I silenzi di Bersani
Quello che colpisce di primo acchito nel dibattito di ieri non sono stati gli attacchi di Renzi o le risposte di Bersani, in una guerra Ermanno Scervino / Lebole, dominata dai nodi delle cravatte – l’uno da prima comunione, l’altro da agente di commercio -, bensì i silenzi del segretario e i suoi sottovoce.
2748 giorni di governo senza che il mondo sia cambiato più di tanto anche per effetto di una coalizione fragile, la provocazione del simpatico briccone, nella quale l’intento demolitorio non è molto sotto traccia.
Non si usano gli argomenti dell’avversario, è stata la risposta appuntita, soprattutto nel tono, secca e fredda del segretario.
Ma il vero silenzio urlante è stato quello con cui il segretario ha accolto le diverse avances del giovane mariuolo, che più volte ha sottolineato noi saremo al tuo fianco, Pierluigi, senza sentirsi dire nulla che assomiglia molto ad un Sarete dove vorrete essere, una volta chiuso il sipario delle primarie si faranno i conti e ce ne sarà per tutti.
Il sottovoce significativo è stato quello con cui Pierluigi si è lasciato sfuggire sull’intemperante voglia di rottamazione Tu hai già un posto…Non si usano gli argomenti dell’avversario
La sintesi dell’allegro dibattito è l’annunzio di un redde rationem che ha tutta l’aria del trattamento di fine rapporto.
Non appena sarà finita l’alluvione mediatica delle primarie, è ferma intenzione del segretario Pierluigi e dei suoi compagni di cordata dare il via ad un repulisti in perfetto stile club dei cordiglieri.
Che, forse, non è uno degli scenari peggiori per il genio fiorentino che viene da Rignano.
Avrebbe finalmente l’occasione per dare vita ad un movimento diverso in grado di aggregare forze capaci di guardare alle istituzioni democratiche con occhi controdemocratici rinnovandone lo spirito e la capacità di attrazione.un redde rationem che ha tutta l’aria del trattamento di fine rapporto.
Renzi fuori dal partito democratico può contare sia sul milione e centomila voti che ha saputo conquistare fuori dal partito democratico portandoli dentro sia sul centro disamorato ed in cerca di innamoramenti sia sulle spinte extrademocratiche grillesche.
Bersani dentro il partito democratico può contare solo su un milione e trecentonovantacinquemila voti, che fanno parte di una eredità elettorale solida, fedele ma sempre più vicina ad un campo santo anagrafico e storico.forse, non è uno degli scenari peggiori per il genio fiorentino
Di qui, la riflessione che se Bersani rinunciasse, in un singulto di dignità, farebbe davvero la cosa migliore e più utile per la Repubblica ed il partito.
Riflessione che, forse, potrebbe essere oggetto di un serio ripensamento solo nel caso in cui qualcuno avesse proposto un quesito volgare e di cattivo gusto, sul genere: Segretario, parliamo di donne?Segretario, parliamo di donne? Su questo argomento, il segretario avrebbe, forse, avuto di che sorprendere tutti. E di diventare, finalmente, simpatico.
Su questo argomento, il segretario avrebbe, forse, avuto di che sorprendere tutti.
E di diventare, finalmente, simpatico.