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Tag Archive for: politica

Coccodrillo con piorrea (A proposito delle vittime del terrorismo)

1 Comment/ in Senza categoria / by Gian Luca Conti
10/05/2011

timthumbNella quotidiana battaglia fra il Presidente del Consiglio ed il Presidente della Repubblica fanno ingresso le vittime del terrorismo.
Attraverso la dedica del giorno alla memoria ai magistrati.
Di 168 vittime del terrorismo, censite dalla associazione omonima, dieci erano magistrati o alti magistrati.
Gli altri appartengono alle più diverse categorie.
Una decina di studenti.
Due avvocati.
Una quindicina di politici.
Un notaro.
Professionisti, sindacalisti, bottegai e guardie giurate.
Soprattutto oltre centoventi fra poliziotti, carabinieri, finanzieri e agenti di custodia.
Ma ha un senso distinguere fra le vittime del terrorismo a seconda delle professioni?
Dinanzi alla morte per terrorismo, non sarebbe più giusto usare il termine: Cittadino?
Più corretto, anche sul piano costituzionale.
Chi muore di terrorismo, non muore perché svolgeva un determinato compito, ma muore di Diritto di resistenza.
Napolitano lo dimentica.
Come un coccodrillo con la piorrea.

Pesci di maggio (Noterelle intorno al Ruby’s gate)

1 Comment/ in Senza categoria / by Gian Luca Conti
01/05/2011

pesciE' arrivata la memoria defensionale di Fede.
Dopo quella della Minetti.
Non molto diversa: Io non ho portato questa signorina Comesichiama … Se non sono stato io … Non intendo accusare Mora … Ma ognuno si deve prendere le sue responsabilità … Io sono un amico sincero del Primo ministro …
Manca solo Mora.
Che risponde con il silenzio.
Non proprio silenzio.
Qualcosa dice: sarà presente al Festival del cannolo siciliano di Piana degli Albanesi.
Per uno con le sue caratteristiche fisiche, assomiglia ad un suicidio.
I samurai usavano la spada.
Mora, il cannolo.
Molto più adatto.
Molto più Finale di partita con Nani, ballerine, eunuchi e lacché.

Una repubblica terminale

0 Comments/ in Senza categoria / by Gian Luca Conti
28/04/2011

cipputi02La buona notizia di oggi è che il Manifesto compie 40 anni.
40 anni di buone azioni.
Nel frattempo, il clima politico si fa incandescente.
Bossi cerca pretesti per avviare Berlusconi allo smaltimento.
I frequentatori del sottobosco parlamentare avvisano che dietro Bossi c'è Tremonti e che dietro a Tremonti vi è una minoranza sempre più forte nel temere gli esiti della lunga notte berlusconiana, una minoranza che sente il bisogno di andare oltre l'agonia politica del premier.
Tutto questo è fisiologico.
Banali lotte di potere, democraticamente salutari.
Fa invece paura il coinvolgimento nella competizione politica del testo di legge sul fine vita.
E' un testo pericoloso, che sostiene: "l'alimentazione e l’idratazione, nelle diverse forme in cui la scienza
e la tecnica possono fornirle al paziente, sono forme di sostegno vitale e fisiologicamente finalizzate ad alleviare le sofferenze fino alla fine della vita. Esse non possono formare oggetto di dichiarazione anticipata di trattamento".
Come dire, alla fine della vita, in ogni caso, un malato che non ha più speranze non può rinunciare alla alimentazione ed alla idratazione forzata.
La repubblica si arroga il diritto di stabilire il confine fra vita e morte, di scegliere quale sia il giusto modo di morire.
Una scelta etica.
Una repubblica etica obbliga i suoi cittadini a una visione della vita basata sui propri valori.
Difficile immaginare qualcosa di più incostituzionale.
Qualcosa di più lontano dal nucleo assiologico degli artt. 2 e 13, che il testo della proposta di legge oggi in discussione afferma di perseguire.
Difficile immaginare qualcosa di meno adatto a costituire il terreno di una battaglia per il potere politico.
Difficile da immaginare, ma prassi feroce di questa repubblica terminale nella quale le Idi di maggio ci costringono a vivere.

Pesce d’aprile

4 Comments/ in Senza categoria / by Gian Luca Conti
19/04/2011

pesciMemoria difensiva della Minetti.
Mossa consentita dal codice di procedura penale, ma non frequente.
I penalisti, di solito, la sconsigliano.
E' solo un modo per consentire al pubblico ministero di conoscere gli argomenti della difesa e prepararsi una replica.
Difatti, né Fede né Mora, indagati insieme alla Minetti per sfruttamento della prostituzione hanno presentato memorie ed entrambi hanno reagito in termini non esattamente britannici a quanto la Minetti avrebbe scritto.
Perché la difesa della Minetti ha anticipato la disclosure della propria difesa?
Sicuramente non per motivi tecnici.
Che la Minetti non conoscesse la minorenne ospite del Primo ministro era cosa che poteva essere detta in udienza preliminare.
Che la Minetti possa parlare di voce propria, invece, era cosa che era bene si sapesse ben prima della udienza preliminare.
E la sensazione è che la voce della Minetti possa essere davvero molto pericolosa per questa strana Bisanzio di nani, signorine, eunuchi, buffoni e lacché in cui ci tocca di vivere.

Fora di ball o Not in my backyard ?

12 Comments/ in Senza categoria / by Gian Luca Conti
30/03/2011

20101006NewlogoGreennonamemediumIl risorto di Varese ha sottratto fiato al toscano per esprimere un sintetico pensiero in punto di accoglienza allo tsunami di immigrati sulle coste di Lampedusa.
–> Fora di ball
Che in italiano suona più o meno come Via dai coglioni.
Al solito, le parole di Bossi meritano una riflessione – politica, giuridica e costituzionale – molto più approfondita di quanto la coloritura dialettale vuole far apparire.
In questo caso, esse consentono una corretta classificazione dei soggetti del fenomeno migratorio.
Si tratta di rifiuti, nel senso giuridico del termine, ovvero di cose abbandonate, vuoi per volontà di chi le detiene, vuoi in virtù di un comportamento oggettivo, vuoi a causa di un puntuale dovere giuridico.
I rifiuti devono essere avviati alternativamente al recupero (scelta privilegiata dall'ordinamento, sin dalla prima normativa in materia, intestata come Lotta contro gli sprechi nell'interesse dell'economia nazionale) o allo smaltimento, quando, come in questo caso, il recupero non è possibile.
Lo smaltimento deve avvenire in prossimità del luogo di produzione secondo il canone Chi inquina paga.
I centri di accoglienza e di identificazione sono esattamente e propriamente discariche di clandestini e devono essere collocati nell'immediata vicinanza del fabbricante di clandestini.
Il problema è questo: chi produce i clandestini?
I venti chilometri quadrati di Lampedusa?
La campagna pisese di Coteto?
Uno qualsiasi degli altri luoghi indicati dal fido Maroni?
No.
Li produce il nord, con la sua apparenza di ricchezza.
Ed è lì che devono essere smaltiti.

Il Bunga bunga in excel

4 Comments/ in Senza categoria / by Gian Luca Conti
28/02/2011

mfln475lIl miliardario ridens ha staccato l'annuale cedolone dalla finanziaria di famiglia.
Euro118Mln.
Nelle stesse ore, il Sole 24 Ore ha ricostruito i movimenti Bunga bunga del conto corrente n. 1 acceso dal premier presso il Monte dei Paschi di Siena, Filiale di Segrate.
Un intorno di Euro10Mln / anno per "comprare le caramelle alle bambine", secondo la definizione del rag. Spinelli, che pare sia il portafoglio del primo ministro.
Il Corriere della Sera ha anche pubblicato delle intercettazioni in cui una delle signorine ospiti del presidente del consiglio si lamentava della liberalità sempre meno generosa delle ricompense conquistate e della risposta che avrebbe ricevuto dal satiro_drago: Tu non ti rendi conto di quanto guadagna un operaio …
Una risposta molto corretta e che oggettivamente ridimensiona l'affaire Bunga bunga.
Fatte le debite proporzioni e considerato un operaio più che al vertice della scala salariale, con molti straordinari etc., il bilancio familiare del miliardario ridens stocca alle signorine lo 0,0033898% dei ricavi post tax.
Ovvero un equivalente di annui Euro2.203/39 di un operaio che guadagni duemila euro al mese per tredici mensilità.
Come dire che il premier sputtana in generosità, secondo la tesi della difesa, l'equivalente della tredicesima di una persona normale.
Una cifra molto più ragionevole per uno che guadagna centodiciotto milioni di euro all'anno di quanto non siano duemila euro per uno che ne prende ventiseimila.
O no?
Perché in fondo, proprio dinanzi ad un operaio, ma ad un operaio vero, di quelli che con mille euro al mese tirano avanti famiglia e mutuo, l'idea di uno che spende dieci milioni di euro per passare delle serate allegre con Emilio Fede e Lele Mora fa abbastanza rabbia, pena, schifo e malinconia.

Il compagno De Siervo e la banda dei quindici

5 Comments/ in Senza categoria / by Gian Luca Conti
13/01/2011

728fce420cd43f1bdddcf00c4dded1daIl compagno De Siervo e la Banda dei quindici, ovvero la Corte costituzionale, hanno dichiarato incostituzionale talune parti della legge 7 aprile 2010, n. 51, in materia di legittimo impedimento.
Non è chiaro se sia trattato di una incostituzionalità secca, e quindi della abrogazione delle disposizioni impugnate, ovvero di una sentenza interpretativa, e quindi di una interpretazione "vincolante" delle disposizioni impugnate in termini tali da assicurare che le norme ricavate dalla stessa non siano in contrasto con la Costituzione, ovvero di una qualche forma di sentenza manipolativa.
Le conseguenze non sono da poco per il referendum appena dichiarato ammissibile dalla Corte costituzionale, come da comunicato stampa di ieri.
Nel primo caso, è possibile sostenere che il referendum sia divenuto "improcedibile" perché il testo sottoposto alla consultazione popolare è diverso da quello oggetto della richiesta di consultazione, secondo i criteri fissati da Corte cost. 68 del 1978.
Nel secondo caso, è possibile che l'intervento della Corte non abbia toccato il testo della legge sottoposta a referendum, di talché la richiesta di referendum sarebbe restata procedibile.
Un tanto significa che in questo caso alla Corte costituzionale è toccato il ruolo del legislatore: ovvero del soggetto che intervenendo sul testo di una disposizione sottoposta a consultazione referendaria può impedire al corpo elettorale di esprimersi.
E' una singolare conseguenza del ruolo della Corte nel sistema.
Come giudice della ammissibilità dei referendum abrogativi giudica del conflitto fra democrazia diretta e democrazia rappresentativa.
Come giudice di costituzionalità giudica del modo in cui le leggi approvate dal Parlamento possono sopravvivere nel sistema.
Ed il modo in cui interpreta questa seconda attribuzione può nel caso concreto impedire alla democrazia diretta di esprimere il proprio giudizio sulla democrazia rappresentativa.
Tutto questo spiega le fughe di notizie di questi giorni.
La Corte costituzionale è stata al centro di potenti indiscrezioni da parte degli organi di stampa, soprattutto di centro destra e di interventi da parte del Presidente del Consiglio dei Ministri.
Le indiscrezioni facevano sapere che la Corte sarebbe stata orientata a maggioranza per una sentenza interpretativa di rigetto, ovvero una sentenza che, per un verso, sanzionava l'incostituzionalità della legge sul legittimo impedimento e, per altro verso, consentiva la consultazione referendaria.
Far uscire una indiscrezione su di una sentenza di un giudice significa orientare il giudice verso un risultato diverso, in modo da evitare che si possa pensare che l'indiscrezione era fondata, ovvero che quel giudice si lascia sfuggire notizie che dovrebbero restare coperte dal segreto della camera di consiglio.
Di conseguenza, la stampa ha orientato la Corte verso la incostituzionalità "secca" della legge sul legittimo impedimento, ovvero la sua abrogazione parziale, quindi verso il risultato che impedisce lo svolgimento della consultazione referendaria.
Ma di chi è il vantaggio politico di questa operazione?
Solo ed esclusivamente del Presidente del Consiglio dei Ministri, che sa benissimo che il referendum sul legittimo impedimento è, in realtà, un referendum sulla sacralità della sua persona.
Di qui, la consueta retorica naif di Di Pietro, che citando le scarpe grosse indossate dalla madre, ha voluto affermare che in nessun caso l'incostituzionalità della legge sul legittimo impedimento potrebbe essere di ostacolo al referendum.
La verità è un'altra.
Adesso si tratta di capire se la Corte ha fatto il giuoco di Berlusconi dichiarando l'incostituzionalità della legge o no.
Un giuoo davvero raffinato e costituzionalmente elegante: uso la Corte per realizzare un risultato che non potrei mai raggiungere con il Parlamento.

Le maschere di Marchionne

7 Comments/ in Senza categoria / by Gian Luca Conti
12/01/2011

mascherePoche cose sono tristi come le maschere veneziane lontane dalla laguna di Casanova.
Sono tristi a Venezia perché non le appartengono più.
Sono tristi nei mercatini turistici del resto di Italia perché assolutamente fuor di contesto.
Eppure non è possibile attraversare una città d'arte senza che qualcuno le venda.
Al pari di Torri di Pisa, Davidi di Michelangelo e amuleti vari.
Le maschere veneziane, però, sono un simbolo della glocalizzazione.
Del fatto che il mondo è un villaggio confuso, nel quale i segni dell'appartenenza locale sono gondole perse nei Sargassi.
Il referendum di Mirafiori è esattamente questo.
Un bancarellaio intelligente e spregiudicato, cittadino apolide del capitalismo di ventura, vuole essere autorizzato a vendere maschere veneziane davanti al Colosseo.
Opporsi pare impossibile.
Non per la real politik del partito democratico: meglio non scioperare che non lavorare.
Ma perché in un mondo sempre meno lontano, i confini dei diritti non seguono l'orizzonte costituzionale del magis ut valeat, ma sono inesorabilmente spinti verso il basso. Non è la Cina che viene verso di noi, ma noi che ci trasformiamo in cinesi.
Per questo, le maschere veneziane sono diventate indispensabili: nascondono un mondo in cui tutti hanno gli occhi a mandorla.

Tramonti moderati

10 Comments/ in Senza categoria / by Gian Luca Conti
14/12/2010

autres-mers-et-plages-capbreton-france-1271545275-1117803Le aule stanche di Palazzo Montecitorio celebrano uno spettacolo triste.
Un Presidente del Consiglio mastica caramelle e invoca l'unità dei moderati come patrimonio inestimabile del paese.
Come se un partito che candida l'on.le Mussolini potesse essere considerato moderato.
Il Paese si interroga (ma si interroga davvero? A qualcuno interessa) sul voto della Siliquini e di tal Scilipoti, che spiegherà il proprio comportamento ai figli.
Di Pietro corre in pretura per denunziare un reato che non esiste (se i voti sono insindabili, non è possibile indagare sulle ragioni che conducono al voto), nascondendo il fatto che la fiducia al Governo può dipendere da candidati che provengono dalle sue liste.
Ma la vera tristezza è l'unità dei moderati.
Essere moderato è diventato un grande pregio.
Lo raccontava Vespa sul Corsera di qualche giorno fa, lamentando di avere subito una aggressione a causa della sua moderata pacatezza.
Due osservazioni.
La prima è politica: in questo sistema essere moderati non può essere un pregio, perché il meccanismo elettorale che premia i moderati è il proporzionale puro, quello che ha retto l'Italia del dopoguerra. Se si deve salvaguardare l'unità dei moderati, si deve tornare al proporzionale ed alla democrazia cristiana.
La seconda è di carattere umano: essere moderati non è un pregio.
E' spesse volta un vizio, il vizio di chi rinuncia a cambiare le cose.
E la politica dovrebbe segnare un minimo di volontà di cambiamento.
Vivere nel paese in cui Vespa è un patrimonio inestimabile fa venire i brividi.
Anzi,  i bordoni.

Il marocchino di Berlusconi

4 Comments/ in Senza categoria / by Gian Luca Conti
08/12/2010

moschea-bluIn questi giorni, abbiamo appreso che l'arabo è una lingua piena di sfumature.
Di dialetti.
Di modi di dire e di pronunciare le stesse parole.
Per cui, uno che dice Allah mi perdoni non l'ho uccisa io, poteva dire, come pare che abbia effettivamente detto, Allah, ma come mai il telefono squilla e nessuno risponde?
I commenti dei giornali, Tirreno, La Nazione, Corsera, Repubblica si sono tutti concentrati su questo aspetto.
Banale.
Meno banale, forse, sarebbe stato chiedersi come mai una persona normale viene intercettata, senza altro indizio che non l'intercettazione stessa.
Ancora meno banale, sarebbe chiedersi come si possa intercettare uno che non parla a telefono, ma semplicemente aspetta che dall'altra parte si risponda alla sua telefonata.
Due aspetti che sono passati sotto tono.
Troppo sotto tono.
E dispiace ammettere che non danno per nulla torto a Berlusconi in punto di intercettazioni e tutela della privacy.
Mostrano un mondo in cui i telefono possono essere sempre sotto controllo.
Perfino quando non si parla.

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