La moglie di Scajola non è la moglie di Cesare: quando una mano lava l’altra, gli onesti sono monchi
Scajola è stato arrestato per un vicenda piuttosto torbida e inquietante.
Si è parlato del miracolo di San Vittore: in uno stesso giorno, arresti per Scajola e per la Expo.
Ma nell’arresto di Scajola c’è forse di più di qualche facile battuta.
Si sa che Scajola è stato assolto per una vicenda altrettanto inquietante: un ministro della Repubblica, un uomo politico di solido buon senso e tutt’altro che idiota, poteva acquistare una casa senza domandarsi il prezzo di mercato, senza rendersi conto che quell’affare era stato sgonfiato ad arte da un costruttore che aveva interesse a mantenere un rapporto di cordiale amicizia con la politica, un rapporto in cui se una mano lava l’altra, tutte e due sono egualmente sporche e gli onesti sono monchi.
E’ stata una sentenza che ha avuto il giusto risalto sui mezzi di comunicazione, una sentenza che ha consentito a Scajola di rivendicare un posto nelle liste della sua formazione politica che Berlusconi – il Berlusconi di Cesano Boscone, non Minghetti o il barone Ricasoli – non ha avuto lo stomaco di concedergli.
Ma sono le intercettazioni che stupiscono. In una di queste, se è corretta la trascrizione che hanno pubblicato i giornali, Scajola chiede che la sua scorta (un politico, o meglio un ex politico, come Scajola ha diritto alla scorta?) accompagni la moglie di un latitante da qualche parte. Lo fa con circospezione, attento che non si sappia. La segretaria osserva che le scorte dipendono dal ministero degli interni e al ministero degli interni riferiscono, come ben sa chiunque si sia divertito con l’affaire Marrazzo. Scajola viene preso in contropiede, ma non si scoraggia: non importa, non importa se lo sa il ministro degli interni, non importa nemmeno se la notizia arriva alla magistratura, importa solo che non lo sappia sua moglie, che potrebbe essere infastidita dalla frequentazione del marito con la moglie del latitante che non sembra esattamente la fotocopia di Santa Chiara.
Vi è un singolare retrogusto in questo atteggiamento dell’ex onorevole, ex democristiano, e ora forse anche ex marito. Si può non aver paura della magistratura, una magistratura che non condanna per l’acquisto della casa con vista sul Colosseo, non farà molto per una scorta prestata alla moglie di un latitante. Ma delle mogli si deve sempre avere paura. La loro giustizia amministrata in nome della famiglia e non della legge o del popolo italiano è molto più spaventosa.
La moglie di Scajola non è la moglie di Cesare, ma è ancora più efficace sul piano della prevenzione dei reati…