Adesso che è finito tutto (Il primo di molti anniversari)
Adesso che è finito tutto, che trenta mattoni e qualche sfriso hanno chiuso la mia inaudita infanzia, posso avvolgere il suo ricordo in quattro parole scritte.
Come faccio con tutto quello che mi passa accanto per essere sicuro che sia passato davvero.
Non so come è morta.
L’uomo che abbiamo pagato per sostituire con la sua pietà il nostro affetto non si è espresso con chiarezza o forse non mi ha interessato e non sono stato a sentire.
So come mi sarebbe piaciuto che morisse.
Mi sarebbe piaciuto sentir raccontare che quando ha iniziato a respirare con fatica, il suo estremo compagno abbia chiesto se voleva chiamare qualcuno e abbia risposto:
Non chiami nessuno. Non importa. Anzi dica loro che ho dormito bene
Mi piace pensare che siano state queste le sue ultime parole.
Come mi piace ricordarla in questa foto che feci tanti anni fa e che ha sempre tenuto vicino.
Ilford 125, la pellicola; Nikkor 105 mm, f. 2,8, l’obiettivo.
Perché il giorno in cui si muore è il primo di tanti anniversari, tanti quanti sono i ricordi con cui cerchiamo di aggirare le oscene verità che la morte ci spalanca sotto i piedi.