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Tag Archive for: solitudine

Abby è viva (Ma ne valeva la pena?)

20 Comments/ in Senza categoria / by Gian Luca Conti
11/06/2010

IMG_0112Abby Sunderland ha sedici anni.
Un'età nella quale nessuno è riuscito a fare il giro del mondo senza scalo con una barca a vela e lei ci ha provato.
Ci ha provato con l'attiva collaborazione dei genitori, che le hanno acquistato una barca di dodici metri e l'hanno munita dei denari per attrezzarla, dopo avere fatto lo stesso per il figlio maggiore, Zac, che era riuscito nella stessa imprese poco più che diciottenne.
Lei non ci è riuscita.
Ha già fatto due scali per ragioni tecniche: Cabo San Vicente e Cape Town.
Da Cape Town ha tentato di raggiungere l'Australia in senso antiorario e nel periodo delle tempeste.
Una cosa che un velista non fa volentieri ed un marinaio, probabilmente, non farebbe mai.
Era scomparsa e gli epirb (emergency positions indicating radio beacons) avevano smesso di funzionare.
Il Los Angeles Times di stamane dice che un aereo ha avvistato l'imbarcazione (wild eyes) e che Abby starebbe bene.
Un peschereccio sarebbe non troppo lontano e fra non molto dovrebbe essere in grado di recuperarla.
Ci sono delle cose che nessuno è riuscito a fare perché nessuno ci ha provato e può darsi che valga la pena non provarci.
A sedici anni, si sognano cose impossibili ed è giusto.
Va bene, fa parte dell'età.
Ma un genitore che collabora attivamente ai sogni impossibili di suo figlio forse è un idiota.
In particolar modo se recidivo: quando te ne va bene una, aumentano le probabilità che la seconda non vada a buon fine.

[In]dignità maschili

6 Comments/ in Senza categoria / by Gian Luca Conti
31/03/2010

1256287571

Luigi coiffeur pour homme è un luogo di maliziosi divertimenti.
Un ingresso sobrio ed un salone defilato.
Al centro, un catafalco attrezzato con separé in modo che nessun cliente possa vedere gli altri.
Nel separé più defilato, i parrucchini.
Tristi papaline per crani depauperati dell'orgoglio maschile.
Il vero calvo da toupée ne ha almeno due, identici.
Uno sul capo e l'altro in manutenzione.
Il toupée viene applicato con del nastro biadesivo sulla pelle nuda.
Male boia.
Il divertimento è sapere che cosa accade dietro il separé e salutare con cortesia il capelluto che ne esce.
Finché non vedi uno dei tuoi migliori amici e capisci come mai, improvvisamente, ha smesso di portare i capelli rasati quasi a zero.
Esce, ti vede, fa per tornare dentro, lascia perdere e ti guarda implorando silenzio.
Stai zitto e fai finta di essere completamente perso nella lettura del giornale.
Ma non riesci a non pensare.
Brutto cambiare donna a cinquanta anni.
Brutto cambiare donna e trovare_essere trovati da una cubana di trenta.
Peggio ammalarsi di gioventù perduta.

Nuota come se piangesse

11 Comments/ in Senza categoria / by Gian Luca Conti
01/02/2010

bambino+piangeNuota come se piangesse.
Solo nel lusso di una piscina vuota.
Le bracciate lente come singhiozzi.
Una dopo l’altra.
Come se nessuno lo vedesse.
Come se nessuno conoscesse il suo segreto.
Come se il suo segreto fosse solo suo.
Come se tutti non avessero visto arrivare la sua mamma con un fidanzato.
Un fidanzato nuovo.
Un fidanzato da ospitare nella sua camera.
Nel letto che per lui è di suo padre.
Che non è vero che non è venuto perché aveva da lavorare.
Che non è vero che i bambini sono stupidi.
E lui è andato via.
E’ andato a nuotare.
Ingoiando singhiozzi e bracciate.
Con la stessa implacabile lentezza.
Come se nessuno avesse sentito quando diceva alla mamma:
–> La prossima volta, mamma, per favore, puoi aspettare prima di trovare un altro fidanzato?

Il Sole di settembre

2 Comments/ in Senza categoria / by Gian Luca Conti
28/09/2009

Immagine 1Il Sole di settembre non scalda.
Non si inchioda sotto la pelle.
Si appoggia.
Con lieve dolcezza.
Questo Sole di settembre è una camera di ospedale.
La solitudine di un ospedale che lo nasconde nelle persiane.
Corpi che lo cercano.
Bianchi.
Lavati di luci al neon.
Come bibbie blu.
Gambe.
Braccia.
Dignità stropicciate.
Come pigiami e camicie da notte sporchi di sonno.
Gambe e braccia che ti guardano con occhi di ragno.
Mentre una rara infermiera li chiama per nome, con il Tu.
E tu senti in quel Tuaccio, senza dolcezza, senza quotidianità, in quel Tuaccio che puzza di piscio e galera, la notte del Sole di settembre.

Lui si nasconde

2 Comments/ in Senza categoria / by Gian Luca Conti
14/07/2009

MassaCocaLui si nasconde.
Si nasconde perché ha affittato la sua villa.
Si nasconde perché quando la villa è affittata non è più sua e lui dorme nel bugigattolo che fu del casiere.
La villa che è sua come se fosse stata di suo padre e di suo nonno. Ma non più in là.
E si nasconde di notte.
Solo per guardare le stelle da una terrazza.
Per dire che è bello.
Si nasconde e sembrerebbe un personaggio di Dostoevskij.
Una cosa molto russa.
Ma Dostoevskij è lontano dalle Colline Pisane: si apre una porta, si affaccia una tipa.
Grassa di oca flaccida.
Inguantata in un vestito a fiori.
I seni che tremolano in un balconcino infelice.
Un odore fra il boudoir e il postribolo di leva.
La faccia perplessa nello scoprirlo in compagnia.
Perplessa e quasi sorniona.
L’amico finge di non capire il rossetto accomodante.
Mette le gambe in spalla mentre lui chiude la sua dignità in un estremo Bisogna sapersi accontentare.
Che sfuma in un cielo troppo vicino per non vederlo cadere.

Il lavoro cava le voglie

2 Comments/ in Senza categoria / by Gian Luca Conti
13/05/2009

giudiceProcesso penale dalle tinte squallide.
L’imputato, uno psicoanalista falso come una borsa di Luis Vuitton sul Ponte Vecchio.
La parte offesa, una signora di quaranta anni, truffata dallo psicoanalista, che, abusando della sua fiducia, l’avrebbe indotta a rapporti sessuali di vario tipo e genere.
Spiega di essere andata da questo "medico" perché aveva bisogno di ritrovare se stessa.
Si sentiva persa.
Sola in una vita di coppia che le appariva desolata come una canzone di Dylan.
Un vecchietto con tutta l’aria del maresciallo in pensione:
–> Se aveva da pensare come arrivare alla fine del mese, ‘un si ritrovava a dovessi fa mettere i punti nì didietro

Chi li ha sciolti? (Confidenze pericolose)

10 Comments/ in Senza categoria / by Gian Luca Conti
02/03/2009

BenvenutiInCasaGoriCena.
Amici di lunga data.
Senza donne.
Conversazione che scivola.
Inesorabilmente.
Verso confidenze pericolose.
Tizio.
Sempre stato strano, tizio.
Confida di avere una amante.
Niente di particolarmente strano.
Confida che la sua amante lo eccita tremendamente.
Ancora meno strano.
Spiega come fa la sua amante a eccitarlo.
Lo porta nel magazzino di un hard discount.
Lei scende dalla macchina.
Lui, no.
Dal magazzino, escono due commessi.
Nerboruti.
Un’aria non particolarmente intellettuale.
I due commessi governano l’amante in ogni dove consentito dalla cinetica dei corpi e dagli scatoloni del cortile.
Lui, in macchina, aspetta che abbiano finito.
Quando hanno finito lei risale in macchina.
Lui è arrabbiato nero.
La mena.
Come un maglio.
La mena e la governa a sua volta.
Conclude: Voi non avete idea di quanta adrenalina … Non potete immaginare …
No.
Non possiamo immaginare.
Ci possiamo solo chiedere, ma nessuno ha il coraggio di esprimere il pensiero a voce alta, di come abbiano fatto a trovare i due commessi dell’hard discount.
E se lo fa solo con l’amante o anche con la moglie.
Ma anche questo nessuno ha avuto il coraggio di chiederlo.
Solo risate e sorrisi.
In un apice che torna indietro.
Stanco.
Annoiato.
Schifato.
Anche stasera, restare a casa non sarebbe stata una cattiva idea.

Lolite

16 Comments/ in Senza categoria / by Gian Luca Conti
29/10/2008

LolitaMilano.
Liceo del centro.
Molto borghese.
Diciamo fra via dei Giardini e il Circolo della Scherma.
Ragazzina.
Quinta ginnasio, ottima famiglia di buona nobiltà industriale, con una qualche allure resistenziale.
Carina, come è carina una bimba cresciuta in un mondo nel quale tutti sono carini.
Nel quale essere carina assomiglia a un dovere sociale.
Quasi una questione di buon gusto.
Esattamente come l’intelligenza sensibilmente nevrotica della madre.
O gli abiti di buon taglio genovese del padre.
Smette di studiare.
Va a scuola senza portarci il cervello.
Mangia sempre di meno.
Si svuota.
Si svuota dal di dentro.
Il nonno si preoccupa.
La madre si preoccupa.
Il padre non c’è, naturalmente.
La madre trova un diario.
Agghiacciante.
Notti passate in gare fra ragazzine a chi si faceva sbattere da più uomini.
Con testimonianza via sms e autoscatto.
Interi pomeriggi a sniffare eroina, perché ha un prezzo compatibile con la paghetta e iniettarsela fa troppo tossici.
Un mondo di ragazzini svuotati.
Guidati da ragazzotti svuotati.
Pochi ragazzotti che esercitano uno strano carisma su molti ragazzini.
Lei, che è orgogliosamente fragile, cade nelle stanze buie di una noia rubata dal dolore dell’adolescenza.
Cade dentro il carisma oscuro dei più grandi.
Che sono tutti di ottima famiglia, figli di amici dei genitori, carini e intelligenti.
Forse, le classi separate dovrebbero essere per loro.
Anche se parlano benissimo in italiano.

Elemosine

12 Comments/ in Senza categoria / by Gian Luca Conti
24/07/2008

HomelessUn povero cerca il sole durante l’inverno.
Quell’ultimo calore che consente alla notte di trovare il mattino.
Ed al mattino di allontanare la morte.
Di spostarla un po’ più in là.
Il povero che uno si immagina è quello.
L’immagine nitida di un sorriso steso al sole in una mattina pungente.
Sottovento ad una panchina.
Ma ci sono poveri che fanno più male.
C’è il carcerato cui muore la madre.
Un ergastolo che si trasforma in un permesso di tre giorni.
Senza soldi.
Senza sapere più nulla della realtà di fuori.
–> Cosa devo fare?
–> Non ho più nessuno.
–> Non so nemmeno dove mangiare…
Tu distratto che ascolti la suora che gli risponde: Ma non si preoccupi, qualcuno penserà a lei.
E va via.
Nella solitudine fatta di neon di una corsia di ospedale.
Resta fermo.
Immobile.
Appoggiato al muro dell’obitorio.
Al freddo del muro dell’obitorio.
Ripete:
–> E ora cosa devo fare? Lo so io cosa devo fare: prendo uno a ceffoni e mi fo riportare in galera. Che non mi possono mica fare nulla. Che l’ergastolo me l’hanno bell’è dato. Che non è possibile che non pensino che uno che esce dopo quindici anni non sa più nulla, che ha bisogno di essere accompagnato, che fuori non si rinviene più, che dentro non si sta mica male, che ci sono persone buone e cattive come fuori, ma è tutto più facile.
Tu distratto che vai via, dopo essere arrivato per sbaglio in quel corridoio.
Lasciando una elemosina che sembra una mancia.
C’è anche il tuo amico di infanzia che è diventato povero.
Povero con un lavoro da 2000 Euro.
Povero per 1000 Euro di mutuo da pagare per la casa che è restata alla moglie e ai figlioli.
Povero per 500 Euro di alimenti e la metà delle spese sanitarie e di istruzione.
Povero che non ha i soldi per comprare le scarpe da scoglio ai bimbi.
Forse è questa la povertà che fa più male.

Nick Cave e la montagna solitaria

4 Comments/ in Senza categoria / by Gian Luca Conti
13/06/2008

NIck CaveUn concerto.
Bello.
Forse più bello di altri.
Forse, no.
Sicuramente una strana atmosfera.
Un concerto di fine maggio in un parco mediceo.
Pioggia.
Pioggia battente.
Insistente.
Pioggia a penetrare gli abiti.
Tiepida.
Piacevole.
Amici.
Gli amici di sempre.
Più Gesù.
Che nessuno vedeva da anni e che si è tagliato barba e capelli.
Fino a perdere il profumo da redentore che lo accompagnava un tempo.
Da redentore birichino.
Ma non era Gesù la persona che mi ha agguantato il cuore.
No.
Era un tizio enorme.
Solo.
Completamente solo.
Accanto a noi.
Grosso di quella grandezza imbarazzante che hanno certi giganti.
Solo di una solitudine un po’ idiota.
Della solitudine di chi sa di essere idiota.
Che è una solitudine strana.
Irrimediabile.
Una solitudine che si scusa della propria stupidità.
C’è questo negli idioti, talvolta.
La consapevolezza dei propri limiti intessuta come una colpa.
Resta.
La montagna solitaria.
Molto più di Nick Cave.
Più della pioggia.
Resta e fa male la sua elemosina di normalità.

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