• Follow us on Twitter
  • RSS
Un altro giorno da descrivere close

ProfStanco

  • Home
  • Blog

Archive for category: Senza categoria

I pensieri politicamente scorretti di una Bimba Impertinente (Piccola città, bastardo posto)

0 Comments/ in profstanco, Senza categoria / by Gian Luca Conti
20/02/2025

Nelle città piccole, alla fine, ci si conosce tutti.

Chi meglio, chi peggio.

Così capita che ci sia una ragazzina, nel gruppo delle ragazzine, che non è solo brutta, ma anche antipatica e persino stupida.

La misericordia del Signore ha fatto sì che questa bambina, non più troppo bambina, non si renda conto del proprio status.

Le leggi della fisica hanno fatto sì che, secondo lo schema per cui tutti i sassi vengono raccolti, anche lei abbia trovato un qualcosa di simile a un fidanzato.

La novella potrebbe finire qui e non essere neppure troppo divertente.

Ma le orecchie del padre colgono una conversazione fra Bimba Piccola e Bimba Impertinente:

BP: Tipo ha detto che si governerebbe la …. che però è fidanzata con Zeta…

BI: Uhm… Secondo me, non lo invidierebbe nemmeno Zeta.

Poema senza eroi (Postilla ad Anna Achmatova)

0 Comments/ in Senza categoria / by Gian Luca Conti
10/02/2025

Ricordatevi che vivo per l'ultima volta

Non ci sono eroi capaci di sopravvivere alla vita.

Non la vita del carcere, non la vita del gulag, non la vita del dissidio.

Semplicemente quella vita donata da un Dio capace di maledire i propri figli e di perdonarli facendo loro uccidere il suo figlio prediletto.

Non ci sono eroi se non quella donna, fiammeggianti occhi in consumato loden, che si sente chiamare per nome: Tu sei capace di descrivere tutto questo?

Si, risponde, e l’altra, altrettanto soffocata dal freddo, altrettanto sottomessa alla vita, altrettanto pronta ad affondare, sorride.

Questo, il vivere.

Raccontare coloro che si sentono consolati di una memoria.

Senza nessuna speranza o consolazione.

Solo per un sorriso.

Duplice violenza a Venezia

0 Comments/ in Senza categoria / by Gian Luca Conti
05/09/2023

Il comandante dei vigili urbani di Venezia, commendatore del sovrano ordine militare di san Giovanni di Gerusalemme, Rodi e Malta e grande ufficiale dell’ordine al merito della Repubblica italiana, è stato invitato a una sfilata di moda organizzata nella Tesa dell’Arsenale da Giorgio Armani.

C’è andato indossando per l’occasione l’uniforme di gala e per ben cinque volte è stato palpeggiato da un giovane sconosciuto che fra i quattrocento invitati della festa ha prescelto l’alto ufficiale come oggetto della sua deprecabile abilità manuale.

Il malcapitato comandante ha avvertito del proprio disagio il direttore generale del Comune ed è tornato a casa, senza denunciare l’evento, sarebbe stato difficile provarlo in un eventuale giudizio penale, e senza sfidare a duello il fellone, forse non gli è venuto in mente e comunque è vietato dal codice penale, per non disonorare l’uniforme.

Una volta arrivato a casa ha scritto un post su Facebook per denunciare l’accaduto e manifestare la propria comprensione nei confronti delle vittime di violenza sessuale.

E’ stato sommerso di commenti sarcastici ed ha ritenuto di sopprimere il post rivolgendosi alle agenzie di stampa che hanno dato ampio risalto all’evento evidenziando come il poveruomo fosse stato vittima di due violenze: la prima da parte del giovine che lo aveva palpeggiato nelle parti intime e la seconda dei lettori dei suoi post che lo avevavano sbeffeggiato non ritenendo che un uomo, un comandante di polizia locale, un commendatore e un cavaliere potesse essere vittima di violenza e degradando l’episodio a innocente goliardia degna di esser narrata da Pietro l’Aretino piuttosto che dal Boccaccio o da Casanova.

La tentazione di fare ironia è forte: il richiamo di una delle barzellette meno politicamente corrette degli anni ottanta in cui un vigile viene appellato Uvbano da un omosessuale che gli chiede informazioni stradali e lo minaccia di pubblica sottomissione, Uvbano, Uvbano era il ritornello della storiella da intonare in falsetto, l’idea del vigile urbano a Venezia che dirige il traffico con la ciambella e la paletta fra gondole e vaporetti, la stessa immagine del perfido giovinastro che tasta il deretano del grand’ufficiale al merito della Repubblica come estremo gesto di scherno verso la pubblica autorità, o di un gruppo di sghignazzanti vitelloni che lo circonda attentando all’onore della sua uniforme e quando si gira sdegnato agita il dito disegnando cerchi per aria a chiedere vediamo se capisci chi è stato, sono tutti spunti che animano spontaneamente e perfidamente la tastiera.

Ma, fermo lo sdegno per l’accaduto, per il duplice accaduto, e la solidarietà verso il disonorato comandante, siamo davvero sicuri che in questo caso il silenzio sia omertà e non piuttosto rispetto per la divisa che si indossa, il giuramento che si è fatto, le funzioni che si è chiamati a svolgere?

Perché forse il comandante dei vigili urbani di Venezia, il cui curriculum fa bella figura nelle pagine internet del Comune, non ha letto il passo di Hobbes in cui il filosofo scrive che il Re tutto può tranne che rendersi ridicolo e questo, in una democrazia, come in uno Stato assoluto, vale per ogni funzionario, anche se ha ragione di rivendicare la propria dignità ferita denunciando che persino un pingue uomo di mezz’età può essere vittima di violenza sessuale perché questo è l’accaduto e non vi deve essere spazio per alcuna ironia.

Il pianto di mia figlia

0 Comments/ in Senza categoria / by Gian Luca Conti
05/11/2022

Ogni volta che piangi, si spenge il Sole sulla terra

Il tuo pianto è la mia incapacità di costruire e difendere un giardino incantato intorno a te

Ma, soprattutto, di capire che in quel giardino non saresti mai libera

Perché, amore mio, avrei preferito essere il padre di Ulisse piuttosto che di suo figlio.

Anime a maggese

0 Comments/ in Senza categoria / by Gian Luca Conti
03/10/2022

 

Anime a maggese

Aspetta. Seduto in una poltrona.

Nudo come Cristo.

Osceno con il suo pannolone.

La televisione accesa su un programma per mentecatti.

Non parla più. Si sta abituando a mietere la propria anima con la falce dell’attesa.

Nero il muco che esce dal suo naso.

Unica compagna la moglie disperata.

Talmente disperata che ha già tirato fuori dall’armadio l’abito per quando sarà morto.

Lo ha appeso in questa stanza, accanto alla televisione.

E anche questo miete la sua anima.

 

Profanazione

0 Comments/ in Senza categoria / by Gian Luca Conti
11/07/2022

Ci sono cose e ci sono parole.

Le parole sono cose e le cose sono parole.

Fra le une e le altre ci sono abissi.

Profondi.

Spesso dolorosi.

Le parole nascondono le cose che rivelano e le cose sfuggono dalle parole che le soffocano.

Poi ci sono le immagini.

Le immagini profanano cose e parole.

Sono dita di morto protese sui significati.

Oscene dita di morto.

Che uniscono le parole ad altre parole

Profanazione: tutto ciò che non sarà mai più come prima

0 Comments/ in Senza categoria / by Gian Luca Conti
01/07/2020

Il pudore è l’ansiosa e impaziente vergogna di una vergine

Imbarazzo segretamente consapevole che nulla sarà mai più come prima quando altri la toccherà sapendo che non sarà per sempre sua

Perché in quella vergogna ansiosa e impaziente è inutile cercare quello che non c’è

Il dono di un segreto. Il segreto che i ragazzi sussurrano sghignazzando dopo aver preso quello non vogliono sia altro che selvaggina da divorare nel baccano d’una orgia

Le donne sono malaffare. Per tutti. Non solo per il loro re, il signore dio della loro vergogna

Se non è così, così che è normale, se l’uno ha rubato una vergogna d’altri e l’altra è evasa dalla sua gabbia donandone le chiavi a chi passava per caso, per farsi rapinare di una solitudine troppo rumorosa per essere contenuta dentro quattro sbarre per fragili uccelli esperti della solitudine del migrante che sa di trovare nel volo l’attimo in cui stremarsi e sfracellare,

Se non è così, così che è normale, allora che cosa resta?

Resta la profanazione, la libertà dei vichinghi. Di rapinare quello che non si capisce. Trasformare la fede in tortura. Sapendo che l’unico modo di possedere ciò che è d’altri è il disprezzo.

Quel disprezzo che diventa amara libertà per la vergine che ha donato le chiavi della sua gabbia e dolore d’infarto per colui che ha visto la tenace crudeltà vichinga strappare le sue palpebre perché nessun oltraggio conoscesse un oblio d’ombra.

Tramonto di Venere

0 Comments/ in Senza categoria / by Gian Luca Conti
02/12/2019

È angoscia senza amnistia.

Solitudine di sommerso silenzio.

Inquietudine di inquisizione.

Rimpiango il rimorso.

Notte al fosforo: se anche le lucciole muoiono di vergogna

0 Comments/ in Senza categoria / by Gian Luca Conti
28/07/2019

Ci sono notti fosforescenti. Il buio prende fuoco. Le emozioni, radianti al napalm

, entrano nel cuore e lo trafiggono. L’anima delle baccanti sa quando è arrivato il momento di salutare. Senza la nuda inquisizione dell’addio

. Ci sono notti che sono piombo fuso. Bruciano il cuore finché non sente più nulla. Solo il peso del metallo affonda l’anima

. In queste notti, trecentotrentadue anni dopo, un pittore tedesco di nome Jean Philippe Möeller, si affaccia ancora alla finestra di via del Corso, vicino a Palazzo Ruspoli. Guarda impazzire il carnevale. Libertà e licenza perdono il loro equilibrio. Il buon umore odora di vomito vinoso e disinfettante per pagine vuote

. Quello che il pittore tedesco non ha scritto nel suo diario ed ha lasciato sul davanzale della finestra è una immagine rossa e fosforescente. Incendia la notte come fosse la propria casa. Quella immagine di lucciola smarrita gli resta appiccicata dietro gli occhi. Bruciata di vergogna quando la danza ha trasformato le vergini in menadi perché anche l’amore odorava di vomito vinoso e disinfettante per pagine vuote

. Le lucciole sono fatte così. Illuminano l’attimo che le dissipa in atomi di impalpabile vergogna e detestano la propria luce. Troppo incomprensibile e complessa per non essere fatta della stessa sostanza della notte di cui si alimentano fino al prossimo addio

; che non sarà più dolce

.

Sant’Anna

0 Comments/ in Senza categoria / by Gian Luca Conti
27/07/2019

Sant’Anna è il 26 luglio.

È il ricordo di fuochi d’artificio a Quercianella. Lontani nel caldo di una terrazza che sembrava contenere tutto solo perché c’era un cocomero e la gazzosa.

Di una carrozzina spinta sotto il sole perché qualche volta i grandi si ricordano di quando non camminavano.

Delle fette di pane spesso imbevute di vino e zucchero e dei gialli dei ragazzi in una edicola d’angolo sulla piazza di Castiglioncello.

Di un padre che appariva nel fine settimana e puzzava di sudore e della vilpelle dei sedili della 124 beige che ho sempre rimpianto.

Oggi che è morta non bastano questi ricordi per dimenticare che io l’ho amata di un amore assoluto e diseredato come il suicidio di un sogno.

Page 1 of 83123›»

Ultimi Tweets

  • https://t.co/f3p1xGFuox Se Rousseau vota Draghi, M5S si divide e Meloni non è più sola per Copasir etc. 13:09:42 12 Febbraio 2021

Archivi

Segui @ProfStanco

RSS

  • RSS – Articoli

Articoli recenti

  • Sorelle A Tebe
  • Il porto (Esisto)
  • Santa [S]Fiducia: la democrazia delle trappole identitarie

Categorie

  • jusbox
  • profstanco
  • Senza categoria
  • Uncategorized

Interesting links

Besides are some interesting links for you! Enjoy your stay :)

Pages

  • Blog
  • Welcome

Categories

  • jusbox
  • profstanco
  • Senza categoria
  • Uncategorized
© Copyright - ProfStanco - Wordpress Theme by Kriesi.at