Un post da padre
La signora Englaro è morta.
La sua morte è un fatto privato.
Riguarda il dolore della sua famiglia.
Non riguarda nessun altro: senatori, giornalisti, anchormen e neppure chi scrive.
Eppure c’è una cosa da dire – sottovoce – a proposito di questa morte.
Si è scritto che nessuno ha il diritto di stabilire il confine fra la vita e la morte.
Da padre, non riesco ad essere d’accordo.
Da padre, so di avere desiderato le mie figlie più di ogni altra cosa.
So di averle generate consapevolmente.
Di avere pensato a lungo prima di contribuire a metterle al mondo.
Rivendico il diritto di considerarle morte se il loro sorriso si trasferisse in un corpo piagato.
Se nel loro volto non riuscissi più a trovare quella luce che anche stamani ha accompagnato il mio risveglio.
Rivendico il diritto di accompagnarle in questo viaggio.
Di tenere la loro mano mentre oltrepassano la più terribile delle soglie.
Esattamente come le ho guardate nascere.
E questo se fossi in altre e assai più scomode scarpe sarebbe il mio unico vero rimpianto.