Cassandra o del sopravvivere alle proprie profezie
Da quella notte in cui due serpenti le hanno leccato gli occhi
Lei sa
Sa di dover vedere morire i suoi genitori
Sa che un fratello, il più bello dei suoi fratelli, sarà la sua e la loro rovina
Sa che lo dirà
Lo urlerà, perché lei lo vede
Ma sa anche che nessuno lo ascolterà
Che nessuno darà retta alle sue parole se non la fame di un mostro
Perché è questa la verità, avida fame di mostri
Da quella notte, lei sa che sarà stuprata
Che Aiace Talamonio, distruttore di dei, uccisore di innocenti, assassino affamato la stuprerà
Lo sa
E, vergine, aspetta quel momento
Senza altra vendetta che la consapevolezza della fine
Senza altra certezza che vivere può essere dolce anche se si sa che si è destinati alla più terribile delle sorti
Senza altra certezza che anche una maledizione può essere vissuta con dignità di vergine
E attende quella notte perché dopo tutti i giorni saranno inutili
inutile vivere dopo il compimento del proprio destino
inutile sopravvivere alle proprie profezie.