Anche oggi, esami (Way out)
Gli esami sono sempre una rottura di scatole.
Una rottura tremenda per chi da anni è costretto ad ascoltare la propria materia strapazzata da mani incolte, i temi che si amano devastati da una sapida ignoranza in cui raramente appaiono dei barlumi di stupidità.
Mestiere nel quale si è portati a dimenticare che chi ci siede davanti ha, a sua volta, molte ragioni per lamentarsi. Prima di tutte, il trovarsi lì, di fronte ad un sadico con i capelli bianchi, travestito da ragazzino, che sorride con cortesia impassibile qualunque cosa gli venga detta.
Come se il suo umore dipendesse da pensieri siderali ed astratti e non dall’idea che al termine della sessione lo aspetta un pranzo con i suoi amichetti.
Chiede, il professore, distratto al punto di porre come quesito uno dei temi che ha maggiormente studiato, uno di quei temi in cui le stupidaggini evocano una risposta del genere Non_è_possibile_mio_dio_no_questo_no, un po’ come il marito della tipa di arancia meccanica quando il teppista solleva il cazzo di marmo: Mi parli dei conflitti fra poteri dello Stato.
Risponde la studentessa: “Scusa?!?” Con il tono di una che è stata superata in coda al supermarket.
No, questo no: “Scusa?!?”, no.
Non il tuaccio, come avrebbe detto una donna nata alla fine dell’ottocento, che usava il voi anche per parlare al padre.
Non il tono da supermarket, che esprime la superiorità di chi sta in coda da più tempo su chi vuole infrangere le regole per passare avanti.
Fortunatamente, esiste sempre una way out: “Non ha capito la domanda? Bene, allora mi parli del procedimento di ratifica dei trattati internazionali con particolare riferimento agli accordi in forma semplificata”.
Ovvero una di quelle domande a cui nessun studente ha mai dato una risposta decente, se non quelli che dopo diventati professori a loro volta.