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L’oblio che saremo

1 Comment/ in Senza categoria / by Gian Luca Conti
15/02/2010

Edouard_Manet_059Quel giorno, il Sole era caldo.
Lei, una madre.
Orfana del proprio figlio.
Lei, una donna di successo.
La voce roca, abituata al comando.
Affascinante di mille sigarette appena spente.
Lei, incapace di appoggiarsi al Sole.
Di capire la morte del figlio.
Di accettarla.
Che non è naturale che un figlio muoia prima dei genitori.
Che un figlio non si suicida.
Che è abbastanza intelligente da capire che quando un figlio si uccide, quando tuo figlio si uccide, è morto del tuo amore.
Sei tu che lo hai ucciso e lui non sarà mai oblio.

Condoglianze (A proposito della signora Englaro)

3 Comments/ in Senza categoria / by Gian Luca Conti
10/02/2010

cimiteroSi è già scritto sulla morte della signora Englaro.
Rapidamente.
Da estranei.
Le condoglianze sono un’arte di coccodrilli.
Esprimono una solidarietà che non è possibile provare.
Il dolore degli altri è sempre un dolore impenetrabile.
Per il quale la compassione o l’empatia possono suonare ipocrite.
Il Presidente del Consiglio ha ritenuto di esprimere formalmente le proprie condoglianze alla congregazione che ha seguito la signora Englaro negli ultimi anni di vita.
E’ una compassione non solamente ipocrita, ma anche velenosa.
Le condoglianze si fanno alla famiglia di chi è mancato e non ha chi ne ha seguito gli ultimi giorni, cui vanno i ringraziamenti, ma non le condoglianze, come qualsiasi lettore di necrologi ben sa.
Esprimere la partecipazione al dolore delle suore significa dire che erano loro la vera famiglia della signora Englaro.
Un messaggio di questo tipo vale come negazione della paternità, significa negare ad un padre il diritto di amare la figlia se ne accetta la morte.
Se la scelta del signor Englaro può essere discussa, quello che il signor Englaro non merita è la negazione del suo amore di padre.
Per quanto espressa in una forma più sottile di quella che ha scatenato la marmaglia scita contro l’ambasciata italiana.

P.s.
Il mio vecchio post sulla signora Englaro:
http://profstanco.splinder.com/post/19808380/Un+post+da+padre

Non piango (La Merini nel giorno dei morti)

9 Comments/ in Senza categoria / by Gian Luca Conti
02/11/2009

index.phpNon piango la Merini.
Nel giorno dei morti, non piango la Merini.
La sua inquieta e limpida voce che sapeva vedere l’erba dal punto di vista delle radici.
Che ha insegnato a vedere l’erba dal punto di vista delle radici.
Non piango la sua anziana morte perché il dolore sconosciuto ha l’ipocrita suono di una campana inglese.
Piango la solitudine dei miei morti.
Il mio ricordo, un biscotto di pane e zucchero in forma di osso candito.
Che vorrei potessero respirare in pace, come profumo di sogni bambini.
Accendendo una candela fredda della solitudine dei ricordi.

Fra dimissioni ed impedimento temporaneo

1 Comment/ in Senza categoria / by Gian Luca Conti
28/10/2009

PallaDiVetroLa politica è il regno delle palle di vetro.
Senza dubbio.
Marrazzo si è dimesso.
Una situazione di sofferenza personale oramai indilazionabile non gli ha consentito di portare a termine il mandato.
La stessa moglie gli ha chiesto, per il suo bene, per il bene della sua famiglia, di dimettersi.
Una scelta umana e profondamente sofferta.
Questa la linea politica, molto Comitato Centrale, emersa sui giornali.
I problemi, però, sembrano assai diversi.
Fra lunedì e martedì, non è cambiato molto, anzi nulla: l’art. 44 dello Statuto regionale, che fissa il principio per cui le dimissioni o qualunque altra causa di impedimento del Presidente della Giunta eletto dal popolo determinano lo scioglimento del Consiglio regionale e la convocazione dei comizi elettorali, è restato inalterato.
Come pure, si potrebbe aggiungere, è inalterato l’art. 43 che consente la presentazione di una mozione di sfiducia, la cui trattazione e votazione da parte del Consiglio sarebbe stata senz’altro assai imbarazzante.
Peraltro, a riprendere in mano il dibattito molto prima repubblica sulle crisi extraparlamentari, la discussione della mozione di sfiducia sarebbe stata lo strumento più corretto sul piano istituzionale, restituendo centralità all’organo consiliare.
Ma, forse, i veri problemi sul tavolo sono ancora diversi.
Le dimissioni di Marrazzo sono uno strumento per costringere la maggioranza attualmente al governo regionale ad accelerare il dibattito interno sulla scelta (con la consueta apparenza delle primarie di coalizione?) del candidato alla sua successione.
L’anticamente maoista Esterino Montino non sembra possedere il phisique du role.
La Bindi pare bruciata dalla candidatura a Presidente del Partito democratico.
Zingaretti, che pure ha rischiato di non perdere la Provincia di Roma e che è molto autorevole nella federazione romana, pare voler mantenere le distanze da una campagna elettorale che lo potrebbe trasformare nell’eterno sconfitto.
L’Italia dei Valori scalpita per un posto importante e le mosse di Rutelli sembrano avere molti collegamenti con gli scenari romani.
E’ questa la partita che si sta giocando ed è una partita che conta molti milioni di Euro.
Tutti i milioni che la Giunta Marrazzo aveva lasciato, come ogni altra Giunta, agli ultimi mesi del proprio mandato, in modo da poterne massimizzare l’efficacia elettorale.
Forse, però, soprattutto è una partita in cui si cerca il candidato che più di tutti possa garantire continuità ad un governo non sempre trasparente e le dimissioni di Marrazzo, a voler usare la palla di vetro, sembrano soprattutto dire di no alla candidatura della Bindi, che sarebbe una ventata di aria nuova.
Troppo nuova.

La Madonna fa bene?

11 Comments/ in Senza categoria / by Gian Luca Conti
29/09/2009

Medjugorje+FireLa notizia è tragica e dispiace scriverne.
Socci, l’editorialista ultraortodosso del Foglio, ha una figlia di ventitre anni che è stata colpita da un ictus.
Senza speranze di guarigione.
Senza speranze mediche di guarigione.
E’ nel fondo di un letto da dove il padre ne racconta le sofferenze sul suo blog.
Le racconta come le racconterebbe un qualsiasi padre.
Con speranza e dolore.
Con entusiasmo quando dice che una delle veggenti impronunciabili, per questioni linguistiche, di Medjugrje è andata a trovarla. Dopo la messa, all’ora dell’apparizione della Madonna (la Madonna pare appaia sempre alla stessa ora) e la Madonna sarebbe apparsa pregando al capezzale della figlia del giornalista:
La Madonna è venuta, stava in cima al letto, dietro la testa di Caterina. L’ha benedetta e ha benedetto Alessandra e Marija che ha chiesto il miracolo della guarigione per Caterina.
La Madonna ha ascoltato e ha iniziato a pregare. Ci ha fatto capire col suo gesto che bisogna affidarsi totalmente a Lei e pregare ancora. E noi instancabilmente continuiamo…

Non c’è da ridere.
Può venire da ridere, ma non c’è da ridere.
C’è da porsi una domanda: è davvero giusto aiutare una persona disperata a sperare nell’impossibile? La fede non sarebbe più utile per aiutare il dolore di Socci ad accettare l’inaccettabile? E’ giusto utilizzare la Madonna per far sperare quando non sembrano esserci speranze?
Eppure è difficile non ammirare una fede che non trema di fronte ad una figlia in agonia, che non rinfaccia a Dio quel dolore, che non gli chiede il perché, perché se Dio c’è, di queste cose (e di molte altre), ogni tanto, potrebbe anche rendere ragione.

Quattro palmenti

6 Comments/ in Senza categoria / by Gian Luca Conti
24/08/2009

QuattroPalmentiTipa.
Magra come un campo di sterminio.
Tipo.
Stolido frigorifero in polo di Ralph Lauren.
Ristorante.
Lei non tocca cibo.
Qualche foglia di insalata con molto pepe e aceto.
Per non sentire fame.
E subito si alza per andare in bagno.
Il cameriere continua a inondare il tavolo di pietanze.
Lei lo guarda.
Lui mangia.
Si versa nel piatto il cibo che era nel piatto di lei.
Come se nulla fosse.
Senza rendersi conto di essere il rinforzo del pepe e dell’aceto.

Orologi inversi

0 Comments/ in Senza categoria / by Gian Luca Conti
30/07/2009

Istanbul: i bazar-60_2Il tempo conosce molti orologi.
Il suo tempo conosceva molti orologi.
Conosceva una giacca in bicicletta con il Sole 24 ore e la Gazzetta dello Sport.
La fatica di due ginocchia battute una contro l’altra dall’artrite che piega la schiena.
L’EstaThe degli zingari sotto un portico di chiesa nel primo sole del mattino.
Ogni mattina vedeva tutto questo e tutto questo gli diceva che era puntuale.
Allineato con la sua agenda rossa.
Preciso.
Quel tempo si è fermato.
Con uno strano ingrossamento dello stomaco.
Con il peso che non ha bisogno di diete per diminuire.
Con una operazione.
Grave_molto_grave.
Si è fermato nei suoi capelli che sono diventati secchi.
Fragili.
Che cadono.
Il viso che diventa appuntito.
Le mani che si squamano e sanguinano.
Gli abiti che diventano sempre più larghi e tornano sempre più indietro nel tempo rincorrendo taglie di quando era poco più che ragazzo.
Non si ferma.
Fa finta di nulla.
Solo uno sguardo di vetro dal barbiere.
Poche parole sedute sulla poltrona del barbiere, l’uomo che taglia gli ultimi capelli, una ragazza che cerca di mettere ordine fra le mani.
Un ricordo di infanzia ai Gesuiti. Di qualcuno che aveva detto che si doveva vivere come se si sapesse che si sarebbe morti il giorno dopo. Parole che escono dallo stomaco quando i medici ti dicono che devi mettere ordine nelle tue cose. Parole che in fondo non significano nulla:
–> Vede, Oliviero, vivere come se si dovesse morire il giorno dopo … No, non è così che si deve vivere … Si deve vivere come se non si dovesse morire mai, ma come se si sapesse che chi ci è accanto, le persone che amiamo, ma non solo loro … anche le persone che potremmo amare … che in fondo sono tutti o quasi tutti … come se loro dovessero morire il giorno dopo.
Fa finta di nulla il barbiere.
Non sono sue quelle parole.
E le scansa.
Come resto d’un cane su marciapiede.

Lui si nasconde

2 Comments/ in Senza categoria / by Gian Luca Conti
14/07/2009

MassaCocaLui si nasconde.
Si nasconde perché ha affittato la sua villa.
Si nasconde perché quando la villa è affittata non è più sua e lui dorme nel bugigattolo che fu del casiere.
La villa che è sua come se fosse stata di suo padre e di suo nonno. Ma non più in là.
E si nasconde di notte.
Solo per guardare le stelle da una terrazza.
Per dire che è bello.
Si nasconde e sembrerebbe un personaggio di Dostoevskij.
Una cosa molto russa.
Ma Dostoevskij è lontano dalle Colline Pisane: si apre una porta, si affaccia una tipa.
Grassa di oca flaccida.
Inguantata in un vestito a fiori.
I seni che tremolano in un balconcino infelice.
Un odore fra il boudoir e il postribolo di leva.
La faccia perplessa nello scoprirlo in compagnia.
Perplessa e quasi sorniona.
L’amico finge di non capire il rossetto accomodante.
Mette le gambe in spalla mentre lui chiude la sua dignità in un estremo Bisogna sapersi accontentare.
Che sfuma in un cielo troppo vicino per non vederlo cadere.

I pensieri politicamente scorretti di una bambina impertinente (Misure)

10 Comments/ in Senza categoria / by Gian Luca Conti
30/06/2009

BimbaImpertinenteBimba Impertinente ha una confusa ossessione per le unità di misura.
–> Babbo, sono alta un chilo e mezzo?
Il tempo la affascina.
Sa che si misura in minuti, ore, giorni, mesi ed anni.
Solo non riesce a toccarli.
C’è nel tempo, un nucleo artificiale che ancora resiste al suo pensiero: di domenica, mercoledì non è il terzo giorno della settimana che viene, è
–> il domani di dopo domani.
Collega il tempo alla sua crescita e la sua crescita alla vecchiaia di chi le sta intorno:
–> Babbo, quando io ho cinquanta anni, tu sei morto, vero?
Ha saputo chiedere con incantata naturalezza.

Occhi blu, capelli neri

6 Comments/ in Senza categoria / by Gian Luca Conti
03/06/2009

DonnaPensosaAveva davvero gli occhi blu ed i capelli neri.
Molti anni fa.
In una festa.
Compleanno di un fratello molto più grande.
Settantasette.
Ma mio fratello non se ne era reso conto: ascoltava Alan Sorrenti.
Lei lo sapeva benissimo e citava la De Beauvoir.
Si era imbucata solo perché abitava accanto a noi.
I miei dieci anni si affacciavano dietro ad una libreria.
La ricordano sul divano.
Stravaccata nel posto di mio padre.
Gitanes mais e whisky.
In continuazione.
Senza mai alzarsi.
Senza cedere alla truppa di Figli delle Stelle che guardava senza vedere.
Dura.
Occhi blu e capelli neri: brillavano di notte e stanchezza.
Poi, è tornata a Parigi.
Suo padre è morto.
Dirigente stanco.
Di cirrosi epatica: infilava i fiaschi vuoti in terrazza.
Cimitero di trofei.
Sua madre è morta.
In un fondo di ospedale.
Lei è tornata a vivere nella casa dei fiaschi vuoti.
Proprio di fronte ai miei.
Un tumore ed una paralisi.
Sola, nel suo letto.
L’assistenza pubblica che la cambia al mattino e alla sera.
I miei che aprono la porta agli infermieri.
Occhi blu e capelli neri che continuano a brillare di notte e stanchezza.
Come quella sera di molti anni fa.
Che socchiudendo gli occhi continuo a vedere ogni volta che attraverso il divano di mio padre.

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