Il pianto della baldracca (Otto Dix)
Otto Dix sapeva disegnare.
Con coraggio.
Anche le baldracche. Le dipingeva come nature morte. Per raccontare di altro.
Hanno visi che raccontano le baldracche di Otto Dix, perché ci sono molti modi di guardare per una donna.
Lo sguardo che allontana è tipico della donna felice. Passa, semplicemente, attraverso.
Lo sguardo che accetta la conversazione degli occhi che la osservano. Esprime solo curiosità e non aggiunge nulla.
Lo sguardo malizioso che si allontana tornando. Lo si percepisce a distanza, timido ma rapace.
Ma gli sguardi delle baldracche di Otto Dix sono diversi. Sono gli sguardi offesi dalla conquista inutile. Che sanno di essere state di un uomo incapace di proteggere. Sfacciati.
Sbellacciati di rossetto disfatto. Con l’arroganza del trucco pesante alla fine di una notte oltraggiosa.
Questi sguardi sanno di andare verso la morte inghiottendo schiaffi e sperma. Non hanno nessuna confidenza con le mani che – vedendo quello sguardo – perdono ogni rispetto e ogni ritegno. Appartengono a uomini che pretendono con la stessa compassione di un’onda che scopa uno scoglio.
Non era degenerata l’arte di Otto Dix. Era degenerato il mondo che lui vedeva e che non è cambiato per nulla.
Perché il segreto di quegli sguardi non è la lascivia del vuoto. E’ l’eredità del vizio.