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ProfStanco

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Tag Archive for: profstanco

Un post da padre

15 Comments/ in Senza categoria / by Gian Luca Conti
10/02/2009

cimiteroLa signora Englaro è morta.
La sua morte è un fatto privato.
Riguarda il dolore della sua famiglia.
Non riguarda nessun altro: senatori, giornalisti, anchormen e neppure chi scrive.
Eppure c’è una cosa da dire – sottovoce – a proposito di questa morte.
Si è scritto che nessuno ha il diritto di stabilire il confine fra la vita e la morte.
Da padre, non riesco ad essere d’accordo.
Da padre, so di avere desiderato le mie figlie più di ogni altra cosa.
So di averle generate consapevolmente.
Di avere pensato a lungo prima di contribuire a metterle al mondo.
Rivendico il diritto di considerarle morte se il loro sorriso si trasferisse in un corpo piagato.
Se nel loro volto non riuscissi più a trovare quella luce che anche stamani ha accompagnato il mio risveglio.
Rivendico il diritto di accompagnarle in questo viaggio.
Di tenere la loro mano mentre oltrepassano la più terribile delle soglie.
Esattamente come le ho guardate nascere.
E questo se fossi in altre e assai più scomode scarpe sarebbe il mio unico vero rimpianto.

Chi li ha sciolti? (Ciao, sono alla ricerca di blog interessanti..)

12 Comments/ in Senza categoria / by Gian Luca Conti
27/01/2009

SatyaSi scrive anche per i commenti.
Non lo si dice.
Ma si scrive anche per i commenti.
Quelli che fanno più imbestialire sono i commenti seriali.
Sul genere Ciao sono alla ricerca di blog interessanti e sono capitata nel tuo. Se vuoi, fammi visita.
Insopportabili.
Assolutamente insopportabili.

I pensieri scomposti di Bimba Piccola

6 Comments/ in Senza categoria / by Gian Luca Conti
14/01/2009

AltalenaBimba Piccola ha poco più di venti mesi.
Ha deciso che camminare non fa per lei.
Preferisce correre.
E cadere.
Cade.
Dice Aiuto.
Il padre si avvicina e chiede Chi ti aiuta?
Immagina una risposta sul genere Babbo aiuta Ata.
B.P. parla in terza persona.
Non è la risposta di B.P., che lo guarda e alzandosi dice Ata aiuta Ata.

Basta feste

31 Comments/ in Senza categoria / by Gian Luca Conti
07/01/2009

BastaFesteLa fine delle vacanze significa, fra l’altro: (i) studiare tutto il giorno senza che Bimba Piccola disegni sulle fotocopie della Harvard Law Review rendendole illeggibili; (ii) saltare liberamente il pranzo senza dover preparare il risottino in bianco a Bimba Impertinente che ha mangiato troppi dolci; (iii) una franchigia di otto ore dalle corvée di cambio pannolino; (iv) accendere liberamente la pipa alle nove del mattino in una casa libera da pianti, etc.
Mica poco.
Le vere vacanze iniziano quando le ferie finiscono.

Il Cocchi (Canto di Natale al circolo nautico)

2 Comments/ in Senza categoria / by Gian Luca Conti
26/12/2008

HomelessIl Cocchi non c’entra nulla con questa fotografia.
Non c’entra davvero nulla.
Il Cocchi è un impiegato delle poste.
Un rompiscatole che ha passato la vita alle poste.
Appassionato di vela e di regate, si veste come se Tronchetti Provera fosse nato a Livorno e ha il senso dell’umorismo di una raccomandata con ricevuta di ritorno.
Il Cocchi fa parte dell’arredamento del circolo nautico.
Ci vive dentro.
Conosce tutti e brontola tutti: Deh, ma i_parabordi li devi tené sudici pe’ forza? ‘Un vedi che allezzi la fiancata di quello accanto?
Soprattutto, ha sempre litigato con il gestore del ristorante. Ci va a fare la pipi. La vista non è più quella di una volta, la presa nemmeno e, inevitabilmente, affresca la stanza con le sue minzioni:

Cocchi, ‘un ti ci voglio a piscià qui dentro_Falla a casa
–> Bimbo, io piscio qui da quando ‘unn_era ancora nato ir pisello che ha gonfiato quer tegame di tò mà_Sta a vedé che mi fai smette’ te
Il Cocchi si è ammalato.
Si è ammalato gravemente.
Ha cominciato a entrare e uscire dall’ospedale.
L’hanno aperto e chiuso tre volte.
Ogni volta speravano di poter fare qualcosa e non hanno fatto nulla.
Appena esce torna al circolo nautico.
Si butta su una seggiola davanti al molo e cerca qualcuno per leticare.
Era lì, la vigilia di Natale, un grappolo di sole sulla faccia.
–> Quest’anno ‘un ci vò dalla mi’ figliola pe’ Natale. Mi vergogno. ‘Un_mi_riesce più di piscià ner vaso. Qui, almeno, quando la fo fòri mi diverto a letica’


I pensieri politicamente scorretti di una bambina impertinente (Gesù Bambino)

4 Comments/ in Senza categoria / by Gian Luca Conti
22/12/2008

BimbaImpertinentePresepio.
Bimba Impertinente adora il presepio.
E’ un presepio di lego, perché il presepio di B.I. è un giuoco.
E’ un presepio che cambia aspetto tutti i giorni, perché B.I. si diverte a giocare a quell’imitazione di Dio che è l’urbanistica.
Gesù Bambino sta dentro la capannuccia (un monolocale in una zona di edilizia residenziale pubblica, gravato da un pesante inquinamento luminoso).
In mezzo alle bestie, alla Madonna e San Giuseppe.
B.I. lo guarda con stupita perplessità.
B.I.: Babbo?
—> Si?
B.I.: Ma Gesù Bambino resta piccolo anche quando io sono grande?

Anche oggi, esami (Buttar fuori)

20 Comments/ in Senza categoria / by Gian Luca Conti
17/12/2008

librettoSi è già detto che buttare fuori uno studente è una sconfitta.
Una sconfitta noiosa perché ritornerà e, sicuramente, non sarà più divertente.
Buttare fuori tutti gli iscritti ad un appello è una debacle assoluta.
Soprattutto, però, il buttar fuori è una questione di buon gusto.
Si può fare in molti modi e si deve fare attenzione a non ferire il candidato.
E’ un esame e il non superarlo significa solo non avere studiato abbastanza.
Non significa altro.
Il mio maestro, il mio primo maestro, che era ferocemente (o dannatamente?) innamorato della sua materia, che dette un solo 30 e lode in quaranta anni di insegnamento ad un allievo che poi lo abbandonò per un altro settore disciplinare, meno giuridico e molto più politico, quando arrivava a buttare fuori (ovvero nell’ottanta per cento dei casi), si metteva la testa fra le mani, la scuoteva, alzava gli occhi da cane pastore e diceva No, non è possibile … Se ne vada, La prego, se ne vada e non torni prima di ….
Dopo di che segnava nome e data su un libretto nero e il candidato sapeva che quando sarebbe tornato il suo esame avrebbe potuto avere inizio solo se lui avesse saputo rispondere alle domande che non aveva superato.
Personalmente, ho sempre trovato questa abitudine un inutile esercizio di masochismo.
Seguo una strategia diversa: sorrido, sorrido molto gentilmente e dico Beh, forse il Suo esame non è andato benissimo, forse tornerei al prossimo appello.
Di solito, il candidato capisce e si alza.
Se non capisce, continuo a sorridere, e dico Vede, mi dispiacerebbe darLe un voto particolarmente basso…
Normalmente, il candidato si alza, felice di essere compreso: nessun idiota si rende conto di esserlo.
Alcuni non capiscono, l’ultima chance, a quel punto, è Lei è una persona intelligente, davvero, crede di meritare un voto che la Sua intelligenza non merita?
Terribili sono quelli che cercano di giustificarsi: Lei ha ragione, professore, ma non ho potuto studiare, ho una situazione familiare difficile.
Oppure, E’ vero ma gli esami di diritto sono così difficili, bisogna studiare le leggi.
O ancora – oggi – Torno, ma mi dispiace davvero tanto: Lei non ci crederà, ma il fatto è che ieri sera ho perso tutto il pomeriggio per registrare un voto.
Che significa?
Che basta un pomeriggio per preparare il mio esame?
Non è la giustificazione più diplomatica che abbia sentito nella mia vita.

Invenzioni ignobilmente accademiche (CFU)

4 Comments/ in Senza categoria / by Gian Luca Conti
11/12/2008

lavagnaIl prof. Pungitopo non è considerato una persona seria.
Per nulla.
Si aggira per i convegni con aria  da folletto etilista.
Sempre perfettamente vestito.
Una eleganza retrò.
Mirabile nel tono su tono con cui lega la cravatta ai calzini coordinandosi con le stagioni, la giornata, l’evento.
Di solito, durante i convegni scompare per riapparire alle cene o nelle pause caffè.
Un bicchiere in mano.
Pieno.
Lo svuota d’un fiato, all’improvviso, quasi vergognandosi, come una quarantenne in Tennessee Williams.
Ha preso la parola una sola volta.
In un consesso molto elevato.
Alla presenza di tutti gli accademici della disciplina, togati della loro scienza e pomposamente ammantati delle loro nozioni.
Ha detto una frase memorabile: Ma se venisse un marziano, un marziano di Bruxelles, capirebbe i nostri discorsi? [balbetta, scivola sulle parole, le lega al vino e all’entusiasmo di una notte giovane, una notte da convegnista che deve finire i fondi di ricerca].
Naturalmente, non gli è stato consentito di finire di parlare.
Il presidente dell’assemblea lo ha interrotto, il consesso lo ha ridicolizzato.
Come in Cime abissali di Aleksandr Zinov’ev.
Naturalmente aveva ragione.
Sia sul fatto che i costituzionalisti sono fuori dal mondo.
Sia sul fatto che i veri marziani abitano a Bruxelles.
I CFU (crediti formativi universitari) sono un qualcosa che solo il prof. Pungitopo può spiegare.
In teoria, hanno come scopo di armonizzare i corsi di laurea all’interno dell’Unione Europea.
Ogni corso di laurea di primo livello conta 180 CFU.
Ogni corso di laurea di secondo livello conta 300 CFU.
Ogni CFU conta 25 ore di impegno complessivo, di cui 7 – 12 ore di lezioni frontali; 12 – 20 ore di esercitazioni o attività assistite; 15 – 25 ore di pratica individuale presso laboratori, o per attività di tirocinio o per la prova finale.
In ogni caso, non meno della metà delle ore devono essere dedicate allo studio individuale.
Questo significa che un esame di 6 CFU si misura in 150 ore di impegno complessivo, di cui non meno di 42 sono di didattica frontale e non meno di 125 sono di studio individuale.
La distribuzione dei CFU all’interno delle diverse attività avviene per mezzo del regolamento didattico di ateneo, del regolamento didattico di facoltà, degli ordinamenti dei diversi corsi di laurea.
Complicatissimo convertire le pagine dei libri di testo in CFU.
In teoria, un CFU conta non meno di 12,5 ore di studio individuale e ogni ora di studio porta con sé cinque pagine, sicché un esame da 6 CFU conta 375 pagine (6 * 12,5 * 5).
Questo vale nell’intera Unione Europea e per tutte i settori scientifici disciplinari.
Il che significa che leggere 5 pagine di teoremi matematici per uno studioso di ingegneria dei fluidi equivale a 5 pagine di promessi sposi per uno studente di letteratura italiana.
Indipentemente dalle tradizioni didattiche dei diversi paesi o dei diversi atenei.
Difficile che un marziano di Bruxelles lo possa comprendere.
Ancora più difficile che lo possa ritenere ragionevole.

I pensieri politicamente scorretti di una bambina impertinente (Immacolata concezione)

7 Comments/ in Senza categoria / by Gian Luca Conti
09/12/2008

BimbaImpertinenteBimba Impertinente ha un concetto svizzero della realtà.
Ama il tempo che si ripete con tranquilla serenità.
Lunedì mattina, 8 dicembre:
B.I: Babbo, che giorno è oggi?
–> Lunedì, perché?
B.I: Perché io il lunedì vado a scuola.
–> Oggi, è festa.
B.I: Perché è festa?
–> E’ l’immacolata concezione
B.I: Che cosa è l’immacolata concezione?
–> E’ un modo per dire che la Madonna è nata senza peccato
B.I: Babbo, me lo racconti?
–> C’era un Papa, di nome Pio IX, che cercava un modo per passare alla storia e pensò di risolvere la questione della natura della mamma di Gesù. Vedi, per alcuni – così i Domenicani – la Madonna era stata redenta dal Cristo, perché della stessa natura degli uomini e perciò viziata dal peccato originale. Per altri, invece, – i Francescani e i Gesuiti – la Madonna non avrebbe potuto concepire Gesù se fosse stata viziata dal peccato originale, Pio IX …
B.I: Babbo, mi racconti di Cenerentola?

I pensieri politicamente scorretti di una bimba impertinente (Lingue di gatto)

3 Comments/ in Senza categoria / by Gian Luca Conti
01/12/2008

BimbaImpertinenteLa domenica di Bimba Impertinente è, prima di tutto, gita in pasticceria.
La figlia del pasticciere, che è identica a Pocahontas, ma ha non meno di sessant’anni, le offre sempre un sacchettino di lingue di gatto.
B.I.: Babbo, perché si chiamano lingue di gatto?
–> Perché sono leggeri e fini come lingue di un gatto
B.I.: Allora perché i pavesini si chiamano pavesini?
–> Aiuto…

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