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Impenetrati silenzi

0 Comments/ in profstanco / by Gian Luca Conti
09/06/2022

Il silenzio sfinisce

Addolora le mani il silenzio della Musa e dei suoi fardelli

Addolora il pianto e trascina i piedi mentre il vento è una furia che scuote la mente

Il dannato osserva la sua Musa mentre tace

Ne assapora il silenzio, si lascia condannare dal suo nascondersi, lo vive come un harmattan

Oramai conosce il colore dei deserti e trova la sua strada nella sabbia

Strada di sete e naufragi

Il silenzio è sfinita sabbia mentre il dannato sa che la sua sete si può dissetare dal suo grembo

Quel grembo che è stato madre e amante e nel quale la sua anima si unisce al corpo dissecandosi

Questo silenzio che è vergine come le latrine di un postribolo.

Fuori di gabbia

0 Comments/ in profstanco / by Gian Luca Conti
08/06/2022

E’ la stanchezza dell’ora d’aria con cui si incammina nella luce spaesante della libertà

Ha vissuto dentro la propria condanna che sapeva ingiusta

Ci ha vissuto dentro abituandosi a considerarla giusta: non aveva commesso il fatto per cui era stato condannato ma si impara presto dallo stesso odore delle mura e delle lenzuola che nessuno è innocente, che tutte le condanne sono giuste. Mai e sempre

Quella sentenza è stata riformata o, forse, è stato graziato

La notizia lo colpisce come lo aveva colpito la notizia della condanna, aveva imparato ad amare la luce sporca della prigione, la rassicurante assenza di libertà, la quieta serenità di una condanna senza fine

Adesso cammina, sfiorando il calore della libertà sul muro di cinta della prigione, accarezzandola come un bambino che cerca la mano della madre per addormentarsi e per camminare, cammina verso la fermata dell’autobus. Per addormentarsi e camminare

Adesso la sua condanna è riconoscere il colore del Sole, a ogni alba e a ogni tramonto. E qui non c’è grazia

Lo stupro della musa

0 Comments/ in profstanco / by Gian Luca Conti
06/06/2022

Ogni volta che legge si sveglia dalla propria autopsia di parole

cicatrici di anatomopatologo

distillate da un bisturi incapace di compassione

circondano l’anima che ricuciono dopo aver rovistato il corpo

Lei sa che quelle parole sono stupro

e smette di leggerle nauseata dal sapore freddo della morte che le è rimasto in bocca

non c’era nessuna innocenza in questo gioco

solo un dolore talmente insopportabile da diventare ossessione

ma questo lei non lo ha mai capito e comunque non ha nessun senso ricordarlo quando gli abbracci sono diventati autopsie,

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