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Archive for category: Senza categoria

L’alba di Sisifo

0 Comments/ in Senza categoria / by Gian Luca Conti
18/08/2017

L'essenza del marinaio di Conrad, che era stato mozzo prima che capitano, è un ragazzo che abbandona la sua prima pelle perché è costretto a fare i conti con se stesso senza intermediari.
Affascinante e lontano quanto il mar Baltico o la Polinesia.
L'Ulisse di Horkheimer inventa l'occidente perché sfida la fedeltà a Dio per conquistare un regno.
Affascinante e più lontano ancora. Come Itaca o il Circeo, per un fenicio di Sidone.
L'essenza del mare per quelli che non vanno così lontano è diversa.
È il ripetersi di riti sottostanti la quotidianità.
L'alba non è né quella di Lord Jim né quella di Ulisse ma il momento in cui ci si tuffa per pulire la carena.
Le vele non sono gli stracci dell'Olandese volante ma sono attrezzi che devono essere armati e disarmati con cura mille volte nel corso della giornata, a seconda del vento.
Il pagliolo è lo sforzo di tenere pulito ciò che i piedi nudi sporcano in continuazione.
L'essenza del mare è il coraggio di ripete ogni cosa non perché è sbagliata ma perché una volta sola non basta e non basta nemmeno la seconda, la terza o l'ennesima fino a che non si scende a terra e questo rito incessante cessa nelle vele ben piegate e nel motore acceso ogni settimana perché una barca deve essere sempre pronta a partire.
Cambia la fatica ma non la sua incoativa essenza.
Sisifo era veramente il nocchiero di Lord Jim.

Dopo l’afa

0 Comments/ in Senza categoria / by Gian Luca Conti
17/08/2017


Profumo di polvere
Aria di pietra
Voglia di pioggia e stelle
Come cento e mill’anni fa
Ma non come l'anno prossimo quando l'inverno e le sue piogge avranno trasformato in un golem anche quest'ultimo tetto

Come se fossi un padre e non un babbolone (Noi non lo avremmo mai fatto così)

0 Comments/ in Senza categoria / by Gian Luca Conti
12/08/2017

Noi non lo avremmo fatto così.
Noi non avremmo mai appeso i panni ad asciugare sotto la tenda.
Non avremmo mai fatto una tenda sopraelevata usando i chiodi e senza incastri.
Non avremmo mai piegato la tenda bagnata o lasciato gli zaini sotto la pioggia senza una copertura.
Non saremmo mai andati in ciabatte alla veglia sotto le stelle perché gli scarponi non si trovavano e non avremmo mai finito prima la missione di squadriglia perché la carta è volata via con il vento.
Ma sono i nostri figli e non è poco se fanno quello che abbiamo fatto alla loro età.
Come riesce a loro.
Come noi che siamo babboloni e non padri.

Tatuaggi per vene varicose (la medusa)

0 Comments/ in Senza categoria / by Gian Luca Conti
11/08/2017


Adoro i tatuaggi.
Sembra di essere Cook mentre sbarca su una spiaggia della Polinesia invece che un bischero che spinge la prua sia bici fra l'infinità di vene varicose che è una città d'arte a metà d'agosto.
Sposini con inchiodato il loro amore fra la schiena e il culo.
Ragazzi che giocano ai crociati.
Galeotti che se li sono fatti in carcere e si vede che nessun artista si è fermato sulla loro pelle.
Di solito hanno un significato.
Di solito.
In particolare mi è sempre piaciuto guardare i tatuaggi sul collo. Quelli sotto la nuca.
Tatuaggi intimi e nascosti.
Messaggi per chi li può vedere e per il momento in cui chi li può vedere li vede.
Un luogo perfetto per scrivere La mia mamma ti vede
Questa rossa, pallida come solo le rosse, che trascina una carrozzina con l'accento francese, si è fatta tatuare una medusa sul collo e sotto la nuca.
Ha anche cercato di farla cancellare ma senza troppo successo.
Mi domando cosa significhi una medusa in quel punto del corpo. Se sia un invito alla cautela o al l'azzardo.
Poi il ricordo.
È la spectre. Fa parte della spectre….
L'estate è davvero il momento delle vacanze.

Sottosopra

0 Comments/ in Senza categoria / by Gian Luca Conti
24/07/2017


La ritrovo.
Al suo posto.
Un po' sporca ma pronta a partire.
L'accarezzo a lungo.
Con lo sguardo e con le spugne.
La conquisto di nuovo lavandola.
Ritrovo il ritmo di piccoli gesti quotidiani.
Il piacere di conoscere ogni vibrazione.
E finalmente dormo.
La stessa sensazione che si prova quando si riunisce di nuovo la famiglia.
Una barca non è mai solo una barca.

Chi li ha sciolti (sala d’attesa della media conciliazione mondiale)

0 Comments/ in Senza categoria / by Gian Luca Conti
21/07/2017


Il luogo è di perfetto e banale squallore.
Avvocati con gilet da caccia per nascondere le squame.
Segretarie carine come l'attesa di Godot.
E questa splendida tipa che indossa un guanto bianco che fa immaginare un romanzo d'appendice.
Ci vorrebbe Balzac per costruire una storia con questo guanto.
Lei, no.
Lei quando parla dice tutto su se stessa.
Ma soprattutto parla bene di sé solo quando sta zitta.
Penso tutto questo mentre fisso la punta delle mie scarpe e mi accorgo di essere fortunato ad avere un juke box di storie nel cervello che suona anche solo con un guanto bianco perché se capissi davvero dove sono e cosa faccio, non riuscirei a trovare così interessante l'oggetto del mio sguardo e sarebbe un problema.

Sono una categoria protetta anche io

0 Comments/ in Senza categoria / by Gian Luca Conti
13/07/2017


Fa la fila.

Sbuffa come un Larderello. 

Il suo problema è che nessuno lo assume. 

Il nostro problema, lo stesso che ha lui. Perché se qualcuno lo avesse assunto non sarebbe qui. 

Eppure – continua a ripetere – sono una categoria protetta anche io…

Chissenefrega?

Non lo dice nessuno. 

Solo l’imperturbabile silenzio della anziana ragazza che a occhio ha spento tutte le sue candeline riempiendo il modulo per la pensione da Maitresse.

Sbarcare il calvario 

0 Comments/ in Senza categoria / by Gian Luca Conti
10/07/2017

Sbarca il calvario in una casa che ha il profumo delle ringhiere ingrassate dal sudore di mani pulite con il detersivo e di unghie che non si possono più pulire. 

Il profumo del lavoro e delle mani che lavorano. 

Dipinge con tanta “materia” e racconta i suoi quadri all’unico che li può capire di turno, che infatti li capisce e li lascia stare dove sono. 

Sa parlare, sa mettere le parole in fila come una lunga collana di perle finte e fiori di campo appassiti, quasi non avessero il sapore dei suoi denti guasti e di un soffritto che piange di solitudine in una padella. 

Spiega con la stessa allegria del soffritto dell’erba che fuma, come se la cortesia con cui lo si ascolta non fosse l’imbarazzo di questi odori che fanno ricordare tutto quello che secoli di fame della tua razza hanno cercato di scordare, che lui non fuma perché fuma, fuma per l’arte, perché l’arte ha bisogno di fumo e follia. 

Concludendo che lui non è mica male, lui alle donne gli disegna anche il pube, mica come i greci che erano tutti finocchi. 

I denti sciancati iniziano a ballare di una risata folle e senza ritegno, perché lui è furbo e sa suonare il violino. 

Come se l’avesse visto Lasalle 

0 Comments/ in Senza categoria / by Gian Luca Conti
04/07/2017

Nessuno ha visto l’oggetto di questa discussione. 

L’oggetto di questa discussione è lontano dal nostro tavolo ed è invisibile. 

È il cameriere. È il mistero che guida i suoi passi. Alcuni non hanno bisogno di ordinare. Alcuni vedono calare il cameriere al loro tavolo senza avere mai avuto bisogno di farsi vedere. 

Altri devono sbracciarsi anche solo per ordinare il caffè alla fine di un pranzo durato ore. 

Non è facile capire perché. 

Che cosa cambia nell’uno dall’altro. 

La risposta non è confortante. La risposta è che:

signori non si nasce. Signori si è quando i camerieri ti considerano uno da tenere d’occhio quando è arrivato il momento del caffè. 

Perché si sa sempre quando è il momento del caffè per un signore o quando un signore ha finito il vino: un signore mangia nell’ordine giusto e con il tempo perfetto. Non è come me che prendo due volte l’antipasto e ci rutto sopra un fiasco di vino nel tempo in cui si dovrebbe piluccare un’ostrica. 

Lasalle e la sua distinzione fra le costituzioni di carta e le costituzioni reali non c’entra nulla con questi discorsi.

O forse no?

Memoria di M.

0 Comments/ in Senza categoria / by Gian Luca Conti
04/06/2017

La mia tata era la mamma che non ho mai avuto. 

Lo sapevo io. Lo sapeva lei. Non ce lo siamo mai detto. Perché non stava bene e io una madre ce l’ho.

La mia tata era un gesto veloce e furbo, due mani forti di rughe e di sogni, occhi color dell’ombra fra i castagni. Profondi. Generosi. 

Non aveva tante parole. 

Non teneva nulla della sua paga. Erano soldi d’altri, che servivano ai mille bisogni di una famiglia che teneva insieme con la pazienza dell’amore. Solo uno spicciolo rubava alla sua paga prima di salire sulla corriera e tornare. Un gratta e vinci perché la mia tata aveva un sogno, avrebbe voluto aprire una lavanderia. Solo essere finalmente padrona del suo tempo. 

La mia tata si è spenta nel suo letto. Piano perché non voleva morire. Si è spenta quando ha capito che ormai le sue mani non erano più utili, quando si è resa conto di non poter più tagliare due fette di pane per regalare una merenda e un sorriso di castagne. 

Le è morto il sorriso e si è fatta piccola nel pigiama felpato d’ospedale, perché il suo posto non era fra le malattie e i malati che parlano solo del loro dolore come un naufrago può parlare dell’abbraccio di uno scoglio. 

Il suo posto era fra i bambini in un canto di fiume fra la strada e l’orto. 

Quel canto in cui sono stato solo una volta per piangere con lei un composto addio per un amore durato tutta una vita e adesso devo tornare.

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