La politica della loffa
C’è un che di alvarovitalesco nell’apertura di Zingaretti al Movimento 5 Stelle e, contemporaneamente, a Draghi.
Di quel suono vitale e terribile che il Pierino di Alvaro Vitali rendeva comico e sornione.
Con certezza, il Movimento 5 Stelle non può vedere bene Draghi al Governo. Dopo avere abbracciato la Lega e il partito di Bibbiano, adesso non può arrivare all’amplesso anche con l’Eurotower. Assomiglierebbe troppo a un atto contronatura vissuto senza vedere il partner.
Troppo anche per le spalle di Casalino.
In questa situazione, il Movimento 5 Stelle è destinato a spaccarsi su un fronte meramente apparente: l’idea che il Governo Draghi possa essere un Governo politico. Draghi sa benissimo che se fosse un Governo politico, ovvero basato su di un accordo di coalizione, sarebbe schiavo dei partiti che hanno concluso tale accordo. Di conseguenza costruirà un Governo politico perché capace di guidare una linea unificante per tutti i partiti, i quali, in questo modo, possono rinviare le elezioni fino al termine della Legislatura, pensare alle prossime elezioni del Capo dello Stato, scaricare sulle spalle di un Governo altro da loro le tensioni allocative generate dal Recovery Plan, ma non politico perché collegato ai partiti politici.
Tutte cose che Zingaretti sa perfettamente, ma che non dice né sussurra a Di Maio.
Lo illude di un nuovo Governo politico fondato sul loro accordo di coalizione.
La verità, la loffa verità, è che in questo modo porta il Movimento 5 Stelle alla rottura e spera di guadagnare più dai suoi spezzoni che dalla sua alleanza.
Una verità piuttosto imbarazzante e che può essere gestita solo con l’ipocrisia del silenzio. La stessa strategia di chi diffonde il più tremendo degli odori che un vivo possa generare senza neppure la cortesia di un preavviso sonoro.