• Follow us on Twitter
  • RSS
Un altro giorno da descrivere close

ProfStanco

  • Home
  • Blog

Tag Archive for: politica

Chi li ha sciolti? (Enigmi)

2 Comments/ in Senza categoria / by Gian Luca Conti
07/03/2008

vignette00402La settimana enigmistica è un periodico divertente.
E’ perfetto in treno o in una sala di aspetto.
Può essere di aiuto anche contro l’insonnia.
Può succedere di fare una lezione.
Una complessa lezione sui sistemi elettorali.
Di prepararla con cura e di dettarla con attenzione.
La voce attentamente teatrale.
I passaggi più difficili sottolineati con cura retorica.
Dopo qualche tempo, può succedere di osservare con più attenzione l’aula.
Di lasciare la cattedra e di scendere fra i banchi.
E di trovare uno studente che compila tutto concentrato la sua copia della settimana enigmistica.
Difficile dargli torto.
In fondo, un cruciverba è molto meno astruso dell’enigmatico Calderoli.

Cadono (la Thyssen di Molfetta)

5 Comments/ in Senza categoria / by Gian Luca Conti
04/03/2008

Molfetta

E’ morto anche l’ultimo operaio di Molfetta.
Ad essere cinici, verrebbe da dire: Sfiga, non sarà candidato dal Partito Democratico.
Ad essere realisti, viene da pensare al dibattito sui quotidiani di stamane. Sia Liberazione che Il Secolo d’Italia titolavano sulla inutilità della tragedia della Thyssen: suo malgrado, il governo non ha emanato le nuove norme in materia di sicurezza previste da una recente legge di delegazione.
Ma davvero il problema è un vuoto legislativo?
Forse no.
Le norme in materia di salute e sicurezza dei lavoratori hanno un solo principio generale: il datore di lavoro deve adottare tutte le misure necessarie per evitare che i lavoratori possano subire degli infortuni.
Che i suoi dipendenti possano morire di lavoro.
Non è un principio da poco e dovrebbe essere sufficiente.
Come non è un principio da poco quello che vuole il costo della sicurezza escluso dai ribassi d’asta: la sicurezza non può essere oggetto di un computo economico.
E’ al di sopra di qualsiasi calcolo di convenienza.
No.
Il problema non è un vuoto legislativo.
Forse non è nemmeno in un vuoto di apparati.
Il problema sta nell’art. 1 della Costituzione: L’Italia è una repubblica democratica fondata sul lavoro.
Ed il lavoro è il dono di uno spirito maligno, il quale ogni anno chiede un certo numero di vittime.
Proprio come il Minotauro a Creta.
E né Berlusconi, né Veltroni assomigliano a Teseo.

Libero Di Pietro

2 Comments/ in Senza categoria / by Gian Luca Conti
29/02/2008

1858

Di Pietro chiede a gran voce di conoscere il nome dei candidati che hanno conti bancari in Liechtenstein.
Ieri lo chiedeva la prima pagina di Libero.
Di Pietro giustifica la sua richiesta con un rombante: Non voglio candidare persone che hanno dei segreti nell’armadio, non vorrei che dovessero perdere tempo a difendersi in processi penali invece di venire in Parlamento.
La domanda di Feltri ha una sua ragionevolezza. E’ difficile negare che in un periodo elettorale non ci sia un interesse pubblico alla conoscenza di dati la cui rilevanza politica è indiscutibile.
La domanda dell’ex sostituto procuratore è retorica, vociata ed inopportuna.
Di Pietro può scegliere di candidare chi vuole, purché si rammenti di aver fatto eleggere il leader degli Italiani nel mondo – personaggio variamente indagato – la cui immediata defezione ha concorso significativamente a generare la debolezza dell’Ulivo nella scorsa legislatura.
L’equazione giustizialista fra conti esteri, riciclaggio, evasione fiscale e pedofilia è assurda ed irragionevole. Può ricordare la perfida Albione di un retore mascelluto che andava di moda ottanta anni fa.
Ma poi se uno fa il ministro della repubblica, davvero ha bisogno di chiedere ai giornali una lista che è nelle mani del suo compagno di governo?
O è talmente infido che nemmeno i suoi colleghi si fidano di lui, o non vuole sapere nulla.
Vuole solo far sapere che lui vorrebbe sapere ma nessuno gli dice nulla.
Il solito teatrino liberamente squallido.

Chi li ha sciolti? (Le cravatte di Ceppaloni)

9 Comments/ in Senza categoria / by Gian Luca Conti
27/02/2008

vel1

Ieri, un assessore della Giunta Bassolino – tal Velardi, con delega ai beni culturali ed al turismo – si e’ presentato in consiglio regionale scravattato.
La signora Lonardo – i cui affaires giudiziari hanno provocato la fine di una legislatura nazionale – ha severamente redarguito il politico: Il suo abbigliamento e’ uno schiaffo alla dignita’ di questo Consiglio, pare aver detto.
Il dress code e’ una forma di civilta’.
E’ anche una forma di rispetto e di correttezza.
Ma il consiglio regionale della Campania non puo’ sentirsi offeso per una cravatta.
Non puo’ proprio.
Non dopo le strategie in punto di pianificazione e governo del territorio cinicamente coltivate per trasformare le discariche in caveau.
Ne’ la signora Lonardo sembra la persona piu’ adatta per parlare di rispetto per le istituzioni.
La reputazione e’ un dress code molto piu’ significativo di qualsiasi cravatta.

Impuniti

5 Comments/ in Senza categoria / by Gian Luca Conti
21/02/2008

imageNel giorno, in cui il Partito Democratico ha deciso di non candidare il Talleyrand di Nusco, anche il Partito delle Libertà della Michela Vittoria Brambilla ha fatto un importante annuncio.
Eccolo.
Non sarà candidato chi ha processi in corso.
E’ una affermazione importante.
Molto importante.
Se vogliamo un po’ qualunquista e costituzionalmente inopportuna: un processo pendente non vale come colpevolezza. Una persona può essere accusata ingiustamente ed in ogni caso è innocente, esattamente eguale a tutti gli innocenti, finché non è condannata con una sentenza passata in giudicato.
Ma molto più inopportuna e costituzionalmente spiacevole la puntualizzazione di Sandro James Bondi, l’ex sindaco comunista di Porcari, ridente località fra Altopascio e Lucca.
Bondi ha precisato che questa regola non vale per i processi di chiara matrice politica.
Non scandalizza tanto l’esclusione di importanti esponenti del Partito delle Libertà da un principio che nella sua essenza giustizialista si è già criticato.
No.
Non è questo.
Quello che disturba è che in questo modo si trasforma una candidatura in una convocazione dei comizi elettorali con finalità assolutorie.
E’ noto l’argomento di Berlusconi: non mi interessano le condanne dei giudici quando il voto dei cittadini mi assolve.
Questo argomento adesso diventa esplicito già prima del voto: mi candido perché il processo cui sono sottoposto ha natura politica, di talché se vengo eletto il corpo elettorale ha giudicato l’azione penale nei miei confronti come strumentalmente persecutoria.
Cazzo, verrebbe da aggiungere.
Ma non sarebbe elegante.

Il pedofilo da castrare

14 Comments/ in Senza categoria / by Gian Luca Conti
20/02/2008

IaconoIl fatto di cronaca è triste e noto.
Un disgraziato, con la faccia da disgraziato, ha violentato una bambina di quattro anni.
Lo aveva già fatto ed era stato condannato.
Forse lo aveva fatto di nuovo ed era in attesa di un processo di appello.
Era – legittimamente – sottoposto unicamente all’obbligo di firma, che ha assolto insieme alla sua vittima prima di stuprarla.
Forse è questa la cosa che colpisce di più.
Ma non è di questo che si discute.
Si discute, ne discutevano ieri sera in termini elettorali una leghista ed un candidato del partito democratico, della possibilità di castrare chimicamente i pedofili.
Come se fosse diverso il fatto del castrare per via chimica dal castrare per via chirurgica.
Fra la castrazione e la pena di morte vi è una affinità impressionante.
In entrambi i casi, lo Stato interviene sul corpo del condannato.
Fa della condanna una espiazione fisica.
E’ difficile non ricordare Beccaria: che cosa succede se ci si accorge che era innocente?
Ma soprattutto lo Stato può avere il potere di punire un uomo intervenendo sul suo corpo, sulla sua fisicità?
Per l’art. 27, Cost. le pene non possono consistere in trattamenti contrari al senso di umanità e devono tendere alla rieducazione del condannato.
La stessa norma vieta la pena di morte se non nei casi previsti dal codice penale militare di guerra.
Castrare una persona è un trattamento contrario al senso di umanità.
E’ immaginare che questa persona sia semplicemente il suo organo sessuale.
Castrare una persona significa condannarla a morte.
Significa impedirle definitivamente di avere una vita sessuale.
E’ davvero singolare – singolare ed ipocrita – ritenere che questo signore non avrebbe violentato la sua piccola vittima se fosse stato castrato.
Il problema non è questo.
Il problema è che questo signore è stato scarcerato per decorrenza dei termini, ovvero che lo Stato non è riuscito a processarlo, ad arrivare ad una sentenza definitiva prima che scadessero i termini della custodia cautelare.
Ci sono dei processi che meritano delle corsie preferenziali.
Che devono essere celebrati prima che scadano i termini della custodia cautelare.
Non solo.
Questo signore era già stato condannato e detenuto per un reato simile.
Il problema è che la pena che ha scontato non è servita a nulla.
Che non è servita a rieducarlo.
Se la pena non riesce a rieducare il condannato devono – e possono legittimamente essere – adottate delle misure di sicurezza che gli impediscano di nuocere nuovamente.
Come è per il mafioso che non può tornare nel suo paese dopo avere scontato la pena.
I problemi sono questi, e molti altri, ma non si rimediano con la castrazione.
Castrare un pedofilo perchè lo Stato non sa rieducarlo o non riesce a processarlo nei tempi utili a salvare una bambina dalla sua follia è prendersi in giro.

Coito ergo bus: i risultati

5 Comments/ in Senza categoria / by Gian Luca Conti
18/02/2008

La tramvia di Firenze ha guadagnato le prime pagine dei quotidiani nazionali.
Il senso della notizia è che un progetto urbanistico è stato – e non capita di frequente – oggetto di un profondo dibattito cittadino e di un voto popolare.
L’esito del voto merita alcune riflessioni.
Prima di tutto, il vero vincitore è stato l’elettore silente, ovvero quel sessanta per cento di elettori che non ha partecipato alla competizione.
Il significato della astensione in un referendum consultivo è una sconfitta sia del comitato per il si che del comitato per il no: chi non vota in un referendum consultivo non dice né si né no. Sta semplicemente zitto e questo significa che alla maggioranza dei cittadini non interessa la politica locale.
Questa è una sconfitta di tutti.
Massimamente della amministrazione comunale che avrebbe dovuto sollecitare la partecipazione al voto, in quanto esercizio di un dovere di solidarietà politica, invece di prendere parte attiva alla campagna referendaria e di sottolineare che l’esito del referendum sarebbe stato del tutto ininfluente per la realizzazione del progetto. Dire agli elettori che il loro voto sarà inutile significa scoraggiare la partecipazione alla competizione elettorale.
In ogni caso, il vero sconfitto è stato il Comune che non è riuscito a far passare le ragioni di un progetto che dovrebbe cambiare il volto della città.
Se si ricorda la campagna elettorale del sindaco Domenici, si ricorderà che il programma elettorale aveva al centro la realizzazione della tramvia.
La sconfitta della tramvia è stata una sua sconfitta.
Pesante e personale.
Non è un caso che il Sindaco non abbia commentato i risultati ed abbia lasciato questo compito a Matulli e Cioni.
Quello che spaventa, però, sul piano costituzionale, è l’affermazione del Comune: Al di là dell’esito, il progetto sarà comunque realizzato.
E’ una brutta affermazione perché la democrazia rappresentativa non può permettersi di ignorare le ragioni della democrazia diretta senza virare verso un totalitarismo della rappresentanza che è democraticamente molto insidioso: il referendum di Razzanelli è riuscito a mobilitare il quaranta per cento dei cittadini intorno al futuro della città, il che per chi ha pratica di strumenti urbanistici è una cosa straordinaria.
Il Comune dovrebbe valorizzare – e non ignorare – questa voglia di partecipazione.

Coito ergo bus

5 Comments/ in Senza categoria / by Gian Luca Conti
14/02/2008

Firenze è una città sonnacchiosa.
I fiorentini – ricorda De Sade – sono personaggi inquietanti, malsani, malaticci.
La politica locale di Firenze è triste: non c’è da stare allegri nelle stanze che furono di Lorenzo il Magnifico.
Sono ambienti che rinfacciano a chi li abita la grandezza dei suoi antenati.
Dei Medici, a Firenze, è restata una insana passione per i veleni, una politica obliqua, fatta di accuse personali, di comunicati stampa, di giochi di potere complessi e quasi alchemici.
Ora si discute della tramvia.
Un progetto faraonico che cambia il volto della città, per alcuni la ferisce, per altri la guarisce.
In ogni caso, è intimamente discutibile.
Ora l’oggetto della discussione è la propaganda istituzionale del Comune: i totem (si chiamano così) che l’amministrazione ha usato per difendere l’opera pubblica da chi la ritiene inutile e dannosa.
Un ricorso al tar li ha sterilizzati e l’amministrazione si è sentita lesa.
Ma non è difficile sostenere che una democrazia matura non usa gli strumenti dello Stato apparato per difendersi contro la democrazia diretta.
Non è difficile affermare che una amministrazione non può usare i denari di tutti i cittadini per scendere in campo a favore di una posizione politica che appartiene solo ad una parte della comunità che rappresenta.
Lo slogan che usa l’amministrazione è cogito ergo bus.
Come dire che chi non usa il bus è un idiota.
Io uso la bicicletta e non mi sento per nulla cretino.

Il movimento per la vita: dai cassonetti alla moratoria

15 Comments/ in Senza categoria / by Gian Luca Conti
12/02/2008

E’ stato scritto che la moratoria degli aborti è una formidabile trovata elettorale.
Forse è qualcosa di più e di diverso.
Nella moratoria degli aborti, c’è il tentativo di fare politica attraverso dei temi etici e religiosi.
Ovvero di introdurre nella politica degli elementi di antipolitica.
L’etica e la religione sono terreni dominati da posizioni originarie assolute.
Da idee personali, che non ammettono replica o argomenti contrari, perché precedono la ragione.
Appartengono alla sfera del cielo stellato, non alla difficile arte di trovare dei punti di intersezione che consentano agli individui di dialogare fra di loro e di condividere l’elaborazione di un indirizzo politico comune.
Per questo motivo, i temi etici e religiosi non dovrebbero entrare in politica.
Non possono fare politica perché la politica – in democrazia – è il regno delle ideologie liquide, ovvero delle ideologie che possono liquefare la graniticità degli ideali nel confronto fra di loro, per trovare una sintesi ragionevole di posizioni originarie potenzialmente opposte.
E’ possibile immaginare un compromesso fra Berlusconi e Veltroni sui meccanismi elettorali ed è anche possibile che questo compromesso sia un momento alto, sia un punto di incontro migliore di entrambi i punti di partenza.
Non è possibile, invece, immaginare un compromesso fra il Papa e la Bonino sul tema dell’aborto e se ci fosse un compromesso non sarebbe un momento alto: sarebbe comunque la rinuncia di uno dei due ad una parte dei suoi ideali.
Per queste ragioni, etica e religione in politica assomigliano a delle armi improprie: sono degli slogan che la disciplina in materia di par condicio dovrebbe vietare.
L’ingresso in campo del Movimento per la vita nelle sarabande preelettorali di questi giorni è un fuor d’opera.
Il Movimento per la vita esprime un ideale, religioso prima che etico, che non dovrebbe fare politica, perché non può accettare compromessi.
Perciò sarebbe carino che il Movimento per la vita riprendesse la sua attività normale, appiccicando i soliti adesivi con il pupo disegnato sopra sui cassonetti della spazzatura.
Ma aspettarsi ragionevolezza da gente che ritiene di poter dialogare con una madre che cestina il figlio attraverso un adesivo è, forse, un po’ troppo.

Il fisco di Valentino: osservazioni qualunquiste

8 Comments/ in Senza categoria / by Gian Luca Conti
08/02/2008

Qualche mese fa, sulla metà di agosto, Valentino Rossi è stato oggetto di un avviso di accertamento per oltre 120 Milioni di Euro.
La questione è stata su tutti i giornali.
Il problema era se effettivamente il centro della sua vita personale fosse Londra, dove aveva fissato la residenza, o la Romagna, dove pare che abiti.
Nel primo caso, avrebbe dovuto pagare le tasse alla Regina di Inghilterra, nel secondo a Napolitano.
All’epoca apparve a rete unificate con un video di gusto piuttosto discutibile ed indimenticato.
Oggi, si sa che Valentino Rossi ha chiuso ogni controversia con il fisco pagando 20 Milioni di Euro.
Una cifra sicuramente molto significativa.
Ma molto meno ingombrante di 120 Milioni di Euro.
Non sembra molto giusto.
Le tasse sono un dovere.
Un dovere spiacevole, ma un dovere.
E non sembrano poter essere oggetto di transazioni.
Prima di tutto, perché le transazioni introducono un elemento di disparità di trattamento fra chi ha pagato tutto quando doveva pagare e chi ha aspettato il contenzioso per chiudere una lite risparmiando cifre importanti.
Ma anche perché dietro alle tasse ci sono dei doveri di solidarietà, che vengono misurati – costituzionalmente ponderati – sul parametro della capacità contributiva e la capacità contributiva non può cambiare in virtù di una transazione.
La transazione poteva essere corretta solo se il fisco avesse sbagliato l’avviso di accertamento.
Però avrebbe dovuto chiamarsi rettifica, non transazione.
E’ un ragionamento qualunquista ma non si può davvero fare a meno di osservare che 20 Milioni sono poco più del 15% di 120 Milioni.
Poco.
Davvero poco.

Page 21 of 25«‹1920212223›»

Ultimi Tweets

  • https://t.co/f3p1xGFuox Se Rousseau vota Draghi, M5S si divide e Meloni non è più sola per Copasir etc. 13:09:42 12 Febbraio 2021

Archivi

Segui @ProfStanco

RSS

  • RSS – Articoli

Articoli recenti

  • Il Maestro e il perfetto citrullo
  • Sorelle A Tebe
  • Il porto (Esisto)

Categorie

  • jusbox
  • profstanco
  • Senza categoria
  • Uncategorized

Interesting links

Besides are some interesting links for you! Enjoy your stay :)

Pages

  • Blog
  • Welcome

Categories

  • jusbox
  • profstanco
  • Senza categoria
  • Uncategorized
© Copyright - ProfStanco - Wordpress Theme by Kriesi.at