Chi odia chi? (La Meloni, Kirk e Tommy Robinson passando per Musk)
L’odio fa parte della politica: è difficile credere in ideali che si escludono reciprocamente mantenendo un’alta considerazione dell’avversario.
O meglio la politica dell’odio è la politica del militante, del soldato semplice che porta avanti le battaglie del proprio partito nella trincea della vita quotidiana, mentre non è, in apparenza, la politica dei leader che assomigliano a quei gentiluomini settecenteschi che manovravano le proprie truppe dall’alto di una collina come se quella battaglia fosse una partita di scacchi.
Il caso Kirk interroga sul modo in cui la politica si può occupare della morte per assassinio di un leader politico che difendeva il diritto di portare armi anche del suo assassino.
Questo, in apparenza, dovrebbe interessare molto agli americani: la politica liberal può gioire della morte di un conservatore per mano di chi è stato armato da quel conservatore? Parla allo stomaco dell’America più profonda ed è lontano dalle nostre sensibilità che considerano intollerabile l’idea di armare i cittadini.
Eppure la Premier, e sua sorella, si sono gettate su Kirk parlando esplicitamente di un clima di odio che riguarderebbe il loro movimento politico, come se in Italia ci fossero molti appassionati di videogiochi con a disposizione un fucile da cecchino e fossero tutti pronti a sopprimere il Presidente del Senato.
L’affermazione preoccupa perché, se uno ci vuole proprio pensare, il clima di odio verso l’avversario non è propriamente un portato della cultura liberal, né negli Stati Uniti né in Italia, ma, piuttosto, appartiene alla cultura politica dei nazionalismi, dei fondamentalismi religiosi, dei vari tipi di fascismi che hanno allezzato il mondo negli ultimi due secoli.
La Premier, ovviamente, questo lo sa benissimo eppure non teme di sembrare ridicola accusando la Schlein di squadrismo con due ottime ragioni: la prima estremamente ovvia è che, più di ogni altra cosa, desidera liberare il proprio partito dalle scorie di un passato molto scomodo lasciandole volentieri al Salvini di Vannacci. La seconda, meno ovvia e nella quale non è possibile credere, è che accusare di violenza la controparte politica può suonare, non ai gentiluomini ma ai soldati semplici della politica, come una chiamata alle armi: se ci accusano e ci odiano, allora siamo giustificati a considerarli dei legittimi bersagli.
In questo momento, le destre di tutto il mondo si stanno sollevando e, come in ogni altro momento storico, giustificano la propria violenza con il bisogno di difendere i più deboli e l’omicidio Kirk, in cui un giovane che non pare particolarmente compos sui ha assassinato uno squilibrato dalle idee politiche pressoché inaccettabili in una società civile, rischia di fomentare l’odio.
Non è un caso che Kirk sia stato evocato da Musk, che è il campione della globalizzazione del dissenso radicale di destra, alla manifestazione di Tommy Robinson che ha invaso Londra con una marea di hooligans di estrema destra, ancora meno rassicuranti dell’AFD o di Farage o della Le Pen.
Cavalcare quest’onda è pericoloso.