Bersanillo
Potrebbe essere un personaggio dei fumetti: Bersanillo, il politico vestito lebole che dispensa massime di saggezza contadina e perde tutte le elezioni.
Sarebbe bello se lo disegnasse Jacovitti, con i salami che escono dalle tasche.
Potrebbe essere un personaggio dei fumetti: Bersanillo, il politico vestito lebole che dispensa massime di saggezza contadina e perde tutte le elezioni.
Sarebbe bello se lo disegnasse Jacovitti, con i salami che escono dalle tasche.
L’esito delle urne è davvero notevole.
Molto si può discutere, ma alcune sconfitte sono evidenti: quella di Bersani e della sua alleanza con Vendola, prima di tutto.
Nello stesso tempo, è evidente che un corpo elettorale distratto (solo il 52% ha seguito con interesse la campagna elettorale) e sempre meno coinvolto nella politica (i votanti sono stati il 75% degli aventi diritto, molti per una democrazia occidentale, pochi per il nostro paese che è una democrazia occidentale sui generis) ha premiato il movimento di Grillo.
Chi scrive, ieri sera, ha messo a letto presto le figliuole, ha attrezzato il desco televisivo, armato di canottiera, mutande di ghinea, bretelle, birra e ms blu.
Come il ragioniere, prima dell’arrivo di Bongo e dello sfratto senza convalida dall’amata alcova.
Esopo era parecchio giovane quando favoleggiava di lupi ed agnelli.
In un mondo normale, quando vedi un lupo probabilmente è un agnello e solo se ha il pelo a batuffoli potrebbe essere un lupo.
In un mondo normale, l’unico modo di apparire idioti è fare il sorriso imbecille del demente che simula un barlume di stupidità mentre cerca di sembrare furbo.
E se Esopo era giovane quando chiacchierava di travestiti, Omero non era più un ragazzo quando intravide la profonda e dolorosa verità del mito di Cassandra. L’unico modo per non essere creduti è dire la verità.
Monti conosce Omero probabilmente meglio di Esopo e dice la verità quando chiede a Bersani di allontanarsi da Fassina, Vendola e di ignorare la CGIL.
Lo dice con l’esatto proposito di non essere ascoltato perché allontanare il Pd dall’alleanza con i moderati è il vero modo per trasformarlo in una gioiosa macchina da guerra.
Il problema di Bersani è che solo chi legge le fiabe può trasformare un cinque per cento nel proprio principale alleato.
Ma questo lo si sa fin dall’esito delle primarie che hanno sconfitto le forze moderate dell’accrocchio moderato e non hanno voluto fare prigionieri.
Bersani e Vendola (rectius il PD e SEL) hanno annunciato le primarie per scegliere i parlamentari del centrosinistra per i giorni 29/30 dicembre, ovvero nel pieno della settimana compresa fra natale e capodanno.
E’ la prima porcata: gli elettori di quel finesettimana possono essere soltanto i più ostinati e tenaci di quell’elettorato arteriosclerotico per il quale la fila per votare tiene il posto della tombola all’USL.
Il motto bersanese è diverso, si sa.
Suona più o meno come da un maiale non si fanno tre prosciutti.
Ma, forse, questa traslitterazione disegna meglio quello che sta accadendo.
Bersani ha invitato Renzi a partecipare allo squadrone che va organizzando per partecipare alle elezioni.
Ricorda Ostrogorsky e la sua storia dell’impero bizantino.
Quando i barbari premevano sulle mura di Costantinopoli, gli ieratici e stanchi imperatori li invitavano ad entrare e li caricavano di doni.Maometto II non ci cascò. Matteo?
I racconti di questi germani sono pieni di meraviglia per le ricchezze che venivano loro offerte, una stupida meraviglia che spesso li induceva ad abbandonare l’intento predatorio e, talvolta, a restare in quelle comodità sospese sulla fine del mondo.
Maometto II non ci cascò.
Matteo?
Bersani ha [trionfato] alle primarie.
In questo senso, gran parte dei commenti di ieri sera ed oggi, che lo incoronano come un imperatore eletto dal popolo.
Ma non è così, e lo dicono i numeri.
La sostanza delle regole è che assomigliano molto ai cocomeri.
E’ poca e si deve essere fortunati per trovarne una che ha sapore.
Quello che colpisce di primo acchito nel dibattito di ieri non sono stati gli attacchi di Renzi o le risposte di Bersani, in una guerra Ermanno Scervino / Lebole, dominata dai nodi delle cravatte – l’uno da prima comunione, l’altro da agente di commercio -, bensì i silenzi del segretario e i suoi sottovoce.