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Tag Archive for: prostata

Il giorno dopo del giorno prima

0 Comments/ in profstanco / by Gian Luca Conti
12/10/2018

Il giorno dopo del giorno prima è una trattoria livornese.

La più tradizionale delle trattorie livornesi in cui gli unici turisti che sono arrivati, reduci di una crociera alla maniera di zek in “fuga di convalescenza” nella Kolyma di Salomov, probabilmente sono finiti nel cacciucco del giorno dopo.

Il tavolo degli intellettuali, praticamente una buca delle orate con i più fini cesellatori di triglie che la natura labronica abbia saputo produrre (con il deretano), si interroga a voce alta.

Uno dei suoi animatori (culturali) si produce nel noto: Bisogna pagare bene perché chi paga bene sa cosa paga e chi sa cosa paga conosce quello che compra. In Thailandia, si paga bene… A Cuba si paga bene…

Qui non ci sono né professori universitari che parlano del futuro dell’uomo occidentale né architetti d’affari che parlano di lottizzazioni. Ma un bel po’ di puzzo l’uomo lo fa anche qui.

Chi li ha sciolti? (Qualcosa, in occidente)

0 Comments/ in profstanco / by Gian Luca Conti
10/10/2018

Pranzo di lavoro. Tre uomini con i loro fascicoli discutono di una lottizzazione: come gestire il completamento di un lotto malgrado la decadenza del piano attuativo, senza perdere il tempo necessario per vedere la fine del piano?

A poca distanza, un tipo e una tipa discutono animatamente.

Parlano di quello che è successo in occidente. Del fatto che improvvisamente il persiano, l’arabo, perfino l’ebraico, tutte le cose che la nostra cultura riceveva dall’altra parte del mediterraneo sono scomparsi e la nostra cultura ha iniziato a divorare se stessa.

Non ci sono orizzonti cosmopoliti nei fondamentalismi di oggi.

Solo loro capiscono quello che si dicono con l’aria da adorabile sopravvissuto che ha un intellettuale sul treno regionale o in un ristorante di lusso.

Gli altri hanno voglia di ridere perché colgono l’implacabile sdegno con cui vengono osservati i loro fascicoli. Sono uomini dai piedi saldamente ancorati a terra e pensano palesemente al denaro mentre c’è ancora chi pensa alla cultura.

Non è così.

I due sono professori e stanno parlando di concorsi. Il primo sta dicendo al secondo che il suo allievo, che si occupa di lingue orientali e medioevo, deve vincere e l’altro sta cercando di vendere cara la pelle dei suoi che non possono vincere a loro volta.

Non era facile capirlo perché quei due mondi parleranno sempre lingue diverse. Più di Maometto e Mammone.

Però chi meritava il sarcasmo era chi parlava di lottizzazioni sapendo di fare impresa o chi lottizzava i propri allievi fingendo di fare cultura?

Il delitto perfetto

0 Comments/ in profstanco / by Gian Luca Conti
28/08/2018

Di Maio ha definito come un delitto perfetto l’aggiudicazione della gara per lo stabilimento di Taranto dell’ex Ilva ad Arcelor Mittal.

Sarebbe un delitto perfetto perché non sarebbe stato tenuto nel dovuto conto l’interesse pubblico al risanamento ambientale ma questa omissione non consentirebbe l’annullamento in via di autotutela della gara.

Il delitto perfetto, il delitto della Rue Morgue sognato da Edgar Allan Poe, è il delitto in cui il colpevole non può essere punito, perché  il colpevole non è l’assassino.

Le parti in gioco, il colpevole e l’assassino, sono la politica e l’amministrazione: il livello politico, che è definizione dei valori che consentono di unire le persone in una comunità, e l’amministrazione, che è la trasformazione di questi valori in realtà, per mezzo di imparzialità e buon andamento, rispettando il principio di legalità dell’azione amministrativa.

Per Di Maio, si ha un delitto perfetto perché le regole dell’azione amministrativa impediscono alla politica di tornare sui suoi passi, malgrado vi sia una lesione dell’interesse al risanamento ambientale di Taranto.

Non è un delitto perfetto: è il principio di legalità e sarebbe davvero terribile uno Stato che consentisse al principio di legalità di cambiare di senso ad ogni avvicendamento politico.

Di Maio, però, non parla più di Ilva, sembra essersi arreso, sembra avere trovato nella retorica del delitto perfetto il motivo per giustificare il tradimento di una promessa elettorale piuttosto chiara.

Parla, invece, con lo stesso vigore, della concessione ad Autostrade e urla, insieme al suo ministro Toninelli, a gran voce che questa concessione deve essere revocata e che è il momento di tornare alle nazionalizzazioni.

Anche in questo caso, sembra di poter parlare di un delitto perfetto: perché la revoca della concessione a Autostrade per l’Italia non riguarda il livello della politica – il livello della costruzione dei valori e della comunità – ma il livello amministrativo: dipende dall’analisi della convenzione in essere e dalla comprensione pro veritate della gravità dell’inadempimento commesso dal gestore nel momento in cui il ponte Morandi è crollato.

Ma lo stesso vale anche per il proclama con cui Di Maio affida a Fincantieri l’opera di ricostruzione del ponte, senza considerare che, forse, è la convenzione in essere che regola chi affida i lavori che devono essere svolti e a quali condizioni e che comunque la scelta di un appaltatore non appartiene al livello politico.

Quando si parla di eccesso di potere, si parla anche di confusione fra politica e amministrazione, di un’amministrazione che si lascia condizionare dalla politica e di una politica che vuole scendere al livello dell’amministrazione.

E’ quello che Di Maio lamenta quando parla della gara sulla ex Ilva ed è esattamente quello che Di Maio fa quando parla di Autostrade: il suo ruolo dovrebbe essere di passare le carte all’Avvocatura dello Stato perché definisca le iniziative da intraprendere per tutelare l’interesse nazionale e, in questo, non c’è niente di politico.

C’è un contratto da interpretare.

Distinguere fra colpevoli e assassini è la base dell’eccesso di potere: Di Maio è il colpevole della revoca della concessione a Autostrade, se mai ci sarà, ma non è l’assassino, perché non può essere lui a disporla, deve essere il ministero delle infrastrutture, compiuti i necessari passi e rispettata la legalità procedimentale.

Anticipare a livello politico le scelte amministrative serve solo a precostituire un sintomo di eccesso di potere, ovvero a commettere un delitto perfetto: fingere di revocare, revocare con un provvedimento illegittimo in modo da consentire a Palazzo Spada di annullare la revoca, con buona pace di tutti: della politica che può affermare di avere fatto tutto quello che poteva, persino un provvedimento illegittimo, e delle Autostrade di Atlantia che possono riprendere i loro affari.

Avremmo voluto un mondo diverso, ma avremmo voluto anche un vice premier che non si fa ritrarre dal fotografo di corte dei Benetton (Oliviero Toscani) mentre attacca il loro impero economico, senza accorgersi dell’ironia di quel ritratto.

Meglio Palaia: la grande batosta elettorale di Renzi

0 Comments/ in profstanco / by Gian Luca Conti
26/06/2018

1 – Chi incontra Renzi per strada e sul Ponte Vecchio, gli dice Meglio Palaia.

Meglio Palaia si dice quando non si può fare peggio: Palaia fu distrutta dalle truppe di Carlo V in una maniera così crudele che quando qualcuno si lamentava per le angherie subite, gli si faceva osservare che a Palaia non sarebbe stato meglio.

La grande batosta elettorale del Partito democratico è evidente.

Come a Palaia, peggio non si poteva fare: ha perso tre roccaforti molto significative sul piano identitario: Pisa, Massa e Siena.

La città in cui è nato il sessantotto italiano, la città del Monte dei Paschi e la città delle lotte anarchiche e libertarie.

Il partito democratico non riesce più a parlare al suo popolo ma non ci si può dimenticare che solo quattro anni fa, aveva trovato un leader che aveva conquistato più del quaranta per cento dei suffragi e che sapeva parlare non solo al suo popolo, sapeva parlare anche al centro e trovare i voti della maggioranza degli elettori.

Lo faceva con una narrazione forte e convincente: Rottamiamoli tutti.

E’ evidente anche la batosta elettorale del M5S, anche se ha vinto quasi tutti i ballottaggi cui ha partecipato ma non è quasi mai arrivato al ballottaggio e talvolta non è neppure riuscito a selezionare i candidati per partecipare alle elezioni.

Salvini ha vinto, ma potrebbe essere meno immortale delle sue felpe e scomparire presto, come è successo a Renzi. Read more →

La folla degli esami di riparazione

0 Comments/ in profstanco / by Gian Luca Conti
04/09/2017

All’inizio dell’anno scolastico ci sono gli esami di riparazione.

L’inizio dell’anno scolastico è la folla degli studenti che aspetta di entrare a scuola per l’esame di riparazione.

A scuola, si può essere rimandati a settembre.

C’è una seconda possibilità.

C’è la possibilità di scambiare l’estate per quello che non si è fatto durante l’inverno.

Non sono mai stato rimandato a settembre, a scuola.

Spesso, invece, nella vita.

Dove però gli esami di riparazione non sempre riescono bene.

Ci vuole il coraggio dell’ostinazione e l’umiltà della tenacia per superare un esame di riparazione.

Lo penso mentre guardo la folla degli esami di riparazione e pedalo verso una giornata che anche per me assomiglia a un esame di settembre, senza sapere se, questa volta, sarò in grado di superarlo o se sarò bocciato.

Renzi a Cavriglia è Arezzo news

0 Comments/ in profstanco / by Gian Luca Conti
26/04/2017

La rassegna stampa locale dà atto dell’intervento di Renzi a Cavriglia.

Un intervento di interesse costituzionale perché riafferma la necessità di modificare la Costituzione malgrado l’esito del referendum del 4 dicembre.

Lo cerco febbrilmente nel fascio di giornali nazionali del mattino.

Non lo trovo.

La vera notizia di oggi è che Renzi fa parlare solo Arezzo News e poco più.

Che la riforma della Costituzione, le primarie del principale partito del Paese, la ricerca di una formula politica in grado di governare le tensioni religiose alla base del terrorismo sono la cronaca di Arezzo della Nazione.

Non è un buco dei principali giornali.

E’ la fotografia dello stato del paese.

L’occhio della piramide sono i fratelli Occhionero?

0 Comments/ in profstanco / by Gian Luca Conti
11/01/2017

Per ora l’occhio della piramide ha visto solo dei politici che farebbero meglio a scrivere con la matita

Eyepiramid – lo sguardo dei fratelli Occhionero – è un programma che ha infettato i computer di molti, moltissimi politici di primo piano.

Un malware che trasmetteva ai fratelli Occhionero i dati contenuti nei computer di Renzi, Monti, Draghi, etc.

Il malware era contenuto nell’allegato di una mail che gli utenti dei computer hanno aperto, lasciandosi infettare e iniziando a condividere con i fratelli Occhionero il loro contenuto.

Tutto dannatamente singolare.

I fratelli Occhionero sono legati alla massoneria e la massoneria non è la miglior parte della storia italiana.

Vedremo che cosa scoprirà la magistratura, a questo proposito.

Per ora, gli interrogativi ai quali rispondere sono:

  • se due spregiudicati fratelli riescono ad entrare in un computer che dovrebbe essere protetto semplicemente inviando una mail, sono due geni del male informatico o chi usa il computer protetto è un idiota informatico?
  • se la massoneria si interessa ai nostri politici, è perché i nostri politici non sono più massoni?

Il primo interrogativo è costato la presidenza degli Stati Uniti alla Clinton e di solito chi riceve una mail dalla signora Alcinia Lombardi che lo invita a conoscere delle casalinghe vogliose la cancella senza neppure leggerla.

Soprattutto se il suo computer conosce dei segreti che potrebbero far tremare la terra più di un terremoto ad Amatrice.

Il secondo interrogativo sarà sicuramente oggetto di una inchiesta parlamentare.

Il miglior modo per insabbiare la verità escogitato dalla nostra storia statutaria e subito ripreso dalla Repubblica.

Da ultimo, Piramidi, o qualcosa del genere, è un film vietato ai minori piuttosto noto nel periodo in cui l’ing. Occhionero poteva essere interessato a questo genere di forme artistiche. Meglio un film con le signorine per descrivere questa vicenda che non l’idea dell’occhio della piramide aperto sui segreti del mondo di mezzo.

Ma il meglio, in queste cose, finisce per diventare sempre il peggio e l’occhio della Piramide, per ora, ha rivelato solo dei politici che si facevano leggere la posta elettronica dopo avere aperto il messaggio di Alcinia Lombardi.

Come hanno votato quelli di San Basilio?

0 Comments/ in profstanco / by Gian Luca Conti
07/12/2016
NO, hanno votato NO

San Basilio è la borgata di Roma in cui i cittadini hanno impedito a una famiglia di occupare l’immobile loro assegnato e che era occupato abusivamente.

Al grido: Fuori i neri da San Basilio.

Gli occupanti legali erano di colore mentre l’occupante abusivo era di nazionalità italiana.

Come hanno votato questi nostri illustri concittadini?

Il NO ha stravinto:

PERCENTUALE VOTANTI
SI 35.07% 41.759
NO 64.93% 77.303
VOTI VALIDI 99.26% 119.062
SCHEDE BIANCHE 0.14% 169
SCHEDE NULLE 0.59% 713
VOTI CONTESTATI 0.00% 3
VOTANTI 67.85% 119.947

Poteva essere diverso?

Cosa significa che il NO abbia stravinto nel luogo in cui l’identità nazionale viene difesa attraverso la tutela di un cittadino italiano che occupa abusivamente un immobile?

Il mistero del decreto legge e le mamme contro l’inceneritore

0 Comments/ in profstanco / by Gian Luca Conti
02/12/2016

Le mamme contro l’inceneritore sono per il NO perché nel 1948 gli inceneritori non esistevano e sanno tutto di decreti legge e procedure data certa

unvisifafare_san_niccolo_logo_mni

Il mistero del decreto legge nella riforma della Costituzione non è un argomento semplice perché non è semplice la situazione su cui la riforma è intervenuta.

Da molti anni, il Governo abusa della decretazione di urgenza, perché utilizza questo strumento per costringere il Parlamento a decidere sui progetti di legge che ritiene essenziali per l’attuazione del programma di governo. Read more →

Le bugie hanno le gambe corte anche quando portano il cappello

0 Comments/ in profstanco / by Gian Luca Conti
23/11/2016

compagnolenin

Dibattito referendario, le ragioni del Si e del No senza lamenti né proclami.
La presentazione della riforma procede lungo binari senza fretta, il relatore del Si spiega i motivi della riforma ed il più che ragionevole relatore del No contrappone i valori della stabilità costituzionale.
Il tutto senza scossoni né colpi di scena.
Finché non appare uno strano vecchio, infagottato in un maglione a collo alto, color vinaccia e con un buffo cappello da capitano di marina che assomiglia vagamente a quello indossato da Lenin.
L’ometto si lancia nel suo intervento: la riforma non si dovrebbe votare perché il senato non sarebbe più un senato ma uno iuvenato (sic), la riforma introdurrebbe dei vincoli a favore della legislazione europea del tutto ignoti al testo costituzionale in vigore, etc.
La prima obiezione è una sciocchezza. Dell’organo importano le funzioni, non certo l’età dei suoi membri e sarebbe bello se questo non fosse un paese per vecchi.
La seconda deve avere un suo perverso fascino perché è la quarta volta che ci inciampo.
È una profonda idiozia perché il vincolo del rispetto della legislazione dell’Unione europea da parte della legislazione regionale è stato introdotto dalla riforma costituzionale del 2001 e il nuovo testo non cambia nulla sul punto.
Però è preoccupante sentirla ripetere. Dà la sensazione di una sorta di catechismo del No che viene diffuso da qualche spregiudicato scribacchino e ripetuto più o meno a pappagallo da un buon numero di persone che prima di oggi non avevano mai incontrato la Costituzione.
Quelli con il cappellino non sono i più simpatici, ovviamente.

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