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Archive for category: profstanco

La proprietà morale: ossimori agli Uffizi

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02/01/2019

La proprietà non è mai morale. Fra proprietà e morale c’è una contraddizione. Le due parole sono un ossimoro. La proprietà è giusta nel senso che è regolata dal diritto e il diritto non è morale. E’ prodotto secondo le regole che ne disciplinano la validità.

Oggi fa notizia Schmidt, il direttore degli Uffizi, che ha circondato la foto di uno dei tanti quadri trafugati durante l’ultimo conflitto mondiale di nastri neri con su scritto Rubato in italiano, francese, inglese e tedesco. Read more →

Bella festa

0 Comments/ in profstanco / by Gian Luca Conti
24/12/2018

Bella festa.

Gli amici che conosci da una vita, quelle persone che ti sono sempre state vicine e che non ti hanno mai abbandonato.

Che hanno ancora voglia di giocare e sanno sorridere su un piatto di pici quasi crudi e sanno perfino divertirsi con il Karaoke.

Ma poi arrivano i ragazzi.

I ragazzi che hai visto nascere e crescere e che adesso sono adolescenti, guidano la macchina, hanno le loro feste.

Passano rapidamente, senza fermarsi, con lo sguardo non troppo divertito di chi dice Ma guarda questi vecchi che si divertono come se fossero ragazzini e ti viene voglia di un caminetto, un plaid e la pipa.

Perché hanno ragione.

Dannatamente e oscenamente ragione.

Disprezzo zingaro

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21/12/2018

Le tempeste sono terremoti che non lasciano tracce

subito torna l’allegria sulla superficie del mare

Ma le tempeste vere arrivano al fondo

lo squassano, rivoltano e lasciano cicatrici profonde

dove non sono occhi di uomo

Questo sa chi ama

che non resterà niente se non una ferita invisibile

fino alla prossima tempesta, fino all’inevitabile dolore del domani

Lo sa e ama le sue ferite aperte

perché è diventato un uomo rinunciando ai porti che delle tempeste conoscono i saldi ormeggi

prendendo il mare senza guardare l’orizzonte.

La Madonna di Renzi

0 Comments/ in profstanco / by Gian Luca Conti
14/12/2018

Renzi, ieri, ha presentato il suo programma televisivo su Firenze parlando della Madonna.

Era al Teatro del Sale.

Uno dei luoghi privilegiati della gauche meno radical e più chic fiorentina.

Ha illuminato spiegando agli invitati del Picchi che gli Uffizi sono un luogo magico, in cui ciascuno sceglie il suo capolavoro.

Il capolavoro di Renzi è la Madonna con il Cardellino perché rappresenterebbe la sua carriera politica.

Che avrà voluto dire?

Identificarsi con un’immagine che si presta a facili battute è contrario al patrimonio genetico dei cittadini di un luogo in cui ci si comincia a prendere per il culo quando si esce dalla fica.

Ma chi scrive, quando – spesso – va agli Uffizi si ferma sempre davanti al Bacco di Caravaggio e non alla Madonna del Cardellino di Raffaello.

Aviazione (Dove la mancia serve a comprare i lecca lecca)

0 Comments/ in profstanco / by Gian Luca Conti
27/11/2018

L’Aviazione è una pizzeria, non troppo lontana dalla stazione di Campo di Marte a Firenze.

Una di quelle pizzerie che fanno anche hamburger con patatine, hot dog e ali di pollo fritte.

Teoricamente piacevole.

Piacevole fino a un venerdì nel quale la cena con i parenti venuti da lontano era stata prenotata da tempo per ovvia comodità ferroviaria e dopo ampie discussioni familiari.

La cena c’è stata e ci sono stati anche i parenti. Ma non c’erano solo loro, c’erano anche montagne di bambini scalmanati che hanno reso impossibile qualsiasi forma di conversazione , gridando, cantando e passando fra i tavoli come cuccioli di lupo della Tasmania. Inutile chiedere ai camerieri uno sforzo da domatori di fiere in fieri. Assolutamente inutile.

Per pagare il conto, bisogna andare alla cassa e alla cassa c’è il tipico proprietario di pizzeria che si veste alla boutique dei proprietari di pizzeria d’un certo livello, il quale chiede se è andato tutto bene.

E’ andato tutto bene, anche se nessuno ha chiesto il livello di cottura della carne quando veniva ordinata, ma è un particolare irrilevante. E’ dispiaciuto invece cenare con lo stesso livello di pressione sonora di una mensa d’asilo o di una cava di calcare.

Il proprietario della pizzeria risponde che, come sanno tutti, chi prenota non può non sapere che all’Aviazione il venerdì e il sabato ci sono bambini che giocano e corrono.

Il cliente si scusa: Se è così, se questo è il vostro business model, mi scuso per avere protestato. Evidentemente sono stato un idiota a ospitare da voi i miei parenti.

Prende il conto, paga con la carta di credito, si avvede dello sconto di dieci euro che gli è stato fatto, tira fuori una banconota da dieci euro dal portafoglio e la lascia con la ricevuta della carta di credito.

E’ la mancia? chiede il proprietario, stupito dal gesto.

No, è per i lecca – lecca, risponde il cliente, guadagnando l’uscita con la rapidità del suo mal di schiena.

Anche questa volta, gli occhiali sono serviti a qualcosa: senza non sarei mai riuscito a leggere lo sconto di dieci euro.

Natura morta con Governo

0 Comments/ in profstanco / by Gian Luca Conti
21/11/2018

Traballa ma non crolla

Il futuro del governo Conte sembra aggrappato a due fili assai tenui.

Da una parte, il giudizio sulla manovra da parte dell’Unione Europea e, dall’altra parte, lo strano scambio fra il decreto anticorruzione e il decreto sicurezza in cui si rivela tutta la fragilità di un governo fondato su un contratto.

Sul primo aspetto, pesa il silenzio di Savona: l’unico che non ha preso la parola in un dibattito piuttosto acceso, e il ragionevole timore che se aprisse bocca, i mercati non gradirebbero.

Sul secondo aspetto, pesano i franchi tiratori  che hanno fatto cadere la maggioranza su un emendamento significativamente presentato da un parlamentare eletto con il Movimento 5 Stelle e subito espulso perché legato alla massoneria (Catiello Vitello).

Quello che pesa di più, però, in vista delle elezioni europee, è il progressivo smarrimento del senso di diversità che ha giustificato l’erompere del M5S: l’alleanza con Salvini mostra la lenta costruzione di un partito costretto a scendere a patti con logiche di potere che non appartengono al suo patrimonio genetico.

Elezioni anticipate?

In questa situazione, per evitare una sconfitta alle elezioni europee, la strategia più razionale per il Movimento potrebbero essere le elezioni politiche anticipate, magari favorite da una nuova legge elettorale confezionata su misura per dare il governo al partito che ottiene più voti.

Il Movimento è storicamente debole nelle competizioni europee e invece forte nelle elezioni nazionali e Di Maio è troppo intelligente per non rendersi conto che una sconfitta potrebbe allontanarlo dal potere, forse per sempre: Renzi insegna che la perdita del potere logora di più della sua mancanza.

Sono questi, più o meno, i commenti della rassegna stampa di oggi e fanno venire voglia di arrivare prima possibile alla pagina del sudoku, perché il vero rompicapo non è se il governo dura o non dura, se la melliflua capacità di mediazione di Conte riuscirà a tenere insieme il Capitano e il suo isterico sodale.

Il rompicapo di oggi è il cleavage della minoranza

Il rompicapo è la sorte del Movimento perché la sua capacità di essere diverso ha dato voce a un cleavage della rappresentanza politica forte, quello di coloro che si sentono esclusi dalla tradizione liberale e che non hanno mai avuto voce principalmente perché non sanno pensare in termini politici ma pesano con bisogni che hanno la forza del dolore e dell’esclusione contro chi, invece, sa pensare e pesa con la forza del proprio pensiero anche se questa forza è esclusione e capacità di profitto.

Sembra essere questo il vero problema e, forse, guardare alla Germania, dove i verdi crescono grazie alla combinazione di solidarietà e tutela dell’ambiente, grazie alla promozione dei valori forti della cittadinanza, potrebbe aiutare.

Potrebbe essere questo l’orizzonte del partito democratico, ma la discussione fra Minniti e Zingaretti, che ieri è venuto a Pisa per dire che si candida per “paura”, non appassiona nemmeno i loro familiari, logorando una base oramai impalpabile.

Renzi ha molto correttamente commentato il voto della Camera come la certificazione del venire meno della maggioranza. Ma non ha aggiunto che perché una maggioranza scompaia occorre una minoranza capace di farla cadere e, oggi, questa minoranza, forse, può essere raggiunta in Parlamento, grazie ai franchi tiratori, ma sicuramente manca nel Paese.

C’è aria di 1924

Il futuro del Governo è apparentemente agganciato a due fili assai tenui.

Il Governo traballa ma non molla perché non esiste una minoranza che ne possa causare il crollo con la forza delle proprie idee.

Perché la minoranza non si è ancora assestata sulla nuova linea di frattura della rappresentanza politica impostata dalla Lega a 5 Stelle, continua a parlare il linguaggio della destra e della sinistra, a individuare il fronte del dialogo politico su una linea Maginot che non esiste più.

Deve invece trovare un linguaggio diverso perché capace di interpretare valori che sono diversi, i valori dell’eredità liberale e della solidarietà.

In questa situazione, il Governo può cadere solo se vuole cadere e può voler cadere perché i suoi sostenitori sanno di non avere avversari nella interpretazione dei bisogni di rappresentanza politica che sono espressi da una società profondamente divisa.

C’è aria di 1924: anche allora un movimento politico aveva capito che i cleavage della rappresentanza politica erano cambiati e seppe approfittarsi della incapacità di analisi dei propri avversari.

Il fotografo di matrimoni

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09/11/2018

Il fotografo di matrimoni non voleva fare il fotografo di matrimoni ed è morto giovane.

Di qualcosa che non ha nome ma fa molto male. Anche a uno che amava il gioco e si stonava di bingo.

Odiava i matrimoni perché diceva che c’è una sottile distanza, un impercettibile confine fra gli istanti.

Ogni decisione è poco più di un attimo. Ma ci sono attimi nei quali si decide per tutta la vita.

Può andare bene e capita di essere felici ma può andare anche molto male ed essere infelici per tutta l’eternità. Può, infine, andare ancora peggio e passare la propria vita a rimpiangere di non avere deciso per paura di decidere.

Si deve scegliere con attenzione perché ci sono scelte che possono rovinare per sempre. Ma non con troppa attenzione perché niente è così importante da non meritare di essere giocato.

Odiava i matrimoni per questo. Perché lui sapeva vedere il futuro delle scelte degli altri attraverso il mirino della sua Yashica e non c’è niente di divertente nel fotografare la nascita di un inferno.

I pensieri politicamente scorretti di Bimba Impertinente (Marina Abramovic)

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16/10/2018

E’ qui l’artista? O qui c’è un’artista?

Sono le domande poste dall’adolescente Bimba Impertinente che il crudele padre ha portato con sé alla mostra di Marina Abramovic dentro Palazzo Strozzi.

La guida – una signora che si trova palesemente molto più a proprio agio con i fondo oro degli Uffizi e usa il “tu” sapendo che quello che gli altri avvertono come confidenza per lei e tutti i suoi avi si chiama “tuaccio” – ha avvertito che “Marina” (perché chiamarla per nome? Qualcuno ci ha mangiato insieme?) si può amare o disapprovare, ma non ignorare.

Bimba Impertinente osserva con curiosa disapprovazione. Cerca di capire, chiede. Il padre le spiega che la Jugoslavia dei primi anni settanta era un luogo lontano da tutto, prima di tutto da se stesso. Una sorta di razzo lanciato verso le stelle su una rotta sbagliata. Le rammenta Hrabal, che ha segnato la sua educazione sentimentale, e le racconta le performance di Károly Halász nell’Ungheria degli stessi anni.

Bimba Impertinente è scettica. Guarda con malcelato disgusto il furgone cellulare all’ingresso della mostra, considera come sgraziati i dipinti giovanili, cerca di penetrare il significato delle performance chiamate Rhythm, ma il bianco e nero virato su un contrasto quasi assoluto grazie ai nitrati di argento non le dice moltissimo.

Soprattutto, dal suo punto di vista, non è ragionevole considerare il proprio dolore una cosa interessante per altri da sé. Bimba Impertinente intende perfettamente il dolore della signora Abramovic, la difficoltà di crescere nell’affetto anaffettivo di due eroi (di guerra e serbi), l’oscurità delle notti di Belgrado, la perfetta solitudine di un aeroporto da cui non parte niente e dove non arriva nessuno. Tutto questo è vicino a un’adolescente, forma i suoi tessuti più profondi. Quello che non comprende è perché il dolore di un uomo, per colui che soffre, possa essere “interessante” e anche questo è tipico dell’epidermide con cui l’adolescente comincia a indossare il mal di vivere.

Per chi suona la campana? L’eterna domanda di John Donne ne nasconde un’altra: A chi interessa se la campana suona per me? o Mi interessa che a qualcuno interessi se la campana suona per me?

Forse è questa la vera domanda e l’osservazione di Bimba Impertinente, alla fine della mostra di Marina Abramovic, è

Perché alla signora Abramovic interessava tanto che gli altri conoscessero il suono del suo dolore? Che bisogno aveva di farlo conoscere?

Molto probabilmente non sarà mai un’artista, ma come “signora” promette davvero bene.

Il giorno dopo del giorno prima

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12/10/2018

Il giorno dopo del giorno prima è una trattoria livornese.

La più tradizionale delle trattorie livornesi in cui gli unici turisti che sono arrivati, reduci di una crociera alla maniera di zek in “fuga di convalescenza” nella Kolyma di Salomov, probabilmente sono finiti nel cacciucco del giorno dopo.

Il tavolo degli intellettuali, praticamente una buca delle orate con i più fini cesellatori di triglie che la natura labronica abbia saputo produrre (con il deretano), si interroga a voce alta.

Uno dei suoi animatori (culturali) si produce nel noto: Bisogna pagare bene perché chi paga bene sa cosa paga e chi sa cosa paga conosce quello che compra. In Thailandia, si paga bene… A Cuba si paga bene…

Qui non ci sono né professori universitari che parlano del futuro dell’uomo occidentale né architetti d’affari che parlano di lottizzazioni. Ma un bel po’ di puzzo l’uomo lo fa anche qui.

Chi li ha sciolti? (Qualcosa, in occidente)

0 Comments/ in profstanco / by Gian Luca Conti
10/10/2018

Pranzo di lavoro. Tre uomini con i loro fascicoli discutono di una lottizzazione: come gestire il completamento di un lotto malgrado la decadenza del piano attuativo, senza perdere il tempo necessario per vedere la fine del piano?

A poca distanza, un tipo e una tipa discutono animatamente.

Parlano di quello che è successo in occidente. Del fatto che improvvisamente il persiano, l’arabo, perfino l’ebraico, tutte le cose che la nostra cultura riceveva dall’altra parte del mediterraneo sono scomparsi e la nostra cultura ha iniziato a divorare se stessa.

Non ci sono orizzonti cosmopoliti nei fondamentalismi di oggi.

Solo loro capiscono quello che si dicono con l’aria da adorabile sopravvissuto che ha un intellettuale sul treno regionale o in un ristorante di lusso.

Gli altri hanno voglia di ridere perché colgono l’implacabile sdegno con cui vengono osservati i loro fascicoli. Sono uomini dai piedi saldamente ancorati a terra e pensano palesemente al denaro mentre c’è ancora chi pensa alla cultura.

Non è così.

I due sono professori e stanno parlando di concorsi. Il primo sta dicendo al secondo che il suo allievo, che si occupa di lingue orientali e medioevo, deve vincere e l’altro sta cercando di vendere cara la pelle dei suoi che non possono vincere a loro volta.

Non era facile capirlo perché quei due mondi parleranno sempre lingue diverse. Più di Maometto e Mammone.

Però chi meritava il sarcasmo era chi parlava di lottizzazioni sapendo di fare impresa o chi lottizzava i propri allievi fingendo di fare cultura?

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