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Gli spettri di Itaca

0 Comments/ in profstanco / by Gian Luca Conti
23/06/2020

Le unghie si spezzano se le mani costruiscono qualcosa che non esiste, qualcosa che Penelope disfa mentre tu, il più inutile dei suoi corteggiatori, continui a cercare i suoi sogni e la sua pace.

Non puoi trovare la pace di una donna che ti guarda sognando un uomo in viaggio.

Non sei tu la sua pace, non sei tu i suoi sogni. Tu sei ciò che è casa quando la casa è vuota.

Lo sai, lo sai benissimo e sai anche che il tuo viaggio dovrebbe riprendere, non può essere fatto di parole che offendono l’intelligenza, di risposte che non hanno letto la sostanza del tuo cuore, che lo calpestano senza comprendere, senza che tu meriti di essere compreso.

Non ci sono lacrime negli occhi di Penelope quando Ulisse imbraccia il suo arco. C’è una sorda gioia che segue il percorso delle frecce che ti trafiggono. Tu la vedi quella sorda gioia. Ti trafigge prime delle frecce.

E resti in quella reggia perché il tuo cuore è diventato lo spettro di tutto quello che aveva sognato e indossa le sue catene sperando di non svegliare Penelope mentre dorme accanto al suo Ulisse, senza che tu sia mai stato veramente un suo pensiero.

La tela di Penelope

0 Comments/ in profstanco / by Gian Luca Conti
11/01/2020

Penelope è una reggia vuota del suo re

Sono quelle stanze occupate da mille persone

Penelope sa benissimo come si riconosce un re

Un re pone il suo onore nel meritare fiducia. Ha il coraggio di esserci quando si ha bisogno di lui

Un re marinaio sa condurre la sua nave verso il porto, sa che navigare è riportare tutti i marinai che hanno messo la loro vita nelle sue mani alle loro case e lui per ultimo

Ulisse sapeva navigare, aveva il coraggio delle colonne d’Ercole, il coraggio di andare oltre il confine del mare e, soprattutto, di tenere la rotta quando il mare ribolle di sirene che chiedono solo di dimenticare una direzione, abbandonare la bussola, lasciarsi trasportare dalle onde, scomparire

Ulisse sapeva come si tradisce, sapeva usare l’astuzia dell’attesa, trasformare l’intelligenza in un tranello e in un inganno, perché un re vince le guerre, conquista il bottino di sangue che è la schiavitù di chi si è lasciato ingannare, di chi ha voluto l’inganno pur di finire una guerra, la morte per non aspettare la vita che si consuma dentro un assedio

Penelope aspetta il suo re nelle stanze del castello, finisce i suoi occhi al telaio, tesse come se non ci fosse nessun assedio, come se la nave di Ulisse non si incrociasse nel deserto mediterraneo con i lutti di Enea, non naufragasse nella ricerca di acqua, non soccombesse alla sordità dei banchetti di Didone

Si prostituisce all’assenza perché chi occupa la reggia non è un re ma sa offrire lo spazio di una gioia nel vuoto incavo della sua vagina secca di sale e lontane tempeste. Ama quei pretendenti. Di ognuno ama qualcosa. Di tutti ama il destino: morire di freccia, per mano di Re, morire perché la gioia di una regina deve soccombere al ritorno del suo signore

Nemmeno Omero, però, ha scritto cosa hanno fatto Ulisse e Penelope dopo quella strage danzante, dopo quelle frecce che hanno trafitto il cuore di coloro che avevano amato Penelope, di coloro che Penelope non aveva mai amato e ai quali aveva prostituito il suo bisogno di essere sazia e sola, di essere regina e vedova di un niente che sbiadiva il ricordo della sua anima

Non lo ha scritto perché non c’era più niente da raccontare. Perché Ulisse non ha solo trafitto il cuore di chi era colpevole di non essere amato. Perché alla fine Ulisse non poteva restare a Itaca, Itaca non poteva contenere i mari che lui portava dentro

Ulisse non è tornato a Itaca per restarci, è tornato perché aveva bisogno di Penelope per completare il suo viaggio. Per partire verso un dove che non conosce né ritorni né approdi.

 

L’inverno degli uomini e l’ultima rosa dell’anno

0 Comments/ in profstanco / by Gian Luca Conti
01/01/2020

L’inverno degli uomini assomiglia a quello delle piante

Ci si spoglia progressivamente di ogni emozione e sentimento

Fino a restare nudi

Il quieto sole della notte e la gioia immobile delle stelle intraviste da un letto che non è più nemmeno ricordi o rimpianti

L’egoismo del sangue che continua a scorrere anche se non bastano le coperte per scaldare un cuore vuoto

Eppure solitarie rose spuntano nel roseto ormai spoglio

Solitarie e coraggiose perché le rose nascono per fiorire

Le rose

Non gli uomini

Non questo uomo che ho paura di ritrovare nella parte più profonda dei miei occhi.

Parole che sfuggono

0 Comments/ in profstanco / by Gian Luca Conti
15/12/2019

Parole che sfuggono dalla bocca

Briciole di pensieri e ricordi sdentati

Tempo perso cercarle ancora

Tempo perso raccogliere le tessere di un mosaico consunto

delle memorie che si diramano in ferite di fuoco liquido

Non c’era speranza quando c’era un futuro

Non c’è speranza quando l’unico futuro è l’attesa di dimenticare il passato.

Il futuro del passato

0 Comments/ in profstanco / by Gian Luca Conti
12/12/2019

Il futuro cambia.

Ogni minuto.

Lo sanno gli artistici aruspici e gli stanchi amanti.

Le scatole di tabacco e le lampadine colorate che osservano i sogni dei bambini.

La nostalgia del passato non è onesta. L’adolescenza è un’affresco spremuto da dolori inestimabili e brufoli nel suo infinito presente e un ricordo struggente quando è il passato di un uomo di mezz’età.

Non si rimpiange quell’insieme di amori sfuggenti e poesie lette con l’apparecchio in bocca.

Si rimpiange quello che allora era il futuro. Un’ombra dolce che rendeva conforto alla luce accecante e spaventosa del presente.

Il passato, il vero passato, non è quello che è accaduto. Quello resta. Non abbandona il presente. Lo continua a graffiare fino a che non è nebbia e, forse, dimenticanza.

È il futuro che non è stato e che non sarà mai. Quello è nostalgia senza ombra. Luce senza colore. Odio di sé.

La città in cui viviamo (3156)

0 Comments/ in profstanco / by Gian Luca Conti
26/10/2019

Il treno soppresso

La città in cui viviamo è anche una ragazza di ventuno anni che si suicida sotto un treno.

Il traffico che si blocca a causa degli accertamenti della polizia giudiziaria. E neppure un trafiletto sul giornale del giorno dopo, che era il 15 ottobre 2019.

Nemmeno una riga che ricordi quell’istante di dolore estremo che solo alla fine dell’adolescenza si può provare.

Perché era il giorno della cittadinanza onoraria a Richard Gere. Del sindaco che gli regala una maglia della fiorentina. Di un libro grande e bianco firmato con la calligrafia nitida di un giorno felice.

E il ricordo di quell’angoscia è solo nelle parole del capotreno ai pendolari del 3156 soppresso.

Richard Gere avrebbe detto commuters.

Pozioni di amore

0 Comments/ in profstanco / by Gian Luca Conti
23/10/2019

http://simonabaldanzi.it/figlia-di-una-vestaglia-blu/

Le pozioni di amore sono intrugli di mandragola e ramerino,

mela e cannella, aglio e sangue, mescolati con birra chiara e malto,

le streghe sanno farle, gli uomini non sanno rifiutarsi.

Portano ovunque, fanno dimenticare tutto,

trascinano in un mondo in cui sembra che tutto sia ancora giovane,

in cui i sogni sono adolescenti e il cuore ricomincia ad ascoltare i suoi battiti.

Non perdono i loro effetti le pozioni di amore.

Sono persistenti, allegano l’anima al sogno, dissetano il cuore con la geometria della speranza.

Solo chi le ha confezionate, conosce il rimedio e ha bisogno del buio, di uno sguardo cattivo, di parole senza dolcezza, di nervosa cattiveria,

Fino a che non è vomito, un feroce e amaro schizzo di vomito, nel quale si riconosce tutto ciò che quell’amore è stato, pezzi di anima e di cuore come cibo maldigerito dal vino di una nottata di bagordi.

Quel vomito è l’antidoto perché dall’amore si guarisce solo sputando i succhi gastrici dei propri sentimenti che non sono riusciti a digerire la potenza del sogno.

Compleanni putrefatti

0 Comments/ in profstanco / by Gian Luca Conti
13/10/2019
Compleanni putrefatti

Niente è più lussurioso e devoto di una natura morta.

Il dialogo putrefatto è un monologo
Assenza decomposta in memoria
Ricordi marciti per il dolore di dimenticare
Rimpianti abbandonati come ombrelli
La morte, un giorno di calendario
Un anniversario decomposto
Incapace di arrestare l’erosione della dimenticanza
Fino a quando cade l’ultimo eco di memoria.

Ogni uomo è un cimitero destinato a svanire nel multiverso della memoria.

Il dolore dei titani

0 Comments/ in profstanco / by Gian Luca Conti
12/07/2019

La fine, certe volte, è un porto sicuro

Altre il nero del mare, quando non è speranza di fondo

La sostanza del mito non è il vigoroso canto di Omero o l’elegiare assorto di Ovidio

E’ il fitto dolore dei titani, la loro orrenda essenza, prima che l’inutile speranza li travestisse nei docili dei dell’Olimpo.

Crisalidi e miti

0 Comments/ in profstanco / by Gian Luca Conti
10/07/2019

I miti sono sguardi capaci di trasformare le cose in storie e le storie in crisalidi

Ogni mito è una crisalide che nasce da uno sguardo che ha visto cose diverse

Ha trasformato una storia in una miniera di farfalle

Una miniera donata alla umanità che sa ascoltare

Lo sguardo del mito, però, diventa cieco

Si consuma

Smette di vedere quello che vedeva, di raccontare una idea dentro una storia capace di contenere altre idee

Come scrivere Ti amo su una panchina, dura quanto la vernice può durare al tempo e quando lo sguardo finisce, non c’è molto da aggiungere al mestiere di vivere.

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