un condannato a morte.
Ed il pianto dei suoi genitori merita di essere compreso e rispettato.

P.s.
L’immagine è stata copiata da: http://www.guinnesspremiership.com/254_9477.php
Su Mark James: http://www.timesonline.co.uk/tol/comment/columnists/libby_purves/article4974332.ece

E’ vietato oltrepassare la linea gialla

3 Comments/ in Senza categoria / by Gian Luca Conti
01/10/2008

Livorno, stazione centrale, tramonto.


Luce di raffineria.


Opaca.


Bagnata di neon.


Tizio.


Shearling sporco di asfalto e degli odori della notte.


Di infinite notti.


Attraversa la linea gialla.


Scende sul binario.


Dove vai?


Non ci vedo….


Ci sono i binari!!!


Non ci vedo….


Finalmente casca.


In mezzo ai binari.


Davanti ai miei piedi.


Non posso non raccoglierlo.


Non provare pieta’ per quegli occhi accesi altrove.


Oltre a un desiderio cocente di lavarmi le mani.

Eutanasia

12 Comments/ in Senza categoria / by Gian Luca Conti
10/07/2008

Eutanasia
Il diritto ad una morte lieve non può essere considerato un problema di diritto costituzionale.
Il diritto non ha parole di fronte alla sofferenza di un malato senza speranza.
Si deve fermare davanti a chi aspetta solo dolore dai giorni che lo attendono.
In silenzio ed il silenzio del diritto si chiama libertà.
La libertà di un padre che dice che sua figlia è morta da molti anni.
Da quando un incidente l’ha privata di ogni possibilità di tornare a respirare, sorridere, correre, mangiare.
Non la libertà di lasciare morire sua figlia.
La libertà di ricominciare a vivere.
Di abbandonare quell’estrema speranza che ogni padre avrebbe.
La speranza di vedere il telefono che squilla e immaginare un medico, una suora, un volontario che annuncia il miracolo.
Nessuno può essere condannato a sopravvivere aspettando il ritorno dai morti del proprio figlio.
Anche se ci vuole davvero molto coraggio ad abbandonare questa speranza.

Lunedi’ fisiatra (Coppie)

4 Comments/ in Senza categoria / by Gian Luca Conti
21/04/2008

Si presentano in coppia. Lui accompagna lei. Lei accompagna lui.


Aspettano in coppia. Scambiandosi mozziconi di frasi fradice di consuetudine.


Entrano in coppia. Come se il dolore fosse un fatto affettivo.


Ed e’ probabile che senza malattie non avrebbero piu’ niente da dirsi.

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