Autodifesa
Telefona.
Sempre lui.
Telefona e parla.
Si spiega.
Vocia.
Urla.
Ha ragione e chiede: Capito?
Con costanza snervante.
Piccola soddisfazione: tirare l'acqua dello sciacquone, ogni volta che chiama…
Telefona.
Sempre lui.
Telefona e parla.
Si spiega.
Vocia.
Urla.
Ha ragione e chiede: Capito?
Con costanza snervante.
Piccola soddisfazione: tirare l'acqua dello sciacquone, ogni volta che chiama…
I giornali non sono galantuomini.
I professori di diritto costituzionale, meno.
Dal giornale di oggi, si apprende che un professore di diritto costituzionale in servizio presso una certa facoltà, appena andato in pensione è stato soggetto ad una perquisizione e che è indagato per aver interferito con il regolare svolgimento delle prove concorsuali.
Tanto valeva scriverne nome e cognome: c'è un solo professore di diritto costituzionale in servizio presso quella facoltà che è appena andato in pensione.
Un tipo strano.
Che non scriveva molto.
Che faceva parte di una commissione di concorso a cui anche chi scrive partecipava.
Come d'uso chi scrive, si presentò al Commissario per consegnargli le proprie pubblicazioni.
Che il Commissario appoggiò su un angolo della scrivania insieme a molti altri fogli.
Diciamo il genere di angolo che somiglia da vicino ad un'anticamera del cestino.
Chi scrive sorrise.
Sorrise ancor di più quando venne salutato con cortesia accompagnata dalla frase:
–> Non si preoccupi, lei è giovane ed il tempo è galantuomo …
Ma non quanto ha sorriso oggi leggendo il giornale.
Ha la faccia simpatica di tutti i ragazzi mongoloidi.
Come si diceva una volta con una espressione che oggi suona politicamente scorretta.
Cammina per il quartiere.
Qualche passo davanti a sua madre.
Finché non trova qualcuno con cui parlare.
Sempre le solite domande:
–> Come stai?
–> Che fai?
–> Ci sei domani?
La madre gli passa oltre.
Grassa di troppo mangiare.
Sfatta negli abiti forgiati su di un'ancora.
I gambaletti che appaiono dalla gonna.
Color carne di insaccato.
Lo aspetta.
Qualche istante.
Lui le sorride.
Lei, no.
Lei lo rimprovera.
Lei gli dice:
–> Guarda come sono … Mi sono sventrata per farti nascere … Prima non ero mica così …
Lui continua a sorridere di quel dolore di madre che ammazza dentro più di qualsiasi malattia.
Due normali sorelle.
Non del tutto, però.
Vengono ritirate dall'istituto di detenzione temporanea che frequentano come obbligo scolastico.
Iniziano a correre.
Il padre è costretto a rispondere ad una telefonata.
Corrono pericolosamente verso il torrente automobilistico chiamato Viale.
Il padre le richiama.
Con il nome che usa per richiamarle quando si comportano male ed il comando apposito.
Il padre è fermamente convinto che fra la educazione di un cucciolo di uomo e l'educazione di un cane da guardia non vi siano soverchie differenze ed applica numerosi principi della seconda alla prima.
Una vecchiaccia del genere Non mi faccio gli affari miei e sono stata una madre esemplare osserva con vivo disappunto.
Guarda il padre ai cui piedi si sono accucciate le fanciulle e esclama Non sono mica cani.
Bimba piccola fissa Bimba Impertinente.
B.I. fissa B.P.
Le due assieme, la vecchia.
E iniziano ad abbaiare.
Semplicemente il Sole di inverno.
Il vento come una preda che fugge.
Occhi curiosi che imparano il freddo calore di un timone.
Semplicemente?
Nevica.
La città diventa diafana.
I passanti sono ombre di silenzio.
A non avere un cazzo da fare, sarebbe fantastico.
Altrimenti, è semplicemente un modo per cascare di bicicletta.
Rissa da strada.
Tassista superincazzato.
Scende dal taxi.
Si avventa su un vecchietto.
Che non si sa che cosa abbia fatto.
Ma non si tira indietro.
–> IO che sono IO non sopporto chi fa il furbo …
Chissà chi cazzo è IO.
Si scalmanano sbavando.
Esce il pacificatore di professione.
Si mette nel mezzo.
–> Ma che fai? Ti rovini …
Ridda di luoghi comuni con duplice quesito:
Ma nessuno mette le mani sul viso al pacificatore?
Ma se due si vogliono sfogare, rovinare, ammazzarsi, etc. chissenefrega.
E' solo un vantaggio previdenziale per la nazione.
L'Università di Pisa è squassata dalla tornata elettorale per diventare rettore.
Ci sono due candidati in corsa.
Da una parte, il prof. Paolo Miccoli che rappresenta medicina e chi sa quello che si deve sapere sa che non si diventa rettori senza l'appoggio di medicina.
Dall'altra parte, il prof. Massimo Augello che rappresenta una cordata eterodossa che aveva già tentato la scalata quattro anni fa, quando era capitanata dal prof. Emilio Vitale, il quale, purtroppo, ha avuto un terribile incidente e da oltre due anni è in coma.
I toni della campagna elettorale sono accesi.
Uno dei candidati alla carica, la prof. Nicoletta De Francesco, già prorettore alla didattica e che rappresenta ingegneria, ha rinunciato a confermare la propria candidatura per la seconda tornata di votazioni appoggiando esplicitamente il prof. Augello.
I due hanno scritto assieme una lettera in cui affermano di credere in dei valori comuni e si impegnano a collaborare nel caso di vittoria: l'uno come rettore e l'altro come prorettore vicario.
La lettera ha scatenato un certo numero di dissensi: si è sostenuto che non è di buon gusto perché la De Francesco ed Augello avrebbero trattato gli elettori della De Francesco come pedine da spostare dopo avere organizzato una sostanziale campagna civetta.
Machiavellismi di politicanti.
Ettore Bergamini, che è un decano di medicina, li ha scoperti con ironia.
Dice che i due si sono uniti perché hanno scoperto di credere negli stessi valori ("il potenziamento della ricerca, dell'interdisciplinarietà, del trasferimento tecnologico, della semplificazione amministrativa e della pubblicità degli atti; basato su valori di trasparenza, apertura al dialogo, progettualità, valorizzazione della qualità e del merito, riconoscimento delle attività effettivamente svolte; e condotto con una comune ispirazione a un forte senso istituzionale e dedizione esclusiva al bene dell'Ateneo") e domanda, senza avere ricevuto nessuna risposta, se i due candidati ritengono che vi sia un solo professore universitario che possa chiamarsi tale senza fare propri questi valori.
Ha dannatamente ragione Bergamini.
Ma la domanda vera è un'altra: se il mio mestiere, il mestiere che amo, è essenzialmente composto di due parti: ricercare ed insegnare, perché mai dovrei fare il rettore?
La verità vera è che se uno vuole fare il professore universitario, se uno ama la ricerca e l'insegnamento, non ha nessuna voglia di chiudersi nelle stanze del Palazzo alla Giornata ad occuparsi della politica accademica.
Che con la ricerca e l'insegnamento non ha proprio niente a che fare.
La verità vera è che in questa tornata elettorale i programmi dei candidati, compreso quello del candidato Miccoli, hanno davvero poco a che fare con la ricerca e si occupano semmai di didattica.
Ma di quella didattica deteriore che ha al proprio centro gli studenti intesi come clienti di cui ricercare una assurda "customer satisfaction".
Sono vuoti i valori indicati da Augello e dalla De Francesco.
Ma soprattutto è vuota l'università.
Primo giorno di scuola materna.
Lei.
Come sempre, perfetta.
Con i suoi occhiali ortopedici.
Con la sua borsa di Hello Kitty.
Con tutto ciò che serve per essere una grande fica, a tre anni e mezzo.
Il padre.
Come sempre, tutto meno che perfetto.
Senza occhiali.
Senza borsa.
Inadeguato.
Ma soprattutto con quell'aria che in mezzo a bambini che piangono perché vengono lasciati, non gli dispiacerebbe una lacrimuccia di sua figlia.
Ma nulla.
Niente lacrime.
Lei lo guarda e si tuffa in mezzo agli altri.
Lei ride.
Ride sempre.
E lui pensa In fondo è una freccia lanciata verso il cielo.
Ondeggia, ma non con l'aria da vecchio marinaio.
Ondeggia e riondeggia.
I pantaloni corti da ragazzina californiana.
La camicetta di lino aperta.
Un fisico da vampe varicose.
Due sfaccendati idioti da prime ore del mattino.
Di quelli appoggiati al muro che bisogna parlarci parecchio per convincerli a distaccarsene.
Primo sfaccendato:
=> Che la governeresti?
Secondo:
=> Piuttosto mi fo inculare da otto negri
=> Ma grossi
=> Si, grossi … Grossi e sproporzionati
precisa.
Il coraggio delle proprie opinioni non è da tutti.