10/10/2007
Vladimir Propp ha scritto la morfologia della fiaba (Leningrado, 1928: vi è un che di eroico in questo mite studioso del folclore che mentre la rivoluzione di ottobre prende i toni descritti da Pasternak si occupa di classificare le fiabe raccolte da Afanasev).
In questo libro, Propp individua 31 funzioni costanti, affermando che tutte le fiabe hanno la medesima struttura.
La morfologia della fiaba è stata sfruttata da Rodari nella sua grammatica della fantasia (Torino, 1974) dove si suggerisce che prendendo le 31 funzioni di Propp, mischiandole come se fossero carte da gioco, scambiandosele, affidando a ciascun giocatore il ruolo di autore del frammento narrativo rappresentato nella carta che gli è stata assegnata, è possibile inventare fiabe quasi dal nulla.
Naturalmente, l’eterogenesi dei fini operata da Rodari non tiene conto delle intenzioni di Propp che voleva analizzare il discorso fiabesco come forma immutabile di un percorso pedagogico, che termina immancabilmente con le nozze dell’eroe.
La meccanica di Propp mi ha sempre angosciato.
Le fiabe in questo modo diventano una sorta di catena di montaggio.
O meglio il processo di elaborazione di una fiaba, nel tempo, nell’accompagnare verso il sonno migliaia di milioni di bambini, rammentando la voce di un nonno o di una mamma o di un babbo, diventa il frutto di un processo standardizzato molto fordista, se così si può dire.
Vi è tuttavia un tipo di racconto che ha una struttura pressocché meccanica.
E’ il racconto erotico.
Non il racconto erotico di Anais Nin o di Marguerite Duras, ma quel racconto banalmente erotico che potrebbe essere pubblicato da Liala, o da Pizzo Nero, per essere maggiormente in tema: il racconto quotidianamente erotico che potrebbe leggere un commesso viaggiatore d’altri tempi in treno.
Ora se si mischiano le funzioni di Propp con la morfologia del racconto erotico si potrebbe avere:
(i) Allontanamento → il tipo esce di casa
(ii) Divieto → dice alla moglie “mi raccomando non aprire a nessuno”
(iii) Infrazione → la moglie apre al postino
(iv) Investigazione → la moglie guarda la turgida patta del postino
(v) Delazione → la vicina guarda dal buco della serratura e chiama il tipo
(vi) Tranello → il tipo si era nascosto nel sottoscala
(vii) Connivenza → il tipo guarda la moglie che si fa governare dal postino
(viii) Danneggiamento (o mancanza) → il postino ha una defaillance
(ix) Mediazione → la vicina cerca di svegliare la defaillance
(x) Consenso dell’eroe → il tipo condivide la scelta della vicina e la titilla tutta
(xi) Partenza dell’eroe → il tipo si è scocciato e va via
(xii) L’eroe messo alla prova dal donatore → un vecchio laido incontra il tipo che si aggira in un notturno da Blade Runner e lo porta in un postribolo
(xiii) Reazione dell’eroe → il tipo inizia a trafficare con le ospiti del postribolo
(xiv) Fornitura del mezzo magico → il vecchio laido fornisce al tipo dei giocattoli sado maso
(xv) Trasferimento dell’eroe → il tipo lascia il postribolo e sale in macchina
(xvi) Lotta tra eroe e antagonista → torna a casa e trova la moglie con il postino e la vicina, il tipo ed il postino garaggiano in chi governa meglio il partner
(xvii) L’eroe marchiato → il postino sbaglia mira e viene sul tipo
(xviii) Vittoria sull’antagonista → il tipo è talmente efficace sulla vicina che la moglie se lo riprende
(xix) Rimozione della sciagura o mancanza iniziale → il postino viene messo alla porta
(xx) Ritorno dell’eroe → il tipo e la moglie restano soli, come all’inizio della storia
(xxi) Sua persecuzione → il postino torna con i suoi amici e porta via il tipo
(xxii) L’eroe si salva → il tipo riesce a liberarsi dalla orrenda cantina dove è stato rinchiuso e nella quale un sacco di signori si governano a vicenda
(xxiii) L’eroe arriva in incognito a casa → il tipo torna a casa travestito da commesso viaggiatore
(xxiv) Pretese del falso eroe → il postino cerca di metterlo alla porta
(xxv) All’eroe è imposto un compito difficile → deve vendere delle spazzole al postino
(xxvi) Esecuzione del compito → si fa aiutare dalla vicina per mostrare come possono essere usate le spazzole che ha nella borsa
(xxvii) Riconoscimento dell’eroe → al tipo scappa il pisellotto fuori dalle mutande e la moglie lo riconosce dal tatuaggio con il suo nome che circonda il prepuzio
(xxviii) Smascheramento del falso eroe o dell’antagonista → la moglie lava il pisello del postino e il tatuaggio con il suo nome si scolorisce: il bieco postino lo aveva fatto con una bic
(xxix) Trasfigurazione dell’eroe → il tipo ha una erezione fantasmagorica da cui si vede che il punto dopo il nome era la scritta “Ti amo”
(xxx) Punizione dell’antagonista → il postino viene spedito fuori di casa a calci nel culo e con il pisello penzoloni
(xxxi) Nozze dell’eroe → il tipo si rigoverna la moglie con rinnovato vigore.
Ma naturalmente le varianti sono infinite, anche se la vera sostanza del racconto meccanicamente erotico è la descrizione pressocché immutabile del congiungersi dei corpi.
E questa sostanza meccanica rimane sempre più o meno il solito, banale, ripetersi di un membro che penetra, una lingua che titilla, un fiotto che si scarica.